logo tiscali tv

Il capolavoro di Fazio che intervista il Papa, le stoccate di Littizzetto e Fiorello sulla Rai

Lucianina ironizza sullo smacco per viale Mazzini che difficilmente potrà digerire la prova di forza di ieri, e che con Sanremo e alcune strane regole, aveva cercato di mettere in ombra il programma di Fazio esule sulla Nove

Foto Ansa e Instagram

di Redazione

Leggi più veloce

Dopo lo stop per le festività del Natale, è tornato Fabio Fazio sul NoveChe tempo che fa con una intervista che resterà nella storia. Fazio aveva già intervistato Papa Francesco quando era in Rai ma questa volta l'intervista ci ha regalato un ritratto del Pontefice intimo e quindi molto prezioso. 

Un ritorno col botto

Perché dopo quella del 6 febbraio del 2022, quando il programma andava in onda su Rai 3, in molti, soprattutto i più maligni, avevano pensato (o forse addirittura sperato) che Fazio non riuscisse a ripetersi su Discovery. Cioè che la sua forza fosse l'essere in Rai e che figuriamoci se un Papa lo avrebbe seguito su una Tv commerciale. Ieri il conduttore ha dimostrato invece che i suoi grandi ospiti sono merito suo e dei suoi contatti, non certo della Tv di Stato. 

Lo smacco e la frecciata di Littizzetto

Uno smacco per viale Mazzini che difficilmente potrà digerire la prova di forza di ieri, e che con Sanremo e alcune strane regole, aveva cercato di mettere in ombra la stagione di quest'anno del programma di Fazio esule sulla Nove. Per esempio con il divieto per i cantanti vincitori di farsi intervistare da altri canali per i tre giorni successivi al Festival. 

Fiorello a Viva Rai 2 e la battuta sul Papa da Fazio

Fiorello stamattina all'alba ha fatto ridere come suo solito commentando i fatti del giorno e i giornali e ovviamente non ha potuto che non scherzare sulla presenza di Bergoglio a Che tempo che fa: "Non è bello che il Papa vada dove ci sono molti soldi, in queste Tv private, dovrebbe stare con gli ultimi, i disgraziati, quelli che non hanno più nulla, Rai 2 esatto". 

Fazio intervista Papa

L'intervista al Papa 

Lei si sente solo? Soprattutto quando fa delle scelte che provocano reazioni di dissenso di una parte della Curia romana o nell’episcopato o in alcuni fedeli? Penso per esempio alla recente nota del Dicastero per la Dottrina della Fede sulle benedizioni che lei ha approvato che prevede di benedire anche coppie irregolari e anche coppie dello stesso sesso…

Sì, dici vero, quando prendi una decisione, c’è un prezzo di solitudine che tu devi pagare e delle volte le decisioni non sono accettate, ma la maggior parte delle volte, quando non si accettano le decisioni, è perché non si conosce. Io dico, quando a te non piace una decisione, vai a parlare e dì i tuoi dubbi e porta avanti una discussione fraterna. Il pericolo è che una cosa non mi piace e me lo metto nel cuore e così divengo una resistenza e faccio delle conclusioni brutte. Questo è successo con queste ultime decisioni sulla benedizione a tutti. Il Signore benedice tutti, tutti, tutti. Il Signore benedice tutti coloro che sono capaci di essere battezzati, cioè ogni persona. Ma poi le persone devono entrare in colloquio con la benedizione del Signore e vedere cosa è la strada che il Signore gli propone. Ma noi dobbiamo prendere per mano e aiutarli ad andare in quella strada, non condannarli dall’inizio. E questo è il lavoro pastorale della Chiesa. Questo è un lavoro molto importante per i confessori. Io sempre dico ai confessori: voi perdonate tutto e trattate la gente con molta bontà come il Signore ci tratta a noi. E poi se tu vuoi aiutare la gente, poi puoi parlare e aiutarli ad andare avanti, ma perdonare tutti. In 54 anni di prete che io ho – questa è una confessione – 54 anni che sono prete, io sono vecchio! In questi 54 anni ho negato soltanto una sola volta il perdono, per la ipocrisia della persona. Una volta. Sempre ho perdonato tutto, ma anche dirò con la consapevolezza che quella persona forse ricadrà, ma il Signore ci perdona. Aiutare a non ricadere o a ricadere meno, ma perdonare sempre. Un grande confessore, che ho fatto cardinale nell’ultimo concistoro, è un uomo di 94 anni, un frate cappuccino dell’Argentina. E lui è un grande perdonatore, come diciamo noi, “manica larga”, perdona tutto. E una volta è venuto all’episcopio quando io ero arcivescovo lì e mi ha detto: “Senti Giorgio, io ho questo problema, io perdono troppo e delle volte mi viene la sensazione che non sta bene” - E cosa fai Luigi? – Vado in cappella e chiedo perdono al Signore: “Signore scusami, ho perdonato troppo – Ma senti sei stato tu a darmi il cattivo esempio!”. Questo è vero, noi dobbiamo perdonare tutto perché Lui ci ha perdonato. Lui ci ha dato questo cattivo esempio.

