Un mare di plastica, con la Sala delle Colonne di Sala Dogana, galassia Palazzo Ducale di Genova, trasformata in un caos. Un mare dove nuotare, arrancando fra “incubi di plastica”.
Perché, Walter? “Noi tutti oggi vediamo l’immondizia come qualcosa di orrendo, sgradevole, angosciante, oggetti da dimenticare e seppellire. Esistono popolazioni intere che vivono solo grazie ai nostri rifiuti, nascono, vivono e muoiono in mezzo ai nostri scarti, e così come i rifiuti vengono dimenticati sotto metri di terreno. Tutto quello che ho voluto trasmettere è un’altra visione di vita, opposta alla realtà fagocitata dai media”.
CAOS SWIM, è così che Walter Morselli ha chiamato la sua opera, altro colpo artistico messo a segno da REUSE [re-use], il concorso nazionale per giovani artisti fra i diciotto e i trentacinque anni per il riuso creativo della plastica. Un’installazione – realizzata con la collaborazione di Bertuzzi, Color Service Snc, Volta la carta, Tipografia Grafica KC e Grafiche G7 – in “continuo movimento”, dove la “sensazione di soffocamento unita alla leggerezza dell’interazione è un chiaro e forte atto di provocazione verso la nostra società odierna”.
Walter Morselli è un giovane e poliedrico creative designer modenese, amante di tutto ciò che è “bello”. “Esploratore del mondo”, nel suo bagaglio tanti viaggi, viaggi che gli hanno consentito di vivere in “stretto contatto con la verità”, con quella realtà della “vita umana” così lontana da “quella descritta dai media”. Suo “valore assoluto” è, infatti, “l’evasione da questa società artificiale” alla ricerca dei “valori fondamentali dell’essere umano”. E allora per “divulgare una visione differente della vita”, ama affidarsi alle “esibizioni artistiche”, con cui si “diverte a provocare, cercando l’attenzione del pubblico”. Come il mare di plastica di CAOS SWIM.
Studi in design e arti applicate al Liceo Artistico A. Venturi di Modena, quindi alla Scuola Italiana Design di Padova, dove si forma come creative designer, conseguendo anche un master. Se gli chiedi dei suoi interessi, ti risponde tranquillo: “Arte e design, viaggi e fotografia, sport estremi”. Sa cosa ama. Come quando sin da bambino sapeva che dietro uno scarto, un rifiuto, si nascondeva ben altro: “Fin da piccolo mia madre mi portava in discarica dove prendevo oggetti di rifiuto e li vivevo, interagivo con loro giorni interi, tagliando, cucendo, incollando, colorando, dando libero sfogo alla creatività”. Vince il suo primo concorso sul riciclo nel 2006, a Modena, nell’ambito di CARTOGRAFIA, installation art organizzata dall’Università della Scienza, con una mappa di Manhattan ricreata con vecchi circuiti di computer.
Ricreare riciclando è sempre stata la sua grande passione, un modo anche per sensibilizzare la società odierna sui suoi vizi. Nasce, così, il progetto ACQUA CERELIA: “Grazie alla disponibilità dell’azienda Acqua Cerelia nel darmi tutte le bottiglie, ho potuto creare installazioni artistiche sia informative ma anche di piacevole interazione. Come un soffione in una giornata d’estate disperde i suoi semi al vento, ho creato sfere utilizzando bottiglie di plastica di varie misure, ricreando un campo di fiori di plastica di interazione quasi fanciullesca. Tutto questo con l’obiettivo di sensibilizzare i bimbi sul concetto di riciclo, così da coinvolgere anche i genitori”.
E il polistirolo di ANTWORK, denuncia del consumismo, malattia della società contemporanea: “Il progetto ANTWORK è nato dalla voglia di sensibilizzare i visitatori dello Spazio Gerra di Reggio Emilia sul concetto di quanto consumiamo. La cascata di polistirolo rappresenta a pieno il consumismo della nostra società. 30 metri di bobina di polistirolo viene prodotta in pochi minuti in aziende medio grandi, come dimostrare lo spreco di materia prodotta se non con un’immensa cascata di plastica? Sono stati concepiti altre installazioni come monito del quale il polistirolo può essere riutilizzato nel creare oggetti di design o semplici opere d’arte”.
Abbiamo parlato di:
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Liceo Artistico A. Venturi Website
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