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Wildlife Photographer of the Year: a Milano la prestigiosa rassegna

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Il 1° ottobre è stata inaugurata alla Fondazione Matalon di Milano, a due passi dal Castello Sforzesco, la mostra Wildlife Photographer of the Year con le immagini più belle dello storico concorso di fotografia naturalistica del Museo di Storia Naturale di Londra. La mostra, organizzata dall’associazione culturale Radicediunopercento e che potrà essere visitata fino al 4 dicembre, propone 100 delle immagini inviate in occasione dell’ultima edizione. I proventi aiuteranno a sostenere le attività scientifiche del museo londinese. Gli scatti sono di fotografi professionisti e amatoriali valutati fra i migliori per creatività, valore artistico, complessità tecnica. Ricco, il percorso espositivo, con i visitatori che potranno ammirare gli scatti vincitori e finalisti delle 20 categorie in concorso, mentre grazie a un visore per realtà virtuali potranno vivere un’esperienza in 3D viaggiando in “affascinanti ambienti naturalistici”.

Il riconoscimento Wildlife Photographer of the Year è stato assegnato al canadese Don Gutoski con A tale of two foxes, scatto con una volpe rossa che trascina la carcassa di una volpe artica, nel Wapusk National Park, in Canada. “Questa scena è ricca di forza simbolica: la volpe rossa caccia sempre di più la volpe artica, come risultato dell’aumento del riscaldamento globale” ha commentato Lewis Blackwell, presidente della giuria. Nella tundra canadese il riscaldamento globale sta, infatti, spingendo le volpi rosse sempre più a nord, dove vivono le volpi artiche. Un conflitto che in futuro potrebbe inasprirsi. Don Gutoski, un medico di Pronto Soccorso, vive nell’Ontario, dove ha creato una riserva. Amante della fotografia naturalistica, il giorno dello scatto ha visto da lontano una volpe rossa che inseguiva “qualcosa” nella neve, salvo scoprire che la preda, ormai morta, era una volpe artica. Una scena osservata, nonostante le temperature gelide, per tre ore, con la volpe rossa, ormai sazia, allontanatasi trascinando la carcassa priva di visceri, garanzia di un nuovo pasto.

Vincitore del Young Wildlife Photographer of the Year, sezione junior 11-14 anni, è Ondřej Pelánek con Ruffs on display che ritrae la lotta per l’accoppiamento e la difesa del territorio fra due esemplari di Philomachus pugnax, uccelli degli Scolopacidae. “Questa fotografia di maschi da combattimento assomiglia ad una rissa scoppiata in una discoteca, con i suoi personaggi caratteristici” ha commentato Lewis Blackwell. “È un’istantanea di un momento piacevolissimo, anche se non esattamente un momento di tenerezza. I giudici hanno avuto la sensazione che il riuscire a catturare tanta intensità e grazia fosse un raro risultato”. Ondřej Pelánek, originario della Repubblica Ceca, ha 14 anni e fotografa da quando ne aveva 8. Nonostante la giovane età è già un esperto fotografo naturalista. Ha vinto più volte le Olimpiadi di biologia della sua regione ed è anche un artista e abile disegnatore di uccelli. Lo scatto vincitore è stato realizzato a Varanger, in Norvegia, in estate, quando c’è più luce ed è più facile osservare i maschi che s’azzuffano nel periodo del corteggiamento. “Ero così emozionato che non potevo dormire” racconta Ondřej. Così una notte, mentre suo padre dormiva nella tenda accanto, è “sgattaiolato fuori” per “immortalare questo scontro alla luce della mezzanotte”. Teatro delle zuffe sono le arene nuziali, con i maschi che si lanciano l’uno contro l’altro, pavoneggiandosi e gonfiando le piume del collo. Protagonisti sono, in particolare, i maschi con i ciuffi auricolari scuri, mentre quelli con ciuffi chiari “gironzolano lì intorno” sperando in una “chance per accoppiarsi”.

Vincitore della categoria Invertebrati con Butterfly in Crystal l’italiano Ugo Mellone. La foto, scattata nella costa del Salento, ritrae una farfalla avvistata in una “macchia di un tenue arancione tra i bianchi cristalli di sale in una piccola pozza tra le rocce”. Una “farfalla titonia, mummificata dall’alta concentrazione salina, sepolta in una bara di sale”, qui, dove le “pozze di acqua marina” si riempiono con il mare agitato per poi “evaporare sotto il forte sole estivo, lasciando strati di sale cristallizzato”.