Se vuoi saperne di più sulla benedizione alle coppie gay clicca sul nostro reel su Instagram

Sulla riforma secondo lui più urgente della Chiesa. La riforma dei cuori, per tutti i cristiani. Le strutture vanno conservate, cambiate, riformate secondo la finalità.

E questo io – oso dire – che può anche essere una cosa meccanica – nel buon senso della parola – ma le strutture vanno sempre aggiornate, usiamo questa parola positiva: cambiare per aggiornare. Ma il cuore va riformato tutti i giorni, cambiare il cuore. Questo è un lavoro di tutti i giorni. Quando noi sentiamo nel cuore qualche cattiveria, l’invidia per esempio, quel vizio giallo, così mi piace chiamarlo, che rovina tutti i rapporti. Dobbiamo pentirci e cambiare il cuore continuamente e stare attenti a cosa succede nel mio cuore per cambiare. Cambiare e poi cambiare le strutture, le strutture vanno cambiate perché la storia va avanti. Le cose che andavano bene il secolo scorso adesso non vanno bene. Ma la vera libertà è cambiarle, perché non sono cose assolute in sé stesse ma relative al momento storico.

Su cosa invece non cambia mai. Incominciamo dal Signore. Lui è l’Eterno, ma siccome il Signore ha cuore, cambia pure qualcosa, va cambiando, si dice che cambia l’atteggiamento, è un modo di dire, perché è tanto buono che è capace di avvicinarsi alle nostre debolezze e cambiare forse una condanna in un perdono, questo è il Signore. Ma la lealtà, la rettitudine di intenzione, queste cose non cambiano, o sei onesto o non sei onesto, gli atteggiamenti morali in astratto non cambiano, nel concreto cambiano a seconda delle situazioni.

Sul tema dei migranti e l’incontro con Pato, il padre della piccola Marie e marito di Matyla, morte di fame e sete mentre attraversavano il deserto fra Tunisia e Libia. Col problema dei migranti c’è tanta crudeltà, nel trattare questi migranti, nel momento in cui escono da casa loro fino all’arrivo in Europa. C’è un libro molto bello, piccolino, si legge in poche ore, “Fratellino” “Hermanito” in spagnolo, lo scrisse un migrante, che ha speso 3 anni per venire dalla Guinea in Spagna, ha scritto questi 3 anni di schiavitù, le sofferenze, le torture, questo fa la gente presa da questa mafia, che li sfrutta. È venuto a vedermi l’altro giorno, perché adesso lavora in Spagna, per ringraziarmi di aver parlato del suo libro. Ma tutta una vita, come quella di Pato, che ha perso la moglie, la figlia, e tanti altri… L’altro giorno c’era un altro caso di una persona torturata, i delinquenti avevano chiesto una bella somma per lasciarlo libero; così succede nelle coste libiche. Grazie a Dio abbiamo trovato il benefattore che ha pagato e lui è arrivato. I migranti sono trattati tante volte come cose, penso alla tragedia di Cruto, lì davanti, annegati. Ognuno ha il diritto di rimanere a casa o di migrare; è vero che in questo momento in Europa sono 5 i Paesi che ricevono i migranti, Cipro, Grecia, Malta, Italia, Spagna. Non chiudete le porte, per favore! Alcuni di questi Paesi non fanno figli, hanno bisogno di manodopera, in alcuni di questi Paesi ci sono villaggi vuoti. Una bella politica della migrazione aiuta anche i Paesi sviluppati, dobbiamo prendere il problema dei migranti nelle mani, togliere tutte queste mafie che sfruttano i migranti e andare avanti, risolvere il problema sia della necessità delle persone e dei Paesi e dell’immigrazione; migrare è un diritto, rimanere in patria un altro diritto. Bisogna rispettare ambedue. Una politica, a capo di un governo molto importante in Europa, una volta ha detto che il problema dell’immigrazione africana si risolve in Africa, aiutare a sviluppare l’Africa perché non abbiano la necessità di venire. Il problema dei migranti è molto importante, se voi avete un po’ di tempo leggete questo libro, ‘Fratellino’, è la storia dura dell’immigrazione.

