Le grandi navi continuano ad entrare a Venezia, ma per l’Unesco il tempo è scaduto. La data, segnata in rosso sul suo calendario, è quella del 1° febbraio 2017: entro quel giorno se non sarà attuato un “intervento deciso” per salvaguardare il patrimonio artistico e paesaggistico, preservare l’ecosistema lagunare e risolvere definitivamente il problema delle grandi navi, Venezia e la sua laguna verranno cancellate dalla lista dei patrimoni dell’umanità a rischio. Commissari Unesco avevano visitato Venezia nell’ottobre 2015: il rapporto, frutto della missione, è un rinnovato invito ad agire sulle emergenze, mentre una sua sintesi è stata pubblicata nel documento Unesco della World Heritage Committee riunitasi fra il 10 e il 20 luglio 2016 a Istanbul, in Turchia.
Nel frattempo, in Italia, Venezia e la sua laguna sono state oggetto, il 23 settembre, di un’interrogazione parlamentare – primo firmatario Giulio Marcon, deputato Sel – preceduta da un atto di interpellanza urgente sulla “soluzione della questione del passaggio delle grandi navi”. Un’interrogazione destinata al ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, a quello dei Beni e della Attività Culturali e del Turismo, quindi al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ma in aula, a rispondere, c’era Antonello Giacomelli, sottosegretario di Stato allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni. L’interrogazione ha richiamato il governo sulle urgenze del rapporto Unesco, in cui si sottolinea la “condizione di forte rischio, specialmente ambientale, cui risulta esposta la città di Venezia”, una situazione “gravissima sotto numerosi aspetti” come “quello del rischio ambientale derivante dai lavori di realizzazione del Mo.S.E., dal transito grandi navi e dall’annosa necessità di bonificare l’area di Porto Marghera”. Una città “immersa in uno degli ecosistemi più complessi e fragili in assoluto”, sempre più compromesso da “dinamiche di sfruttamento fortemente invasive e pericolose, come il transito quotidiano delle grandi navi passeggeri e commerciali”.
Quella di Venezia e della sua laguna è una storia di decreti mai decollati, ordinanze annullate, carte bollate, progetti bocciati. Dopo il naufragio della Costa Concordia, al Giglio, con Mario Monti a Palazzo Chigi, il decreto ministeriale Clini-Passera del 2 marzo 2012 stabilì il divieto di passaggio delle navi superiori a 40.000 tonnellate di stazza lorda, ma, come ricordato dall’interrogazione, “sospendendolo” in attesa di “soluzioni alternative” che avrebbero dovuto essere individuate dall’Autorità Marittima con “proprio provvedimento”, invitata a sua volta a “mitigare i rischi” con l’adozione di “misure specifiche” d’intesa con il Magistrato delle Acque di Venezia e l’Autorità Portuale. Nel 2013 il governo di Enrico Letta stabilì, dal 1° gennaio 2014, il divieto di passaggio dei traghetti via canale con la ”conseguente riduzione del 25 per cento dei transiti davanti a San Marco e del 50 per cento delle emissioni inquinanti”, quindi la riduzione del 20 per cento, rispetto al 2012, delle navi da crociera superiori a 40.000 tonnellate di stazza lorda “abilitate a transitare per il Canale della Giudecca” e, dal 1° novembre 2014, il divieto di transito delle navi da crociera superiori a 96.000 tonnellate di stazza lorda.
Un limite, quest’ultimo, previsto per il 2015, annullato dalla sentenza del TAR del Veneto del gennaio 2015, allorquando, cioè, il TAR bocciò l’ordinanza 153/2013 della Capitaneria di Porto di Venezia che regolava, in 708, il numero massimo di transiti nel Canale di San Marco e in quello della Giudecca di navi passeggeri di stazza lorda superiore a 40. 000 tonnellate; vietava negli ormeggi della Stazione Marittima lo “stazionamento temporaneo diurno” di più di 5 navi di stazza lorda superiore a 40.000 tonnellate; vietava, dal 5 aprile 2014, il transito nel Canale di San Marco e in quello della Giudecca di navi traghetti (ro-ro e ro-ro pax), quindi, dal 2015, quello di navi passeggeri di stazza lorda superiore a 96.000 tonnellate fra il Canale di San Marco e quello della Giudecca. Un’ordinanaza bocciata per non aver “previsto delle vie alternative di navigazione” e non aver preventivamente individuato, né valutato i “rischi ambientali che i divieti di transito, ivi contemplati, avrebbero dovuto contenere”.
