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“Il nostro letto-astronave” e altre 87 storie di vita familiare

Milleunadonna ospita oggi 'Mammamia', Il metodo italiano per crescere figli felici ed essere genitori sereni, un libro fatto di 88 racconti delle autrici, Paola Maraone e Alessandra Di Pietro

Il nostro lettoastronave e altre 87 storie di vita familiare
di Redazione

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Ospitiamo oggi fra le storie di Milleunadonna, un brano tratto da un libro che parla, in prima persona, delle gioie e dei dolori di essere mamma e papà. Mammamia, Il metodo italiano per crescere figli felici ed essere genitori sereni (edito da Baldini & Castoldi), è fatto di 88 racconti attinti dal privato e dalla vita quotidiana delle autrici, Paola Maraone e Alessandra Di Pietro, giornaliste da una vita, madri da lustri, che hanno scritto centinaia di inchieste sui problemi e le sfide che mamme, papà e famiglie affrontano ogni giorno.

Piccole storie che sono piccoli esempi

Dalle notti in bianco alle battaglie sui minestroni, dalle chat di classe al (cyber)bullismo, dall'educazione digitale agli scomodi favoritismi tra fratelli, dal pudore improvviso di una figlia teenager fino ai timidi approcci con alcol & varie che l’adolescenza, puntualissima, porta con sé. Dai loro studi e dalla loro lunga (e rocambolesca) esperienza, Paola e Alessandra hanno tratto preziosi insegnamenti che condensano anni di sbagli, urla, tentativi, fallimenti e – finalmente – successi. Nascono così le 88 intense storie, tutte personali, rapide da leggere. Eccone una.

Cosleeping incidentale

Lo chiamavamo l’astronave di Jeeg Robot. Era il nostro lettone matrimoniale con le ali laterali: una era il lettino del Lungo e l’altra la culla della Gattina, a cui era stata tolta una sponda per attaccarla al talamo. La stanza era grande ma il letto e le due diramazioni lasciavano pochissimo spazio per fare altro. L’unica opzione era tuffarsi a Fosbury direttamente sui materassi e lì dormire, giocare, disegnare, ciucciare il lattuccio, darsi molti baci.

Fare la cosa giusta

Il cosleeping per noi non è mai stato una scelta ideologica ma pratica: era la soluzione più comoda per me che avevo sempre allattato a richiesta, giorno e notte, ma anche l’unica possibile perché abitavamo in una microcasa con una sola stanza da letto. Certo avremmo potuto portare la culletta nel salotto, mettere lì anche un divano letto per il Lungo, ma sia a me che al padre questi figli ci piaceva averli addosso come orsacchiotti di peluche, annusarli, stropicciarli. Quand’erano stropicciati loro dormivano meglio e noi pure. No, un attimo, questa è una bugia. Essendo io una mucca sacra, open bar 24/24, non ho mai dormito quattro ore di sonno consecutivo per almeno cinque anni, tempo ottenuto sommando i due anni e due mesi di allattamento più la gravidanza della Gattina. Per qualche misterioso motivo il Lungo si svegliava spesso quand’ero incinta di sua sorella, chiamava mamma e papà ma a rispondere ero quasi sempre solo io. Patri ha sempre russato come un ghiro, indisturbato. Ognuno ha i suoi talenti e a lui è toccato in dono quello di addormentarsi subito, ovunque e in modo definitivo. Io no: mi sveglio per la luce, per i rumori, per un cambio di temperatura o un soffio di vento, figurarsi per un pianto o un sussurro delle creature. Quindi averli lì a portata di tetta o di bacio è sempre stato il modo più rapido per rassicurarli e riprendere sonno. Il pediatra non era contrario. Mi diceva sempre: «Faccia lei. Faccia come meglio crede». E io ho sempre creduto al mio cuore, anzi al nostro cuore di mamma e papà, che diceva: è giusto così.

07/11/2018