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Superfici. Peregrinazioni entomologiche: il viaggio fotografico di Stefano Zoia sul corpo dei Coleotteri

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“Un colore che ricorda il mare limpido contrapposto a una superficie trasversale”, con i “solchi trasversali della superficie del torace che sono una delle caratteristiche che permettono di distinguere le specie appartenenti al genere Scelodonta”. È la tormentata quiete della Scelodonta curculionoides (Eumolpinae) dell’Indonesia. 

E il rosso, oro, verde, blu, nero di united colors of Nature, dedicato alla Plateumaris sericea (Donaciinae) dell’Asia e dell’Europa. Sempre la stessa specie, “nessuna differenza specifica” solo “variazioni cromatiche”, anche se in alcuni casi un “cambiamento di colore o di disegno può identificare specie differenti. Non esiste una regola generale e l’entomologo deve saper valutare di volta in volta l’importanza delle differenze osservate”. E il cioccolatino-chocolate, sempre dell’Asia e dell’Europa, della Donacia bicolora (Donaciinae): “Dalla sutura delle elitre, parzialmente aperta, si intravvedono le ali membranose che permettono all’insetto di volare”.

Sud Africa, con il lento fluire del fiume – slow flowing of the river della Colasposoma sp. (Eumolpinae): “Gli entomologi definiscono ‘microscultura’ le microscopiche asperità della chitina. Spesso queste assumono una trama quasi regolare che può ridurre la lucentezza della superficie fino a restituire ai nostri occhi un aspetto opaco, zigrinato o setoso. La superficie è interrotta da fossette sub-circolari, dette ‘punti’, che possono contenere peli o setole”. E con i maschi e femmine – males and females dell’Endroedymolpus taurinus (Eumolpinae): “Guardando un insetto, a prima vista non è sempre facile per un entomologo affermare se si tratti di un maschio o di una femmina. In questo caso però la distinzione è evidente: le protuberanze aguzze sul protorace sono caratteristiche del maschio mentre la femmina presenta due bassi tubercoli”. 

E la Uhehlia pardalis(Eumolpinae) dello Zambia: “Il nome di questa specie è un chiaro riferimento alla sua colorazione, simile al mantello della pantera (Panthera pardus). Le macchie sono date dalla presenza di tozzi peli dei due colori giallo e nero”. 

L’India della Sagrada Familia, della Platypria echidna (Hispinae): “Molti Hispinae sono caratterizzati dalla presenza di espansioni spiniformi sul torace e sulle elitre. Queste formazioni costituiscono talora una barriera di difesa. La loro disposizione, numero e forma sono caratteristiche che ci permettono di distinguere le differenti specie. Nella fotografia sono riprese le espansioni laterali di un’elitra di Platypria echidna.

E il vento sulla prateria- wind on the grassland dell’Eupholus sp. (famiglia Curculionidae) della Papua New Guinea e tutti gli altri.

Lui è Stefano Zoia, che fino al 27 settembre sarà in esposizione al Museo Civico di Storia Naturale G. Doria di Genova con Superfici. Peregrinazioni entomologiche, viaggio visivo per l’esplorazione, attraverso la fotografia, della superficie del corpo dei Coleotteri. “L’idea di esporre queste fotografie” racconta “è nata circa un anno fa e le immagini che vengono proposte sono state realizzate in questo periodo. La messa a punto del sistema fotografico e le prime realizzazioni di microfotografie a forte ingrandimento risalgono però a diversi anni fa, avendo inizialmente lo scopo di produrre immagini a corredo di pubblicazioni entomologiche, mie e di altri colleghi attivi nello stesso ambito di ricerca”.

Stefano Zoia, che ha all’attivo diverse pubblicazioni e due recenti mostre fotografiche personali, è nato a Genova nel 1955, dove ha iniziato a interessarsi di entomologia nei primi anni Settanta, “affiliandosi” al Gruppo Entomologico Ligure, poi estintosi, e alla Società Entomologica Italiana, quindi specializzandosi nello studio della fauna del suolo e delle grotte, nonché dei Coleotteri Chrysomelidae, soprattutto Eumolpinae, con particolare riguardo alla fauna africana e asiatica: “Come per molti entomologi della mia generazione, l’interesse per questo ambito delle Scienze Naturali è nato precocemente, quasi in sordina, in un periodo, siamo agli inizi degli anni Settanta, in cui era molto più facile di adesso osservare gli insetti. Nascono allora le prime osservazioni – fatte anche sul terrazzo di casa, nei vasi di fiori, nei giardini pubblici – di Coleotteri che erano allora presenti in città e che sono ora visibili soltanto come ‘cadaverini’ nelle collezioni dei musei, e nasce quasi contemporaneamente il mio interesse per la fotografia. Era facile quindi provare curiosità per questi animali e iniziare uno studio che – questo sì, allora come ora – può essere portato avanti, con risultati di rilievo, dal professionista museologo o universitario come dall’amateur. Gli inizi sono quindi nei dintorni di casa, sulle montagne liguri, e poi su quelle piemontesi, venete, toscane, eccetera, e ancora i viaggi all’estero e in altri continenti”.

L’oggi è così diverso? Sì, “le cose sono oggi molto cambiate, perché la Natura è diventata una cosa lontana, quasi asettica e idealizzata nella mente dei protezionisti, ma continuamente devastata dalla grande maggioranza dell’umanità per interessi, noncuranza o incoscienza. Gli stessi interventi di protezione sembrano spesso un tampone temporaneo su un paziente ormai defunto, o un improbabile tentativo di ricostruzione”.

E quanti rimpianti per ben altre generazioni di entomologi, quelli che hanno avuto la fortuna di vivere in un’Italia diversa, ormai solo un ricordo: “Allo stato attuale, ho l’impressione che molti giovani entomologi, pur bravissimi e preparatissimi, siano limitati dal fatto di essere giunti a questi studi soltanto dopo essere entrati all’università, saltando le esperienze che hanno guidato le generazioni precedenti e che sono alla base di un vero amore per l’ambiente. A loro parziale discolpa c’è la realtà della perdita, purtroppo definitiva per ampie parti del nostro territorio nazionale, della ricchezza faunistica e paesaggistica che caratterizzava l’Italia di cinquant’anni fa, e che era dovuta anche a una gestione capillare del territorio da parte di una popolazione meno densa e principalmente dedita a un’agricoltura tradizionale e alla pastorizia, a una rete stradale limitata, a un minore inquinamento luminoso, acustico, elettromagnetico. Con ciò non intendo sminuire l’utilità del progresso sociale ed economico, ma qualche rimpianto è doveroso”.

 

Abbiamo parlato di:

Stefano Zoia Website

Museo Civico di Storia Naturale G. Doria Website

Superfici. Peregrinazioni entomologiche Documentazione

Società Entomologica Italiana Website

Chrysomelidae Website