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Gabriella Pession: “Credo nel sovrannaturale. Grazie alla Porta Rossa sono riuscita a elaborare il mio lutto"

"Credo che esista una dimensione spirituale, che alla morte del corpo sopravviva un’energia e una coscienza": l'attrice, protagonista della serie tv di Rai2 con il fantasma di suo marito interpretato da Lino Guanciale, si racconta

Foto Ansa

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Stasera vedremo se suo marito, cioè il fantasma di suo marito, riuscirà finalmente a varcare “La porta rossa”. Quella linea di confine che da tre stagioni tiene incollato il commissario Cagliostro (Lino Guanciale) alla vita anche se è tecnicamente morto perché non vuole lasciare lei, Anna Mayer, sua moglie, impersonata da Gabriella Pession. Gran finale dunque su Raidue della serie di Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi che, a buon diritto, può essere annoverata tra le fiction più innovative della televisione pubblica. Un mix di amore, mistero, poliziesco e sovrannaturale in un unico racconto. Dove protagonista è anche la città di Trieste. Nell’ultima puntata si dovranno dipanare i numerosi misteri rimasti ancora insoluti oltre a dare finalmente pace all’anima di Cagliostro.

Dunque, Gabriella, sei contenta di liberarti finalmente dello spirito di tuo marito?

“Sono contenta che la serie sia piaciuta agli spettatori e che abbia portato ottimi ascolti al secondo canale che è una rete un po’ in difficoltà ma coraggiosa. E sono contenta che il pubblico si sia fidato di un gruppo di lavoro importante, guidato dal regista Gianpaolo Tescari e ovviamente da Lucarelli, che è riuscito a realizzare un percorso così innovativo”.

Credi nella “porta rossa”?

“Credo che esista una dimensione spirituale, che sopravviva un’energia, una coscienza alla morte corporea e soprattutto la testimonianza di quello che ciascuno è stato che si tramanda per generazioni”.

Come coltivi la tua dimensione spirituale?

“Sono nata e cresciuta cattolica, però la spiritualità che cerco io è la connessione con il prossimo, con la Terra, una comunione che trascende da noi stessi”.

Durante la prima stagione della serie è mancato tuo papà: recitare in una fiction “soprannaturale” è stato in qualche modo catartico?

“Il nostro lavoro ha sempre qualcosa di catartico, ha a che fare con la psiche e l’elaborazione delle emozioni, per cui recitare in una serie che parla della perdita di una persona amata mi ha certamente colpito ed emozionato. Penso che nella vita non ci sia mai un caso e forse il mio personaggio è stato ancora più vibrante perché riecheggiava il dolore personale che stavo vivendo”.

L’ultima stagione della “Porta rossa” ha segnato anche il tuo ritorno sulla televisione italiana dopo alcuni anni passati a Los Angeles con tuo marito, l’attore irlandese Richard Flood impegnato sul set di “Grey’s Anatomy”.

“Sono stati anni formativi ma anche molto duri. Non è facile vivere a Los Angeles, è una città alienante, gelida, un non luogo, è difficile entrare in contatto con le persone. L’industria audiovisiva non ha alcun paragone con quella italiana, è avanti anni luce, è un grande business. Però mi è mancata moltissimo l’umanità di noi italiani, la nostra leggerezza, un valore aggiunto inestimabile. Ho cominciato a stare meglio quando ho smesso di cercare l’Italia a Los Angeles”.

E poi vige un soffocante politically correct…

“Assolutamente. Una volta su un set mi era caduto il microfono e il microfonista era terrorizzato all’idea di rimettermelo sul petto per timore che fosse accusato di toccarmi. Abbiamo dovuto aspettare la costumista per farmelo aggiustare. Il rispetto è doveroso, ma ci sono dei limiti alle follie”.

Ti sei trovata in America nel momento dell’assalto al Campidoglio dei sostenitori di Trump.

“Mi ha fatto paura, sembrava di vivere in un film dell’orrore. E’ una società violenta, un paese arrabbiato, aggressivo, mi terrorizzavano le sparatorie nelle scuole”.

Però a Los Angeles, durante il Covid, hai avuto più tempo per dedicarti a te stessa.

“Si, ho fatto yoga, meditazione, cominciato a dipingere. Ho imparato soprattutto a vivere nel presente, a fermarmi, a godere della pause non come momenti morti ma come momenti di nutrimento, a lasciare andare il controllo, il perfezionismo e le aspettative dell’ego. A comprendere che quello che mi rende felice ce l’ho già. E questo l’ho imparato stando ferma”.

Avevi problemi di controllo?

“Si, sono sempre stata rigida, meticolosa, troppo seria. Adesso lo sono un po’ di meno, mi diverto di più e paradossalmente sono diventata anche più creativa”.

Come ti diverti?

“Con la mia famiglia, mio marito e mio figlio Giulio di otto anni: stare in casa, cucinare, fare sport, fare la spesa, viaggiare con loro. A me non interessa la mondanità, mi diverto con le piccole cose”.

E fai anche molto sport.

“Canottaggio, yoga e cammino. Mi piace stare all’aperto. Lo yoga ti riporta al centro, fuori dal corpo per fare bene al corpo”.

Tuo figlio come ha preso il passaggio dagli Stati Uniti a Roma?

“Ho cercato di farglielo vivere in maniera meno traumatica possibile, mantenendo il contatto con gli amici che aveva là. E comunque è un grande arricchimento per lui. Ha già vissuto in Italia, in America e andiamo spesso dai nonni, i genitori di mio marito, in Irlanda. Ma adesso vogliamo mettere radici a Roma”.

Però l’anno prossimo dovrete andare anche in Nuova Zelanda.

“Si, andremo a trovare mio marito che dovrà girare la seconda parte di una nuova serie. Noi siamo cittadini del mondo. Io sono italo-americana nata in Florida ma mi sento italiana al cento per cento”.

Sei stata co-conduttrice di Sanremo nel 2009. Cosa consigli alle tue colleghe che lo saranno la settimana prossima?

“Il Festival è come una bolla, un’esperienza divertente ma anche chiusa lì. Non l’ho mai visto come una celebrazione della carriera ma come un’esperienza divertente e interessante. Consiglio alle mie colleghe di viverla con leggerezza, come una grande festa”.

Ora usciranno al cinema tre film di cui sei protagonista.

“A febbraio per l’anniversario dei 70 anni della nascita uscirà il film dedicato a Troisi “Da domani mi alzo tardi” tratto dal romanzo di Anna Pavignano che io interpreto. Nei prossimi mesi arriveranno “La seconda chance” con Max Giusti e “Una commedia pericolosa” con Enrico Brignano”.

01/02/2023