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Alessandro Greco: la strana motivazione della castità e le ingiustizie clamorose che ha subito

Il conduttore racconta gli esordi della carriera, l’ostracismo sopportato dopo il successo travolgente, il rapporto con la moglie Beatrice Bocci e la fede che li accomuna

di Redazione Milleunadonna

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Spesso le carriere nel mondo dello spettacolo possono subire alti e bassi non sempre dovuti all’altalenante favore del pubblico e Alessandro Greco è il perfetto esempio di come, dopo il grande successo del programma Furore, si possa cadere nel dimenticatoio per anni. Oggi il conduttore è il volto di Unomattina Estate su Rai 1 e al Corriere della Sera ha raccontato come ha iniziato, le ingiustizie che ritiene di avere subito e l’amore per sua moglie Beatrice Bocci. “Presentavo ma avevo anche delle mie performance: imitavo Lucio Dalla, Celentano, Pizzul. Ero entrato così nel giro degli spettacoli itineranti”. Una carriera iniziata a 17 anni a Castrocaro che deve molto a “Raffaella Carrà, ma prima di lei devo citare anche Lino Banfi che, nel 1994, mi aveva voluto nel suo programma di Radio 2: imitavo i cantanti”.

Il grande successo e la caduta

Da qui il decollo e la fama: “Per entrare e uscire dal centro di produzione di Napoli dovevo essere scortato, era successo il finimondo. Non ho pensato di essere arrivato, ma mi sono reso conto che la mia gavetta aveva avuto un valore, che artisticamente non ero più uno sconosciuto”. Poi, però, è successo qualcosa: “Il libero professionismo è fatto di alti e bassi. Spesso sono stato chiamato per togliere delle castagne dal fuoco, come quando mi sono ritrovato a condurre la finale di Castrocaro, qualche anno fa, su Rai1: un concorso che inevitabilmente è calato negli anni, eppure abbiamo vinto la serata. Lo stesso è successo quando ho presentato gli 80 anni di Miss Italia: oltre quattro ore nell’era del politically correct. Se sei un conduttore la continuità conta, un utilizzo a macchia di leopardo è difficile da gestire. Cerco però di lasciare il segno ogni volta”.

Le ingiustizie contro Alessandro Greco

Insomma, l’eroe di Furore è convinto di avere subito un trattamento iniquo: Sì, penso che avrei potuto dare di più e anche che ho subito alcune ingiustizie…Ci sono stati dei programmi che mi sono stati spiegati, proposti e che poi o non si sono fatti o sono andati in onda condotti da altri”. E il motivo? Per Greco è semplice: “A volte ci sono delle relazioni che vanno oltre quello che dovrebbe essere il normale andamento della meritocrazia”.

Il rapporto con la moglie e i torti subiti

Pare che a un certo punto abbia dato fastidio il rapporto con sua moglie. “Assolutamente sì. Quando ci siamo innamorati certi valori non erano stati ancora riscoperti e noi siamo stati descritti come due integralisti, scontati, noiosi... Ma eravamo semplicemente due ragazzi innamorati che avevano deciso di mettere su famiglia. Quando ho conosciuto Beatrice, Alessandra, nostra figlia, aveva già 5 anni: io ho deciso di esserci anche per lei. “Povero Greco, è rimbambito”, mi dicevano. Ma io ero innamorato e se ami abbracci tutto il mondo dell’altro, anche le difficoltà di dover fare il padre nel rispetto di un padre esistente. Ho avuto tutti gli oneri ma poco onore. Ma alla fine l’amore ha prevalso, il bene vince sempre (insieme hanno avuto anche un secondo figlio, ndr) e mia figlia da tempo mi chiama babbo. Agli inizi della nostra storia, però, sono state inventate anche leggende metropolitane per screditarci”.

La gelosia

Fra le invenzioni, secondo il conduttore c’è pure una smodata possessività: “Si parlava di una reciproca gelosia spropositata. Bugia. Così come il fatto che io ponessi come condizione il dover lavorare con lei. Semplicemente, facevamo lo stesso mestiere ed eravamo entrambi disponibili a fare anche cose insieme, ma mai come imposizione”.

La scelta della castità

A fare notizie è stata soprattutto la loro dichiarata castità che dura da quasi quattro anni: “Sul web ci si ferma ai titoli che non possono spiegare quello che in realtà è il frutto del nostro cammino di fede. È stata una decisione sponsale rimettere al centro della nostra vita personale e di coppia i sacramenti, così da poterci sposare anche in Chiesa, come è successo nel 2014, dopo che ci eravamo uniti civilmente nel 2008. Noi abbiamo accolto la castità dopo anni di relazione e due figli così che i sacerdoti potessero offrirci i sacramenti, che sono il livello massimo di unione con Dio. Nessuno ci ha prescritto di farlo, non ci hanno dato una ricetta con scritto di rimanere casti. È stata una nostra libera scelta”.