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Tigri indiane: dietro le riserve il business del turismo e del commercio nero

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Una pelle di tigre in salotto, che fa tanto vanto, in realtà è un crimine contro la natura. Le tigri fanno, infatti, la gioia dei trafficanti di pelli e ossa del pregiato felino ormai catturato proprio in quelle riserve che dovrebbero proteggerlo e che, invece, sono granai del mercato nero e cassaforte del turismo della tigre, considerato ormai un’attività redditizia. Molte delle agenzie che organizzano il safari tigrato, e che si fanno la guerra a suon di slogan, sono occidentali. Pack up! Enjoy Exclusive Tiger Safari, così, un’agenzia, con un’altra che invita a godere dei Tiger tours entrando nelle riserve con videocamere e macchine fotografiche a bordo di jeep e gagliardi fuoristrada. Se i tigre-turisti sono ben visti da governi e autorità locali, le riserve sono terra di conquista, in particolare, dei bracconieri. Nei villaggi non è, infatti, raro trovare stuoie con pelli e ossa di tigre in vendita. Molte delle ossa delle tigri uccise, ad esempio, in India, arrivano in Cina per farne vino di ossa di tigre, un tonico della medicina cinese che promette forza e vigore tipici del felino. 

Le tigri, tutelate dalla Convenzione di Washington, sono solo alcune delle vittime dei preparati della medicina alternativa: orsi, rinoceronti, squali, orchidee rare, aloe, ginseng, aucklandia dell’Himalaya, legno della vita, legno di Agar e pyngeum, ci sono anche loro nel mirino. Nel 2010, durante l’operazione Traditional Medicine, fra dogane ed esercizi commerciali, in Italia furono, ad esempio, sequestrate oltre trentamila confezioni di integratori alimentari, cosmetici e prodotti utilizzati nelle medicine alternative orientali – cinese, ayurvedica tibetana e indiana – e nella fitoterapia tradizionale europea. I prodotti, provenienti da India, Cina, Vietnam, Taiwan e Hong Kong, erano entrati in Italia, mescolati a erbe ed integratori alimentari generici e privi dei certificati Cites, attraverso i porti di Mestre, Trieste, Napoli e gli aeroporti milanesi.

La tigre garantisce affari graffianti, né è un caso che le lobby della conservazione, come quelle indiane, mal sopportino, nelle riserve delle tigri, la presenza delle tribù originarie. Una piaga denunciata tempo fa da Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni. Il 9 dicembre Survival International ha ufficialmente comunicato che, contrariamente a quanto fatto credere dalle autorità indiane, le tigri vivono bene se con loro ci sono le tribù con cui dividono da secoli la foresta, ciò che discredita le politiche di sfratto delle tribù che “abitano terre convertite in riserve” per la tutela del felino. Survival International cita il caso della riserva della tigre BRT del Karnataka dove, fra il 2010 e il 2014, gli esemplari di tigre sono passati da trentacinque a sessantotto.

“Questi dati dimostrano che la politica governativa di sfrattare i popoli indigeni dalle riserve delle tigri è non solo immorale, ma anche controproducente” ha commentato Stephen Corry, direttore generale di Survival International. “Quando le comunità indigene possono restare, le tigri tendono a stare meglio – dopotutto hanno convissuto con questo felino per generazioni. Ma, a differenza di questi popoli, le migliaia di turisti che transitano ogni giorno all’interno delle riserve portano una notevole quantità di denaro all’industria della conservazione. E, naturalmente, grazie ai turisti le tigri si abituano anche alla presenza umana – cosa molto utile ai bracconieri. Il modo migliore per salvare la tigre è lasciare in pace le tribù che hanno sempre protetto le loro foreste”.

Molti popoli tribali indiani vengono allontanati dalle loro terre subendo minacce e abusi, con le guardie forestali che multano e picchiano gli abitanti. “Le guardie forestali mi hanno picchiato finché non sono caduto giù dall’albero” ha raccontato a Survival International Bardan Singh, un anziano Baiga che ha subito abusi da parte dei guardaparco della riserva delle tigri di Kanha, da dove centinaia di Baiga sono stati sfrattati nel 2014, destino condiviso con i Gond, e dove ogni anno arrivano migliaia di turisti, con i Baiga che vedono centinaia di loro veicoli “aggirarsi nelle loro terre alla ricerca delle tigri, e sempre nuovi alberghi spuntare nelle stesse aree da cui sono stati sfrattati”.

Nonostante l’India Forest Rights Act del 2006 che riconosce ai popoli tribali il diritto di vivere nelle loro foreste, proteggendo e amministrando la loro terra, anche se diventano riserve, molte tribù vivono nel terrore di esserne allontanate, spesso con minacce. Molti funzionari forestali” denuncia Survival International “credono ancora che la conservazione delle tigri e dell’ambiente richiedano l’allontanamento di chiunque dalle foreste. Questi pregiudizi spesso rendono le guardie forestali poco disponibili a rispettare i diritti tribali, in particolare il diritto a vivere dei prodotti della foresta”. 

Tempo fa alcuni funzionari forestali s’impadronirono, ad esempio, della riserva di miele della tribù dei Soliga, nell’India meridionale, dove oggi c’è la riserva della tigre BRT del Karnataka: uno dei villaggi, con l’aiuto di alcune organizzazioni locali, trascinò il caso in tribunale, vincendo. Né sono gli indigeni a uccidere le tigri, che, al contrario, considerano sacre: “Noi veneriamo le tigri come divinità” ha raccontato a Survival International Madegowda, della tribù Soliga. “Qui non c’è stato nemmeno un conflitto fra le tigri e i Soliga o episodi di caccia”.

Ci sono, poi, le false promesse che le autorità usano perché l’allontamento delle tribù avvenga sotto altre spoglie. Inganni travestiti d’altro: dal 2013 nel campo di Asan Kudar, denuncia Survival International, vivono, infatti, “sotto teloni di plastica” oltre un centinaio di indigeni sfrattati dalla riserva delle tigri di Similipal e che hanno ricevuto solo una “piccola parte del risarcimento promesso”, con i giornali indiani che hanno bollato lo sfratto come un autentico “modello di successo”.

 

Per maggiori informazioni:

Survival International Website Twitter Facebook Instagram

Survival Italia Website Twitter Facebook

Riserve delle tigri – India Background

Parks Need Peoples Report