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Anche Gramellini va via e la Rai resta senza "parole". Un altro addio, dopo Fazio e Annunziata. Ecco dove andrà

La Rai continua a perdere pezzi: dopo l'addio del conduttore di "Che tempo che fa", di Luciana Littizzetto e di Lucia Annunziata, anche il vicedirettore del Corriere della Sera lascia la Tv di Stato. Per lui ci sarebbe un contratto pronto a La7

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La Rai resta senza “Parole”. E un po’ anche il pubblico della tv di Stato mentre assiste allo sgretolamento della terza rete e di pezzi importanti del servizio pubblico televisivo. Dopo l’addio di Fabio Fazio e di Luciana Littizzetto, costretti ad andarsene dal silenzio assordante rispetto a qualsiasi ipotesi di rinnovo del contratto, dopo l’addio di Lucia Annunziata che ha dichiarato di non condividere “nulla dell’operato dell’attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi e in particolare sulle modalità di intervento sulla Rai”, è ora il momento di Massimo Gramellini.

Uno spazio di approfondimento e racconto

Il vicedirettore del Corriere della Sera che da anni è padrone di casa del programma “le Parole”, un appuntamento fisso del sabato sera su rai3, infatti ha deciso di lasciare la Rai. A quanto riferisce Il Giornale pare che per lui ci sia già un contratto pronto a La7. Di certo comunque la Rai perde un’altra voce importante dell’approfondimento giornalistico e del racconto della società che aveva saputo ritagliarsi uno spazio di libertà di pensiero e di garbo. Che comunque ci fosse qualcosa che non andava lo si era capito fin dalla fine dell’ultima puntata quando salutando il pubblico Gramellini non aveva dato nessun appuntamento in autunno ma anzi aveva fatto un discorso più simile a un addio.

Il discorso che lasciava presagire l'addio

“Consentitemi di ringraziare la tanto bistrattata Rai perché, al di là e al di sopra dei giochi e degli appetiti di potere, dei quali è oggetto dal giorno della sua nascita, questa azienda è piena di lavoratori, tecnici e dirigenti straordinari. E noi abbiamo avuto la fortuna di lavorare con molti di loro. Un grande dirigente Rai del passato una volta mi disse che il servizio pubblico non consiste nell'avere tutti i racconti della realtà dentro lo stesso programma, ma nella possibilità di scegliere tra più programmi che raccontino la realtà in modo diverso. Ogni spettatore, pagando il canone, finanzia non solo la propria libertà di scelta, ma anche quella degli altri. Paga l'edicola in cui poi ciascuno va a leggersi il giornale che vuole. Noi ambiamo a essere uno di quei giornali. Le Parole non sono un'arena dove ci si scontra all'ultimo sangue. Assomigliamo di più a un gruppo di amici che si ritrovano il sabato sera per raccontarsi la settimana, scambiarsi delle opinioni, farsi quattro risate e, se capita, un pianto”. Un gruppo di amici che ora si ritroveranno da qualche altra parte e che lasceranno la Rai più povera di voci e colori.

31/05/2023