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Traffico di cuccioli, la crudeltà che si nasconde dietro un regalo

Traffico di cuccioli la crudeltà che si nasconde dietro un regalo
di Gianluca Felicetti

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Anche quest’anno, sotto l’albero di Natale piangeranno tanti bambini e tanti cuccioli di cane e gatto. Tutti vittime del regalo di una vita acquistata via internet, in un’area di servizio autostradale o attraverso una vetrina. Famiglie che, ignorando la disponibilità di quattrozampe di ogni genere e gratuiti nei canili di tutta Italia, anche a pochi chilometri dalla propria abitazione, continuano a cadere nelle trappole di commercianti senza scrupoli che lucrano, peraltro, su animali spesso troppo piccoli, forniti di passaporti europei falsi e spacciando come sani degli animali fatti nascere a forza da fattrici esauste e già malati. Tanto da non sopportare le cure alle quali sono sottoposti nei giorni seguenti all’apertura del pacco, tale - davvero - in tutti i sensi.

Lo certificano le decine di inchieste delle Polizie e ormai le sentenze anche arrivate in Corte di Cassazione che hanno svelato il business del traffico dei cuccioli. Qualcuno dirà “sono solo cagnolini”. Ma acquistati per 30-50 euro in un mercato ungherese o da famiglie slovacche o ucraine, nella mani delle organizzazioni criminali cani e gatti arrivano al “consumatore finale” per cifre dieci-quindici volte tali. Ecco perché sono pieni i bagagliai di auto e furgoni stipati di gabbie.

La realtà che si cela dietro l’odioso fenomeno del traffico cuccioli è descritta nel libro appena uscito La Fabbrica dei cuccioli: l’amore non si compra”, edito da Sonda, scritto a quattro mani da Ilaria Innocenti e Macri Puricelli. Introdotto dal contributo di Licia Colò, il libro termina con la post-fazione di Ciro Troiano sulla zoomafia, nel cui nuovo business si registra anche quello legato allo sfruttamento dei cuccioli importati clandestinamente.

Un reportage toccante e sconvolgente sullo sfruttamento e la sofferenza dietro il traffico dei cuccioli in Europa con dati, storie e personaggi insospettabili, per informare e per far riflettere, non solo su un odioso fenomeno che coinvolge migliaia di animali ogni anno, ma anche sulla necessità che l’Unione Europea prenda la buona Legge italiana di repressione in vigore, la 201 del 2010, e la trasformi in un Regolamento comunitario valido anche all’Est e più forte nell’applicazione.

Proprio in questi giorni si è aperto al Tribunale di Udine, il processo nei confronti della titolare di una ditta di spedizioni ungherese e di due trasportatori, accusati dei reati di maltrattamento e di traffico illecito di animali da compagnia. Noi della Lav ci siamo costituiti parte civile. Quella parte, la stragrande maggioranza dell’Italia, che non dice “sono solo cagnolini”.



18/12/2015