Sul perché chiede spesso di pregare per lui. Perché io sono peccatore e ho bisogno dell’aiuto di Dio per rimanere fedele alla vocazione che Lui mi ha dato. Ognuno ha la propria vocazione e deve portarla avanti, tu hai la tua e fai tanto bene la tua professione, che nasce dalla vocazione del cuore. Il Signore mi ha chiamato a fare il prete, il Vescovo. Come Vescovo ho una responsabilità molto grande nei confronti della Chiesa, riconosco le mie debolezze, per questo devo chiedere le preghiere, che tutti preghino per me affinché sia rimasto fedele nel servizio del Signore, che non finisca in un atteggiamento di pastore mediocre che non si prende cura dell’ovile. Il pastore è in mezzo al gregge per sentire l’odore del gregge, il Papa deve conoscere com’è il gregge. Il pastore è dietro il gregge, per aiutare, andare avanti, a volte per lasciare che il gregge col fiuto cerchi nuovi pascoli. Il pastore invece è davanti per guidare. Per questo ho bisogno di preghiere, perché io non manchi di essere pastore, il Signore ci ha chiamati per essere pastori di popolo e, mi piace dire, non chierico di Stato. Non un Monsieur l’Abbé de l’Ecole Française.

Su come immagina il volto di Dio quando prega. Uso immagini del Vangelo, mi piace immaginarlo come un papà generoso che riceve il figlio che se n’è andato, ha speso una fortuna e torna ferito. Lo riceve. Dice il Vangelo che il figlio aveva preparato un discorso, ‘Papà, ho peccato contro il Cielo, contro di te’, ma il papà con un abbraccio quasi non l’ha lasciato parlare. A me piace pensare il Signore con questo abbraccio, Quando io vado a dire: “Ma, ho fallito in questo…” mi piace pensarlo, con la mano che mi fa così, e mi dice: “Ma vai avanti, vai avanti, continua ad andare avanti”. Il Signore che ci spinge ad andare avanti, che non si scandalizza dei nostri peccati, perché Lui è padre, e ci accompagna. Lui dà per scontato che siamo peccatori. Il problema è suo, se accompagnare i peccatori o mandarli all’inferno subito. Lui sceglie di accompagnarci. Per questo ha inviato suo Figlio, per accompagnarci, il Signore ha inviato suo Figlio nel mondo non per condannarlo ma per salvarlo. Così dice la liturgia.

Su quanto sia difficile immaginare allora l’inferno. Sì, è difficile immaginarlo. Quello che dirò non è un dogma di fede ma una cosa mia personale: a me piace pensare l’inferno vuoto, spero sia realtà!

Se ha in previsione un viaggio in Argentina e se è preoccupato per il suo Paese. Sì, mi preoccupa perché la gente sta soffrendo tanto. È un momento difficile per il Paese. È in piano la possibilità di fare un viaggio nella seconda parte dell’anno, adesso c’è un cambio di Governo, ci sono cose nuove e anch’io ho degli impegni. Ad agosto devo fare un viaggio in Polinesia, dopo si farebbe in Argentina, se si può fare, ma io vorrei andarci… 10 anni sta bene, va bene, posso andarci.

Il primo ricordo materiale pensando a casa sua in Argentina. La prima cosa sono i nonni. Siamo in cinque, mamma ha avuto il secondo figlio quando avevo 13 mesi. Ancora ero un bambino da accudire. I nonni abitavano a 40 metri, la nonna veniva al mattino, mi portava a casa sua, passavo tutto il mattino, pranzavo con loro e poi mi riportava a casa. Questo è un bel ricordo e questo è il motivo per cui la mia prima lingua non è stato lo spagnolo ma il piemontese, perché loro parlavano piemontese.

Su cosa gli fa paura. Qualcosa sì, mi fa paura. Alcune cose mi fanno paura. Ad esempio questa escalation bellica mi fa paura, questo portare avanti passi bellici nel mondo, uno si domanda come finirà, con le armi atomiche adesso che distruggono tutto, come finiremo, come l’arca di Noè? Questo mi fa paura, la capacità di autodistruzione che oggi ha l’umanità.

Su cosa lo fa ridere o sorridere. La tenerezza dei bambini mi fa sorridere. E poi i nonni, sono i miei coetanei, mi piace parlare con i nonni, hanno saggezza. Non dimenticare queste due capacità che dobbiamo avere, parlare coi bambini, ascoltarli, farli ridere, e coi nonni, ascoltare le loro storie. Qualcuno dice: “Ma sono noiosi, sempre raccontano lo stesso…” Ma sono storie di vita, questo aiuta pure”.

Se è d’accordo con chi dice che senso della vita sia imparare ad amare. È un modo di dire e una grande verità, si può riassumere che il cammino della vita è imparare ad amare, amare di più. C’è tanta gente che ha dato esempio di amore eroico, che li ha portati alla morte, dare la vita per gli altri. Mi piace questa formulazione”.

Un messaggio finale: Grazie per averci guardato in questo dialogo, per essere vicini; vi chiedo di pregare per me, perché io vada sempre avanti, perché io non fallisca nel mio dovere. Ma per favore, pregate a favore, non contro, grazie!

15/01/2024