Sospesa l’applicazione del decreto Clini-Passera, bocciata l’ordinanza della Capitaneria di Porto di Venezia, le grandi navi sono ancora “autorizzate” a entrare a Venezia, passando a “pochi metri dal palazzo Ducale e dalla Basilica di San Marco”. Dal 2012 nulla è cambiato, né sono state ancora individuate soluzioni alternative, con alcune, ricorda l’interrogazione, giudicate negativamente dalla commissione VIA del Ministero dell’Ambiente, come il canale Contora, il canale Vittorio Emanuele, un avamposto galleggiante alle bocche del Lido, una seconda soluzione alle bocche del Lido, il canale dei Petroli con lo stazionamento al Porto di Marghera. Gli interroganti hanno chiesto pertanto al Governo se pensa di vietare la navigazione alle unità di stazza lorda superiore alle 40.000 tonnellate nel Canale di San Marco e in quello della Giudecca; optare per un “numero chiuso circa l’accesso delle grandi navi da crociera” che “porti ad escludere definitivamente il transito delle grandi navi nel canale di San Marco e nel canale della Giudecca; ”valutare tutte le opzioni alternative presentate da istituzioni, organismi scientifici, società civile, comitati” che chiedono il rispetto dell’ecosistema lagunare e dei limiti delle emissioni in atmosfera e dell’inquinamento acustico, opponendosi contestualmente allo scavo di nuovi canali e all’approfondimento di quelli esistenti e a soluzioni che producano moti ondosi dannosi per le fondamenta della città. Certamente, ricorda l’interrogazione, il flusso turistico se da un lato produce un vantaggio economico, dall’altro ha un “impatto molto forte dal punto di vista ambientale” e che pertanto un punto di equilibrio va ricercato nella commisurazione del vantaggio economico alla salvaguardia del patrimonio ambientale e che “soluzioni alternative” sono pertanto necessarie per tutelare il primo.
Che dice il governo?
Il sottosegretario Giacomelli ha fatto sapere sono sul tavolo istruttorie tecniche sui “progetti di adeguamento della via acquea di accesso alla stazione marittima di Venezia, riqualificazione delle aree limitrofe e del nuovo terminal crociere di Bocca di Lido”, che saranno “tenuti in debita considerazione i problemi relativi all’impatto del transito delle grandi navi in laguna e degli scavi di nuovi canali per realizzare vie d’acqua d’accesso alternative a quelle del canale di San Marco e della Giudecca”, che saranno “opportunamente valutate tutte le opzioni alternative per il passaggio delle grandi navi in laguna” e che si “sta valutando di attivare i necessari contatti per organizzare un apposito incontro con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, per un esame congiunto e complessivo della problematica per dare attuazione al decreto Clini-Passera”.
Perché il governo accarezza soluzioni già giudicate negativamente, come, ad esempio, lo scavo dei canali?
La verità è che Roma non ha ancora trovato il bandolo della matassa.
Riuscirà a consegnare entro il 1° febbraio, come chiesto dall’Unesco, una “relazione dettagliata sullo stato di conservazione di Venezia e della sua laguna” con soluzioni definitive a salvaguardia dell’ecosistema, patrimonio architettonico, artistico e paesaggistico dell’antica città dei Dogi?
Per un approfondimento
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Venice and its Lagoon Documentazione Unesco
Venice Mission Report Documento
State of conservation of properties inscribed on the World Heritage List Documento
Iniziative volte alla soluzione della questione del passaggio delle “grandi navi a Venezia Resoconto stenografico dell’Assemblea seduta n. 678 del 23.09.2016
Iniziative volte alla soluzione della questione del passaggio delle “grandi navi a Venezia” Atto Camera Interpellanza Urgente 2-01472