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Sanremo, la guida per boomer: chi sono Alfa, il Tre, Maninni e gli altri 'sconosciuti' per chi ha più di 40 anni

Mini guida per chi non vuole apparire vecchio di fronte ai concorrenti del festival che sono fra i più ascoltati dai giovanissimi

Foto Ansa e Instagram

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Certo Fiorella Mannoia, certo i Ricchi e Poveri, certo Il Volo, certo Loredana Bertè e tanti altri nomi a prova di noi boomer, anzi boomerissimi. Ma, quando Amadeus al Tg1 di domenica alle 13,30, in due diverse tornate, ha letto i nomi dei 27 primi partecipanti al Festival di Sanremo 2024, i big non i tre giovani che arriveranno successivamente, ci siamo imbattuti in nomi sconosciuti o quasi, se non a coloro che hanno figli adolescenti o giovanissimi per cui quei nomi – che a noi sembravano qualcosa di simile ad acronimi, codici fiscali, aziende di traslochi, nomi di banchi del mercato, riferimenti botanici, varie ed eventuali – sono notissimi.

Novità ed esclusi

E allora, fra i 27, ci si imbatte fra gli altri in Geolier, La Sad, Il Tre, Alfa, Fred De Palma e Maninni. Ripeto: tutti big, esattamente come Big Mama che almeno big lo è davvero, almeno dal punto di vista semantico.
E i nomi di questi sei che abbiamo scelto sono ancora più stupefacenti per noi boomer, anzi boomerissimi, alla luce soprattutto delle esclusioni filtrate nelle ore successive all’annuncio di Ama: a parte i Jalisse, con la loro ventisettesima esclusione consecutiva, che ormai è un autonomo genere, letterario, non ci sono Marcella Bella, nemmeno Arisa per il rammarico di tutti noi che avremmo voluto candidarci a fidanzati, Michele Bravi, Al Bano, Patty Pravo, Ermal Meta e Fabrizio Moro, che avevano vinto insieme e sono stati esclusi da soli, Francesco Gabbani, Alexia, Malika Ayane, Alan Sorrenti e i Calibro 35, Zero Assoluto e Bresh.

Gli sconosciuti ai boomer

Insomma, è rimasta a casa tanta dell’argenteria di famiglia della canzone italiana, compresa una fetta del palmares delle edizioni precedenti, ma invece ci sono i sei “sconosciuti”, ovviamente sconosciuti a noi. E allora andiamo a conoscerli uno per uno, a scoprire cosa c’è dietro i loro strani nomi.

La Sad

Dei La Sad si è parlato moltissimo in questi giorni, fra bambole gonfiabili, indignati speciali e analisi dei testi, ma qui ci limitiamo al racconto di chi sono questi tre ragazzi che si sono incontrati a Milano. Il primo, Theo, cantante e chitarrista bresciano, era membro di un gruppo metalcore, ma anche di un duo trap, che non è propriamente la stessa cosa. Il secondo, Plant, è un rapper di origine pugliese, che a Milano significa milanesissimo, mentre Filks è un cantante veneto emo punk. Per loro, il feat più noto, ma anche “una tantum”, è stata un’esibizione live con JAx in “Domani smetto”. E qui siamo alla necessità della traduzione della traduzione, nella difficoltà non solo di individuare chi siano i “La Sad” ma anche cosa siano il metalcore e l’emo punk, ma per i più boomer, boomer elevati a potenza, anche la trap e il rap. Dal canto loro precisano: “Non è punk, è La Sad”.

Il tre

E poi diciamolo, sono un po’ strani questi per noi anzianotti. Perché, nella lingua italiana “La Sad” sarebbe singolare femminile, ma sono tre maschi, mentre “Il Tre” non sono tre, ma solo uno. Che è un rapper che si chiama Guido Luigi Senia, ha ottenuto un discreto successo discografico negli ultimi anni, e ha preso una menzione speciale al Premio Lunezia di Aulla “per il suo valore musical-letterario”.  Anche nel suo caso è possibile trovare delle collaborazioni, con altri ex sconosciuti in qualche caso tornati sconosciuti: Briga, Junior Cally, Mostro e Vegas Jones. Insomma, fra questi Il Tre è nettamente il più famoso, tanto da avere un contratto con la Warner.  Con anche un tormentone di Spotify, “Bella Guido”, al suo attivo.
Ed è bello il racconto del nome del gruppo, dedicato alla sua famiglia, composta per l’appunto da tre persone: «Da quando i miei genitori hanno capito cosa voglio fare e come voglio farlo, mi lasciano molta libertà e di questo sono contento perché ai tempi della scuola non era così: a casa c’era un’aria pesante, mio padre era fissato con la scuola e avevo difficoltà a uscirne. Starei a casa fino a 50 anni. Fino a quando posso, me la godo».

