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Un inverno caldo ma senza pellicce: la campagna LAV “Animal Free Fashion”

Un inverno caldo ma senza pellicce la campagna LAV Animal Free Fashion
di Federica Facchini

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Con l’avvicinarsi dell’inverno è inevitabile iniziare anche a pensare a cosa indossare per poter restare coperti e caldi. Uno dei dibattiti sicuramente più accesi degli ultimi periodi è quello sull’utilizzo o meno di pelliccia all’interno dei capi di abbigliamento. Nel nostro paese siamo, fortunatamente, molto sensibili al tema; secondo i dati Eurispes contenuti nel Rapporto Italia 2015 infatti, il 90,7% degli italiani disapprova l’uccisione e in generale l’attività legata alla produzione di pellicce utilizzando animali. 

L’impegno per una moda più cruelty free vede sempre più impegnati enti e associazioni che lanciano messaggi precisi che vanno verso la promozione e la diffusione del connubio tra bellezza ed etica, tra questi la LAV - Lega Anti Vivisezione -  da sempre in prima linea nella salvaguardia degli animali e che ha creato “ Animal Free Fashion” il primo progetto internazionale che mira ad abolire gli sfruttamenti degli esseri viventi all’interno dell’industria dell’abbigliamento.

Nell’ambito del progetto vengono resi noti alcuni dati: produrre ad esempio 1 kg di pelliccia di visone causa un impatto ambientale maggiore rispetto alla stessa quantità di materiali alternativi come il cotone o le fibre sintetiche e sono necessari più di 11 animali. L’85% della produzione mondiale di pellicce inoltre deriva da allevamenti intensivi dislocati in Europa, Stati Uniti, Canada ma anche in Cina e nei paesi extracomunitari dove la situazione peggiora dal momento che non esiste una minima regolamentazione a tutela degli animali.

Non sono solo i visoni ad essere oggetti di tutela, la campagna è impegnata infatti anche nella salvaguardia degli animali utilizzati per le imbottiture di piuma come per esempio le oche e quelli impiegati per la produzione di pellami.

Le aziende presenti nel settore della moda possono aderire adeguando i loro prodotti e per determinare quanto i marchi siano animal free all’interno del progetto è stato istituito il “ Rating AFF, il primo sistema di valutazione etico che verifica il non utilizzo di materie prime di origine animale e che assegna una valutazione specifica a questo scopo: V (no pellicce), VV (no piume), VVV (no seta e pelle), VVV+ (no lana). In una sorta di circolo virtuoso più un’azienda si impegna a utilizzare materiali etici e migliore sarà il livello di punteggio e solo coloro con al loro attivo almeno il livello V possono utilizzare il marchio “Animal Free” per promuovere singoli prodotti o linee. 

Sono già molti i marchi affermati inseriti nell’iniziativa come ad esempio Asos, COS, Zalando e Zara che hanno aderito allo Standard Internazionale Fur-Free e hanno raggiunto il livello V o Elisabetta Franchi già dal 2011 impegnata a non utilizzare pelliccia animale (compresa la lana d'angora) e che dal 2015 ha raggiunto il livello VV eliminando le piume dalle proprie produzioni.

Accano ai marchi più famosi sono presenti nel progetto realtà imprenditoriali che nascono e approcciano al mercato con prodotti già totalmente cruelty free come ad esempio ODD, brand italiano che ha eliminato il pellame a favore di un materiale sostenibile derivante dal legno, oppure Origine brand il cui focus sono le borse creato dalla designer vercellese Giulia Marotta.

 “Il mio impegno è quello di creare una linea di accessori che segua le tendenze della moda con eleganza e spirito innovativo. – spiega Giulia – Il fatto di non utilizzare pellami non è necessariamente sinonimo di risparmio ma significa sostituire la pelle con materiali e tessuti di qualità”. 

 

 

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16/11/2015