Ecco un piccolo assaggio di altre fotografie in mostra e presentate con questo articolo.

Come Winter magic del fotografo svizzero Etienne Francey, che ha ritratto un bucaneve, il fiore della speranza che annuncia l’addio dell’inverno. Un fiore semplice, amante del freddo, con varietà che rischiano tuttavia l’estinzione a causa dei cambiamenti climatici. 

Molto bello lo scatto By the light of the moon del norvegese Audun Rikardsen, vincitore del Wildlife Photographer of the Year Portfolio Award, ritratto di trote brune mentre depongono le uova in fiume dell’Artico. Per realizzare lo scatto Audun Rikardsen ha posizionato il flash sotto la superficie dell’acqua e la macchina fotografica subito sopra, catturando il pesce “sospeso nell’acqua bassa, illuminato dal chiaro di luna e dall’aurora boreale”. 

L’ungherese Zsolt Kudich, finalista con Great egret awakening, ha fotografato, invece, una moltitudine di aironi bianchi radunatisi in un lago dopo un’esondazione del Danubio, riuscendo dopo cinque notti a catturare l’istante in cui alcune aquile dalla coda bianca hanno interrotto la loro tranquillità. Fra l’Ottocento e i primi del Novecento gli aironi bianchi, oggi protetti da una legge ungherese, hanno tuttavia rischiato di scomparire: l’airone bianco veniva, infatti, cacciato per le sue “spettacolari piume di corteggiamento” usate come abbellimento per cappelli. 

“Volevo catturare un’immagine di questo splendido uccello nella più bella ora del giorno” racconta il francese Thomas Villet, finalista con Golden catch e che a Saulzais-le-Potier ha fotografato, anche lui, degli aironi bianchi, aspettandoli ogni mattina, alle prime luci dell’alba, nel suo nascondiglio sulle rive dello stagno, fino a quando un giorno, con lo stagno che sembrava “si fosse infuocato, un grande airone bianco non ha lanciato in aria un gambero di fiume, ingoiandolo, scena ritratta nello scatto. Gli aironi bianchi amano, infatti, cacciare alle prime luci dell’alba o all’imbrunire. Li aiuta la caratteristica forma a S del collo, con la sesta vertebra che si è modificata per agevolare il posizionamento all’indietro della sua parte superiore, ciò che permette agli aironi di arpionare la preda grazie al becco simile a un pugnale.

Mentre “sbirciava” da un bunker accanto a una pozza d’acqua nell’Etosha Nutural Park, in Namibia, il sudafricano Morkel Erasmus, finalista con Natural frame, ha sentito brontolii e odore di elefanti, ritraendoli non appena un’elefantessa ha “incorniciato lo scatto con le sue gambe”, proprio mentre il suo piccolo si è “inserito” nell’inquadratura a sua volta incorniciando una zebra una giraffa. In Africa, nei lunghi periodi di siccità, i branchi seguono, infatti, le femmine più anziane che, esperte matriarche, sanno dove trovare le pozze d’acqua necessarie al sostentamento. 

“È stata l’espressione dei suoi occhi ad affascinarmi” racconta Petr Bambousek, fotografo della Repubblica Ceca finalista con Reflection in Black, ritratto di un macaco nero del Tangkoko National Park, a Sulawesi, isola indonesiana fra Borneo e Molucche. Uno scatto che è anche una denuncia: i macachi neri di Celebes, come l’isola veniva chiamata in epoca coloniale, sono, infatti, a rischio estinzione, “cacciati come cibo” per la loro carne considerata una “prelibatezza locale”. Il macaco dello scatto, ritiratosi nell’ombra, aveva perso parte del suo braccio dopo essere finito in una trappola per uccelli.

L’addome color ambra che contrasta con il blu dell’acqua: è la tartaruga embricata della Kimbe Bay, nella Papua Nuova Guinea, ritratta dallo statunitense David Soubilet, finalista con A turtle flight, fra barracuda e pesci pipistrello mentre s’alza in volo. “Volevo creare una connessione tra le persone e l’incredibile bellezza dell’oceano e la sua silenziosa devastazione” racconta. Sin dall’antichità il carapace “lucente e colorato” della tartaruga embricata, rinomato per il suo valore in gioielleria e montature di occhiali, è, infatti, oggetto di commercio. La specie è oggi a rischio estinzione, minacciata dal commercio illegale del suo carapace, ma anche delle sue uova, carne e dei suoi piccoli, utilizzati come souvenir esotici.

  

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