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La caduta nella “Dipendenza” e l’overdose di tranquillanti: Tove Ditlevsen racconta se stessa fino alla morte

Nel libro "Dipendenza", Tove Ditlevsen descrive con lucidità il percorso che l'ha portata da un grave dolore come l'aborto alla dipendenza da tranquillanti, fino alla morte per overdose

La caduta nella Dipendenza e loverdose di tranquillanti Tove Ditlevsen racconta se stessa fino alla morte

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“Trasponi la realtà e basta, non c’è niente di artistico” le dice il padre e lei, Tove Ditlevsen, grande scrittrice danese, scrive tutto di sé, scrive anche questo giudizio, in quello che è considerato il suo capolavoro: “Dipendenza” (Gift 1971, e ora Fazi Editore 2023). Con stile asciutto e piano, senza enfasi e anche con ironia, fotografa se stessa e la propria progressiva caduta nella dipendenza, come uno scivolo, al rallentatore.

La sua unica passione

Morirà nel 1975 per overdose di tranquillanti. Un romanzo ambientato negli anni ’40 ma senza un tempo preciso. Prima ancora di Annie Ernaux, racconta tutto della sua vita, i suoi amori sbagliati e la sua voglia di scrivere, unico momento in cui sta bene. “L’unica cosa che mi appassiona è quella di formare proposizioni, comporre sintagmi o scrivere modeste quartine. Per riuscirci devo osservare gli esseri umani in modo particolarissimo, più o meno come se dovessi archiviarli in vista di un utilizzo successivo. Inoltre devo leggere in una certa maniera, così da assorbire con tutti i pori ciò che, chissà in quale oscura forma, mi tornerà utile”. Ma lui “è stufo marcio di essere sposato con una scrittrice, per giunta frigida.” 

La sofferenza per l’aborto

La dipendenza inizia dopo un dolore particolare: un aborto clandestino sofferto. E’ il suo secondo marito che le inietta una fiala di tranquillante, di cui via via non potrà più fare a meno. Poi si getta su di lei, rude e brutale. Ma lei non sente e sta con lui per quella fiala. Ha dentro un dolore antico, male di vivere, fame d’amore e di sentirsi capita. La scrittura allora diventa una boa di salvataggio. “Mi siedo alla macchina per scrivere, perché per certi versi costituisce la mia unica speranza in un mondo sempre più incerto.” La sensibilità, quando è troppa, è un talento pericoloso. Ne esce, così racconta, ma si rende conto che “quell’antica brama…non morirà mai del tutto, finché vivo”.    

11/08/2023