Estate, tempo d’insalata di riso, con quei bei chicchi croccanti conditi con verdurine, tonno, uova, olio d’oliva, basilico fresco.
Sì, ma fino a oggi, che riso abbiamo consumato? Il riso, uno dei cibi più amati e ricco di nutrienti, ha, infatti, un nemico, l’arsenico inorganico, presente nell’acqua e nel terreno e che la pianta assorbe, indipendentemente che la coltura sia convenzionale o biologica. Presente in maggiore quantità nel riso integrale che in quello bianco, dove il chicco viene privato dello strato esterno, dove l’arsenico inorganico tende ad accumularsi, questo provoca tumori del polmone, della pelle, della vescica, del fegato, causando, qualora intacchi la placenta, danni fetali.
Nel 2012, riso italiano, finito con altri campioni di varia provenienza sotto la lente d’ingrandimento della Food & Drug Administration americana, fu trovato con un tasso di arsenico inorganico pari a 4,2 mg, tanto da suggerire all’Aduc, l’associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori, a chiedere a Renato Balduzzi, allora ministro della Salute del governo Monti, di voler “informare i cittadini sulla situazione italiana”. Un appello caduto nel vuoto: “Tre anni fa” così, infatti, una nota del 18 giugno scorso di Primo Mastrantoni, presidente Aduc “avevamo chiesto all’allora ministro alla Salute, Renato Balduzzi, di informare i cittadini sulla situazione italiana. Stiamo aspettando la risposta che ora sollecitiamo all’attuale ministra della Salute Beatrice Lorenzin”. ll Ministero della Salute s’è manifestato il 20 luglio per annunciare che la Commissione Europea, con il regolamento (UE) 2015/1006 del 25 giugno, ha deciso di introdurre nuovi limiti massimi di arsenico inorganico nel riso e nei prodotti di riso – tenori che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2016 – e che il ministero, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, ha provveduto ad attivare le “Autorità territoriali competenti per i controlli ufficiali degli alimenti” perché possa “essere efficacemente verificato” a partire dal 2016 “il rispetto dei nuovi tenori massimi sul territorio ed all’importazione”. Dal 2016, in base alle disposizioni comunitarie, la quantità di arsenico inorganico ammessa nel riso lavorato non parboiled (riso brillato o bianco) dovrà essere di 0,20 mg, quindi di 0,25 mg nel riso parboiled e in quello semigreggio, di 0,30 mg nelle cialde di riso, cialdine di riso, cracker di riso e dolci di riso, di 0,10 mg nel riso destinato alla produzione di alimenti per i lattanti e i bambini.
Cosa ha spinto la Commissione Europea a rivedere i limiti massimi di arsenico inorganico? È accaduto che il 12 ottobre 2009 il gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha “adottato un parere sulla presenza di arsenico negli alimenti”, concludendo che la “dose settimanale tollerabile provvisoria”, pari a 15 mg/kg di peso corporeo, ch’era stata stabilita dal comitato misto della Fao e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di esperti sugli additivi alimentari, non era più “appropriata” poiché i dati avevano dimostrato che l’arsenico inorganico “provoca il cancro del polmone e della vescica, oltre che della pelle”. Sempre secondo tale parere in Europa i più esposti all’arsenico inorganico attraverso l’alimentazione sono alcuni gruppi etnici – grandi consumatori di riso – e i bambini di età inferiore a tre anni. Poiché le cialde di riso, le cialdine di riso, i cracker di riso e i dolci di riso possono “contenere tenori elevati di arsenico inorganico” contribuendo “significativamente all’esposizione dei lattanti e dei bambini”, s’è avvertita la necessità di “prevedere” per tali prodotti un “tenore massimo specifico”.
L’argomento è di grande attualità tanto che il 4 e il 5 giugno 2015, a Roma, l’Istituto Superiore della Sanità ha organizzato, in collaborazione con l’Associazione Italiana di Epidemiologia, il primo convegno nazionale dedicato all’impatto dell’arsenico sulle catene alimentari e la salute umana.
Che riso mangiamo, oggi?
Intanto, c’è chi, come il titolare di un birrificio artigianale del vercellese, che con riso spezzato per cani e rottura di riso per mangimi produceva birra contraffatta, pubblicizzandola come pregiata birra artigianale a base di riso. Nel blitz, a opera del Corpo Forestale dello Stato e dell’Agenzia delle Dogane, sono stati sequestrati 270 chilogrammi di riso destinato al consumo non umano, quindi alcune brochure con la descrizione delle “caratteristiche e l’unicità del prodotto” e dove si esaltava la “qualità della materia prima impiegata propria della tradizione risicola vercellese”. Il birraio è stato denunciato per frode commerciale e “inosservanza del divieto d’impiego, nella preparazione di alimenti o bevande, di sostanze alimentari private anche in parte dei propri elementi nutritivi o mescolate a sostanze di qualità inferiore o trattate in modo da variare la composizone naturale”.
Abbiamo parlato di:
Food & Drug Administration, Arsenic in Rice and Rice Products Documento
Food & Drug Administration, Arsenic in Rice: Summary Analytical Results from Rice/Rice Products Sampling – September 2012 Documento
Ministero della Salute Website Twitter YouTube
Regolamento (UE) 2015/2016 della Commissione Europea sui tenori massimi di arsenico inorganico nei prodotti alimentari Documento
Bundesinstitut für Risikobewertung, Questions and answers on arsenic levels in rice and rice products Documento
Istituto Superiore di Sanità Website
Associazione Italiana di Epidemiologia Website
Arsenico nelle catene alimentari Website Atti Convegno
Corpo Forestale dello Stato Website Twitter Facebook Google+ Instagram YouTube
Agenzia delle Dogane Website