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Benedetta Parodi e Fabio Caressa come Sandra e Raimondo: lui non sa cucinare, lei odia il calcio. E la gelosia?

Lui piange spesso, per le vittorie, per Vialli e anche a Pechino Express: "Empatia o libertà? Libertà, chi piange è un uomo libero". E lei: "Se l'ho scelto, un motivo ci sarà"

Foto Ansa

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Sono sposati da 25 anni Benedetta Parodi e Fabio Caressa e sono un po’ lo spot della coppia innamorata, un po’ Sandra e Raimondo 4.0, un po’ un’immagine multitasking della vita coniugale. E tutto questo lo dimostrano sul palco di “Verso il tempo delle donne”, la rassegna di Corriere della sera e Regione Liguria.

La gelosia

Il racconto dei 25 anni insieme parte da una domanda, variabile indipendente di quella che Fabio si è sentito ripetere spessissimo, quando Benedetta ha avuto uno straordinario successo prima con “Cotto e mangiato” e poi con “i Menù di Benedetta”, tanto da risultare anche l’autrice dei libri più venduti in Italia per parecchio tempo. “Insomma – racconta Caressa – andavo a bere il caffè alle macchinette con i colleghi o ero in redazione e mi chiedevano: “Ma Fabio non sei geloso di tutto questo successo di Benedetta? A me non era mai passato nemmeno per l’anticamera del cervello di essere geloso, di sentirmi in qualche modo sminuito…”. E qui interviene Benedetta: “Se ti ho scelto, qualche motivo ci sarà…”.

La differenza fra cucina di casa e al ristorante

Certo, poi, non è che la vita sia tutto un cinguettio: “Vedete, Benny, è diventata famosa come cuoca di casa, quella dei piatti basici. Ma, in realtà, è una sorta di chef stellato. Anzi, spesso, mi capita di mangiare al ristorante piatti cucinati da chef stellati, poi vado a casa, li fa anche lei e sono migliori della stessa ricetta fatta dallo chef”. Insomma, il sogno di ogni marito goloso.

Gusti diversi

Ma c’è il rovescio della medaglia: “In casa – racconta Fabio – non ci si può avvicinare ai fornelli e se ci provo si mette alle mie spalle a controllare minuziosamente ogni movimento”.
E proprio qui sta la prima parte di un esilarante effetto “Sandra e Raimondo”. Racconta Fabio: “Ogni volta che parlo io, qualsiasi cosa io dica, lei lo contraddice. Ricordo ancora il primo appuntamento: la invitai a cena e io ero già inviato in redazione, mentre lei ancora stagista. Insomma, una di quelle situazioni in cui non devi passare per quello che ci prova e cerchi gli argomenti più diversi. Parlammo di un film, che a me piaceva moltissimo in quel momento. Benny non solo lo stroncò, ma disse una cosa tipo: “Noiosissimo, tipo il calco”, dicendolo a uno che vive di calcio. Da allora, ogni volta che io mi appassiono a qualcosa, generalmente lei dice: “Che palle!”.
Ovviamente, va sentita anche la controparte. E ce n’è pure per Caressa: “Da venticinque anni Fabio ha una dipendenza assoluta da qualsiasi fonte sonora che dà informazioni. Che siano le televisioni nelle stanze di casa nostra o telefonini vari, lui deve avere questo sottofondo e a me tocca conviverci…”.

I figli e la vita di famiglia

Ma le cose migliorano quando, invece, a casa ci sono anche i tre figli e la cena diventa una sorta di agorà in cui si parla un po’ di tutto: “Sono due ventenni, più uno che sta arrivando….”. Si guardano, guardano la silouette di Benedetta e ridono insieme a tutto il pubblico, anche perché effettivamente la formula linguistica usata si prestava a vari tipi di interpretazione: “Nel senso che stanno arrivando all’adolescenza”. 
E qui si arriva all’essere genitori insieme: “Matilde ha 21 anni, Eleonora 19 e sono guerriere nell’anima, Diego è il piccolo di casa, che deve sopravvivere in questa sorta di gineceo”.

L'esperienza di Pechino Express

Tutto questo un po’ lo si vede a “Pechino Express”, dove Caressa è in coppia con Eleonora: “Un’esperienza indimenticabile e profonda, quasi mistica, dove pensavo che magari io avrei potuto essere a sostegno e invece a volte è stato il contrario. Del resto, prima della partenza, lei mi ha detto: “Papà, ricordati che è un gioco e quindi trattami da concorrente, non da figlia. E devo dire che l’ho scoperta ancora di più in questo viaggio”.
A questo punto, Benedetta, che ha vissuto tutto questo da remoto, prima – su richiesta – precisa che lei mai e poi mai avrebbe partecipato a “Pechino Express”, poi rivela: “Del resto, Eleonora è quella che mi somiglia di più”. E Fabio: “Tranne che è più simpatica”. Ridacchia da solo e si autoflagella: “Ecco, se l’avessi detto a tavola durante una delle nostre cene di famiglia mi avrebbero detto tutti in coro che sono un  vecchio boomer…”.

I social nel bene e nel male

Ma, fra una battuta e l’altra, viene fuori che da quel tavolo delle cene in cui si parla di attualità Benedetta e Fabio trasmettono ai loro ragazzi anche valori straordinari: “In casa nostra ci sono sempre amici dei nostri figli e respiriamo questa generazione, che è straordinaria, che dobbiamo imparare ad ascoltare e a rispettare di più. Poi, certo, che faranno anche degli errori e andranno anche indirizzati, ma allo stesso modo loro hanno da insegnarci”.
Soprattutto in casa Caressa-Parodi sono banditi gli eccessi di ogni tipo, ma si cerca di ragionare su ogni fenomeno: “I social possono essere uno strumento a doppio taglio, ma non vanno demonizzati, come tutto: non dipende dal mezzo, ma dal modo in cui sono utilizzati”, dice Fabio, trovando almeno in questo il convinto sostegno di Benedetta: “Io coi social ormai ci convivo…”.

Il salto culturale

Si apre così una finestra su una generazione e su un mondo: “Capimmo la forza di questa rivoluzione e il salto culturale rivoluzionario andando a prendere nostra figlia un giorno a scuola. Aveva sei anni e le chiedemmo se aveva fatto amicizia con qualcuno e lei disse “Andrea”. C’erano vari bimbi che si chiamavano Andrea, compreso uno di colore e lei intendeva proprio quello, ma lo indicò come “Sì, Andrea, quello con la maglietta gialla”. Ecco, lì c’è il racconto di quanto siano evoluti, di una vera rivoluzione non solo linguistica, ma proprio culturale”.
E questa lucidità nel guardare il mondo arriva su tutto, sul linguaggio (“è importante ed è giusto censurare alcune parole. Ma evitando eccessi, un po’ alla volta arriveremo alla normalità”), sulle persone (“Lasciatemi dire che Melissa Satta ha fatto benissimo a fare il suo intervento, ci ho lavorato insieme ed è una professionista straordinaria, è vergognoso il modo in cui è stata trattata”), fino all’ultimo passaggio.

Lacrime e libertà

Fabio piange spesso, per le vittorie, per Vialli, anche a Pechino Express. Empatia o fragilità? “Libertà. Chi piange è un uomo libero, chi si tiene dentro tutto rischia di avere dei problemi”. Benedetta lo guarda. E lo sguardo, dopo 25 anni, è ancora innamorato. L’aveva detto all’inizio: “Ci sarà un motivo se l’ho scelto…”. 

12/03/2024