Il più subdolo dei vizi capitali è l'invidia. Perché leggere "Le Braci", messo all'indice dal regime sovietico

E’ un sentimento che si nasconde, anche sotto l’amicizia più profonda. La storia di due ragazzi e del loro rapporto non immune all'invidia

Il più subdolo dei vizi capitali è linvidia Perché leggere Le Braci messo allindice dal regime sovietico

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L’invidia arde in silenzio e non si esprime mai chiaramente. E’ un sentimento che si nasconde, anche sotto l’amicizia più profonda. “Le Braci”, (1942, in Italia Adelphi 1998) di Sàndor Màrai, grande scrittore e poeta ungherese, esule per via il regime sovietico, morto suicida, scrive un noir psicologico sul maggiore vizio capitale. Carpazi ungheresi, un antico castello nella foresta.

L'amicizia tra due ragazzi

Due ragazzi diventano migliori amici alla scuola ufficiali: “La loro amicizia era seria e silenziosa come tutti i grandi sentimenti destinati a durare una vita intera”. Sono uno l’opposto dell’altro, ma, dice Màrai, si ama davvero solo chi non ci somiglia. Henrik, ricco di famiglia, brillante, piace alle donne, farà carriera e diventerà generale. Konrad, povero ma ricco del suo talento di musicista, pianista introverso, scompare di colpo dopo un incidente che li vede coinvolti e “dura trenta secondi, non uno di più”. Sullo sfondo una donna amata da entrambi. Ritorna dopo 41 anni dall’amico che lo aspetta ancora. Un romanzo filosofico che il regime sovietico ha messo all’indice e che negli anni ’90 è stato riscoperto con grandissimo successo internazionale. Màrai racconta di tradimento e amicizia, amore e passione, generosità e calcolo.

L'invidia diventa odio

E dell’invidia che diventa odio. “Dobbiamo sopportare (…) la cosa che ci riesce più intollerabile: la superiorità intellettuale o morale di un’altra persona”, dice il generale all’amico, che aggiunge: “Probabilmente pensavi che un beniamino del mondo, uno che godeva delle simpatie di tutti, avesse in sé qualcosa della prostituta.” In un lungo monologo finale Màrai parla del cuore umano, che “ha la sua notte, piena di emozioni non meno selvagge dell’istinto di caccia che attanaglia il cuore del cervo maschio o del lupo. Le passioni legate al sogno, al desiderio, alla vanità, all’egoismo, alla fura erotica del maschio, alla gelosia, alla vendetta, si annidano nella notte dell’uomo come il puma, l’avvoltoio e lo sciacallo nel deserto della notte orientale”.

03/05/2024
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