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Maria Grazia Cucinotta sbotta: "A noi del Sud ancora danno dei terroni. Del giudizio degli altri non mi frega nulla"

L'attrice: "Io adoro l'America perché è senza pregiudizi e anche nel cinema c'è meritocrazia. Qui c'è ancora il cinema di serie A B e C"

 

Foto Ansa e Instagram 

di Redazione

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"Io sono Alfonsina, una bidella in prepensionamento... ma una bidella sui generis, fan di Pasolini per intenderci. Una donna, che vive in un mondo tutto suo, che parla coi genitori morti e ha una serie di strani rituali, come se le persone non morissero mai.  Una notte fa un sogno e le appare la Madonna del paese dicendole che deve essere ritrovata perché è stata portata via...
Comincia così un viaggio visionario, di Alfonsina e di tutti coloro che le stanno intorno". Maria Grazia Cucinotta l'11 aprile torna nelle sale con "Gli Agnelli possono pascolare in pace" scritto e diretto da Beppe Cino, in concorso al Bif&st 2024 la pellicola è stata presentata in prima mondiale a Bari.

La commedia

Possiamo definirla una commedia d'autore e il tema portante è quello dei confini, dei pregiudizi e dell'integrazione: "La mentalità della gente è il confine più insormontabile" afferma l'attrice intervistata da Tgcom24. E spiega meglio: "I veri confini sono quelli mentali, che creano barriere e pregiudizi e limitano te stesso e quelli che ami. I confini insormontabili sono proprio la mentalità della gente e il potere. Le persone pensano di essere "arrivate" e si sentono superiori agli altri. Non esistono diversità, siamo tutti uguali. Una mente non aperta e il peggior male della società. Ma la mentalità è difficile da cambiare"

Il film

"Vengono toccati tanti temi, uno in particolare è quello dell'emigrazione e dell'integrazione. Non a caso la Madonna parla con accento straniero e nel film ci sono tanti stranieri. I pregiudizi sono ancora moltissimi, si sente ancora dire ovunque che lo straniero arriva e ti ruba il lavoro, ti porta via tutto. Ma il fatto è che sono proprio loro ad accettare tutti quei lavori che altri non vogliono fare. Ci sono stranieri e stranieri, non si può fare di tutta l'erba un fascio. Beppe Cino ha dato una lezione di vita con questo film, facendo capire, che chi arriva in Italia fugge da condizioni disagiate. Nessun lascerebbe il proprio paese se stesse bene". 

Il rapporto col Sud

"Me lo porto nel dna. Quando si è ragazzini del Sud lo si vede come una punizione, poi giri il mondo e ti rendi conto di quanto si era fortunati, che il Sud era un vero e proprio paradiso terrestre: gente col cuore grande, buon cibo, c'è tutto. Ci fosse anche il lavoro nessuno se ne andrebbe. A prescindere da tutto comunque dobbiamo ritenerci tutti fortunati di essere italiani. L'Italia è bella tutta. Ma il Sud mi dà tanto dal punto di vista umano". Ma è sempre terra di confine? "Molte cose sono cambiate, ma c'è ancora molta strada da fare, anzi prima di tutto bisognerebbe fare le strade, per andare al Sud ancora c'è molto disagio. No la questione meridionale non è per nulla risolta. Ancora si è presi in giro e chiamati terroni perché del Sud". 

Bilancio professionale

"Lavoro da 38 anni tre quarti della mia vita. Quindi ho smesso di pensare alla mia vita professionale. Sono molto soddisfatta di quello che ho fatto. Ma non guardo gli altri come traguardo. Ho imparato a fare scelte diverse per la mia vita, per divertirmi per costruire qualcosa che mi fa felice, non per essere giudicata. Del giudizio degli altri non mi frega nulla, mi interessa il pubblico, non quelli dell’ambiente".

 

22/03/2024