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Sebastião Salgado e Illy, viaggio alla scoperta dei paesi del caffè

di Stefania Elena Carnemolla

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Dall’incontro fra Illy, la casa triestina del caffè, e il fotografo brasiliano Sebastião Salgado è nato un reportage attraverso Brasile, India, Etiopia, Guatemala, Colombia, Cina, El Salvador, Costa Rica, dove ci sono le piantagioni con i chicchi che Illy acquista per le sue miscele. Un viaggio iniziato nel 2002 partendo dal Brasile, con gli scatti via via esposti all’Auditorium di Roma, alla Chapelle de l’Humanité di Parigi, al Lingotto di Torino, alla Galleria Illy di Milano, al Berlin International Forum for Visual Dialogue, alla Galleria Illy di Pechino, alla Triennale di Milano. E a Milano immagini di Salgado saranno le protagoniste del Cluster del Caffè, il padiglione che Illy, in veste di Official Coffee Partner, curerà per Expo 2015.

Quello di Salgado, fotografo con un passato di economista a Londra per l’Organizzazione Internazionale del Caffè, è un omaggio alla cultura e ai coltivatori di caffè, conosciuti durante l’infanzia in Brasile, nonché alle tante storie, ai paesaggi, ai territori dove il caffè viene coltivato, raccolto, essiccato, selezionato. Un viaggio intrapreso con Illy, la cui filosofia è fatta di concetti come sviluppo sostenibile, rispetto delle culture locali, amore per la terra.

Prima tappa, nel 2002, il Brasile, dalla Zona da Mata e Patrocínio, nelle Minas Gerais, dove Salgado è nato nel 1944, alla Nova Zona Venda do Imigrante nello stato di Espírito Santo, con il racconto della raccolta del caffè verde, quindi, nel 2003, l’India, dove nello stato di Karnataka, nel sud del paese, ci sono le piantagioni di caffè Arabica, le stesse che conferiscono alla miscela Illy il caratteristico corpo pieno e il leggero tocco amaro. Le fotografie sono state realizzate fra le “piantagioni di caffè all’ombra di alte piante di frutta tropicale, noce moscata, pepe e cardamomo”, nonché nelle grandi aree al coperto dove i chicchi vengono conservati.

In Etiopia nel 2004, qui Salgado ha visitato la regione di Yirgacheffe, dove si produce uno fra i migliori caffè Arabica al mondo, raggiungendo nel 2006 il Guatemala, famoso per il caffé dalle forti note cioccolatate, realizzandovi un reportage fra Antigua e Atitlan, con il racconto della crescita, raccolta e lavorazione dei chicchi di Arabica.

Nel 2007 è in Colombia, secondo paese al mondo per produzione di caffè Arabica lavato e dove c’è una ricca comunità di piccoli produttori, più di seicentocinquantamila famiglie. Partito da San Augustín, nel sud del paese, risalendo per Pitalito visita il dipartimento di Santander, dove la leggenda vuole sia nata la caffeicoltura colombiana, quindi proseguendo in direzione di Santa Marta, nella Sierra Nevada, fotografa il locale mercato degli indigeni Gamake, nella cittadina di Pueblo Bello.

Nel 2012 è in Cina, nella provincia dello Yunnan, quella delle regioni di Baoshan e Simao (dove nasce il tè Pu’er), il cui caffè, che cresce in un “paesaggio rurale di rara bellezza”, ha corpo e gusto medio-forte, intense note di caramello e note fruttate.

Nel 2014 Salgado è a El Salvador, dove fotografa i “preziosi chicchi” e gli uomini che li coltivano “all’ombra di piante autoctone”, immortalandoli nella fincas delle zone di San Vicente, Ataco, Santa Ana e Santa Tecla, fra le montagne dell’Apaneca, con il caffè dall’aroma dolce e delicato e note di sentore agrumato “coltivato ai piedi dei vulcani e influenzato dai venti dell’Oceano Pacifico”.

Quindi il viaggio in Costa Rica nel 2014, da San Isidro de Alajuela nella Central Valley passando per Llano Bonito, West Valley, fino alla zona di Tarrazu, dove il caffè viene coltivato avendo a cura la sostenibilità ambientale attraverso un “uso oculato delle risorse idriche” per “preservare il territorio, conservandone l’importante biodiversità”. Il Costarica, dove nasce uno dei migliori caffè al mondo, “sintesi perfetta di acidità e dolcezza, corposità e amarezza” con forti “note di cioccolato e caramello, arricchite da delicate presenze di pan tostato, arancia, miele e vaniglia”.

05/02/2015