Nicoletta Romanoff e la vita segnata dalla morte del fratello: “Una parte di me è sepolta con lui”

La confessione

Nicoletta Romanoff è una che il cognome da zarina - in verità da parte di madre - lo porta scolpito addosso con quell’aria da principessa anche se al Corriere della Sera racconta: “Sono stata cresciuta con un grande senso pratico della realtà. Ho ricevuto un’educazione attenta alla tradizione, ma il sangue blu si è trasferito più che altro a livello culturale. Mio nonno Nicola, il capofamiglia, era un grande storico. Diceva: ‘Se non hai letto un libro almeno 8 volte, lo hai solo sfogliato’. Parlava sempre e soltanto di Russia”. E da attrice lanciata a 18 anni da Gabriele Muccino in Ricordati di me, Nicoletta a 45 anni si è trasformata in scrittrice con il libro «Come il tralcio alla vite», pubblicato da Rizzoli, che racconta la sua famiglia con le gioie e i dolori. Nelle prime pagine c’è un rapido flash di quando, diciottenne, si preparava al ballo per il debutto in società con una “famiglia perfettamente intatta. Non mancava nessuno, guardandoti indietro ti rendi conto di quanto eri fortunata. Avevo due genitori giovani e bellissimi e tutti e quattro i nonni”.

Il dolore per il suicidio del fratello

Poco dopo la famiglia non fu più intatta: "Con mio fratello morì una parte di me, una parte di me è sepolta con lui ", confessa l'attrice. Un legame spezzato che ha lasciato un vuoto profondo ma trasformato in motore creativo. "Nel libro racconto quel giorno in cui la parte migliore di Nicoletta andò via con lui. Quando litigavamo, poi ci scrivevamo lunghe lettere per fare pace e che le infilavamo sotto la porta, le ho conservate tutte". Impossibile darsi pace: “Non ci sono risposte, non esiste una spiegazione. Con la sua morte per me si è capovolto il mondo e ho avuto ancora più bisogno di Dio nella mia vita. Ho trovato la mia pace nel percorso di fede. Avevo 18 anni e 12 giorni, per molto tempo mi sono sentita mutilata e divisa in due. Enzo Manfredi si è portato via una parte di me e io ho dovuto sviluppare una parte di lui per fare sopravvivere i miei genitori”.

Il conforto della fede

Così la giovane Nicoletta scoprì “la forza di restare aggrappata a Dio, come il tralcio alla vite. La fede è parte integrante della mia esistenza, come mangiare bene e allenarmi. La vita spirituale va di pari passo con il resto. La mia è una storia quotidiana di amicizia con Dio. Ci parli, gli confidi i tuoi problemi”.

L'incontro con Carlo Verdone

Ma la salvezza non è arriva solo dalla fede, c’è stato anche il cinema che è diventato più di una professione. L'incontro con registi come Carlo Verdone ha segnato profondamente il suo cammino artistico. "Verdone mi ha diretta in ‘Posti in piedi in Paradiso', un maestro gentile. Nei momenti bui torna il Carlo di sempre, con i racconti esilaranti della sua ipocondria", rivela.

Il successo con Muccino

Ma è stato il ruolo dell’ambiziosa Valentina Ristuccia che ha dato Nicoletta Romanoff l'attenzione del grande pubblico, nel film Ricordati di me di Gabriele Muccino: "Andai al provino di nascosto, con un’amica. Non avevo nulla da perdere. C’erano 600 ragazze". E lei fu scelta fra tutte: "Sono perfezionista, che è anche un difetto, perché non ti godi le cose. Concentratissima, sapevo la parte a memoria, avrei potuto dire le battute pure al contrario. Gabriele mi fece urlare tante volte per scaricare la tensione". E poi la scena dello schiaffo a Laura Morante: “Alzavo la mano e mi bloccavo. Non ci riuscivo. Muccino esasperato gridò: “Dai, le devi dare un vero ceffone!”. E alla fine mi è partito uno sganassone tremendo. Ho fatto tanto sport, avevo molta forza nel braccio. Abbiamo dovuto interrompere. Ero mortificatissima”. Ma lavorare con Laura Morante e Monica Bellucci fu importante per un’esordiente: “Sono state meravigliose, mi hanno insegnato tanto, con delicatezza”.

Figli e carriera

Una carriera la sua, spesso interrotta dalla maternità visto che ha avuto 4 figli: “E non me ne sono mai pentita. Mi costa fatica stare lontana da loro. A 25 anni ho detto tanti no e questo mi ha portato a lunghi periodi in cui non ho lavorato. I registi non ti aspettano”.

Foto Ansa

09/05/2025
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