Alfa

Alfa, in verità, in questa compagnia, c’entra meno degli altri. Perché negli ultimi mesi ha raggiunto la grande notorietà fra i ragazzi, amatissimo dalle giovanissime, ed ha riempito il Forum di Assago poche settimane fa.
Nato e cresciuto a Genova, Priaruggia, dove fin da ragazzino faceva battaglie freestyle e si faceva portare dal papà a fare tutte le rap battle in programma a Genova ed è diventato famosissimo fra i ragazzi grazie a “Chiara Ferragni”, “un pezzo divertente e satirico, scritto con due tra i miei migliori amici, diventato virale e condiviso dalla stessa Ferragni e persino da Macklemore, il mio cantante preferito”. Ecco, lì è la svolta, questa storia di Macklemore grazie al quale tantissimi ragazzi, anche genovesi, addirittura in qualche caso compagni di scuola di Alfa, hanno conosciuto bene Alfa.
Il resto l’ha fatto “Bellissimissima”, tormentone della scorsa estate sulle note del quale, dal vivo, chiamava una fortunata ragazza sul palco.
Fra i primi a festeggiarlo, sui social è stato Alessandro Morgante, professore allora al King, dove ha studiato. E non è un caso che il nome d’arte di Andrea De Filippi, venga proprio dalla prima lettera dell’alfabeto greco, lingua che lui ama.

Fred De Palma

Fred De Palma fa parte dello stesso gruppo di Alfa, quelli già semifamosi: trentaquatrenne, si chiama Federico Palana, è di Ceva, a soli 26 chilometri ed altrettanti minuti di strada da Carcare, in Val Bormida – due paesi di confine, il primo in Piemonte, provincia di Cuneo, il secondo in Liguria, provincia di Savona – e ha firmato una serie di tormentoni estivi, solitamente in coabitazione con una ragazza ispanica bella e con la vocina sottile. Cambia il titolo, cambia la partner, ma a volte nemmeno quella, e sostanzialmente la canzone è sempre la stessa, orecchiabilissima: “D’estate non vale” con Ana Mena, “Il tuo profumo” con Sofia Reyes, “Paloma” con Anitta, “Un altro ballo” sempre con Anitta, “Melodia criminal” con Ana Mena, “Una volta ancora”, di nuovo con Ana Mena…E “Extasi” è sostanzialmente il riassunto di tutto questo. 
Sul viso ha tatuata una palma. Che è il marchio di fabbrica di un maniaco del reggaeton.

Maninni

E la carrellata si chiude con lo sconosciuto più sconosciuto Maninni, che, per dire, è l’unico di questi che non ha nemmeno la pagina di Wikipedia. Anzi, addirittura, la pagina risulta “protetta e non può essere creata”, segno che è prenotata ma che per ora non lo conoscono nemmeno lì.
Ma, come dice il fatto che abbia scelto il suo cognome come nome d’arte, Maninni, ventiseienne barese, è il rappresentante della scena Indie quest’anno a Sanremo, insieme a Gazelle, nel cocktail perfettamente dosato di Amadeus. Ad “Amici”  nel 2016 non riuscì a superare l’esame per arrivare al serale, ma un po’ alla volta – lavorando sulla scena barese – è cresciuto fino ad arrivare alla finale di Sanremo Giovani nel 2022, dove Amadeus si innamorò artisticamente di lui e poi al concertone del Primo Maggio.
E proprio piazza San Giovanni e l’Ariston non sono mai stati così simili come grazie a questi sei “sconosciuti”.

Geolier

Geolier è un rapper napoletano ventitreenne, all’anagrafe Emanuele Palumbo, che ha iniziato a circolare anche nel mondo “mainstream” grazie a produzioni o feat – cioè collaborazioni, nel dizionario delle traduzioni dalla lingua millenial all’italiano – con Sfera, Guè, Shiva, Lazza, ma anche Anna Tatangelo, Roshelle, Gigi D’Alessio, Emis Killa, Jake La Furia, Rocco Hunt, Enzo Avitabile, Giorgia, Marracash e molti altri pronti a entrare a buon diritto in questa carrellata di “sconosciuti” (a noi). “Chiagne” con Lazza è forse la sua canzone più nota, un po’ per la produzione di Takagi e Ketra, che significa non essere più off, un po’ perché era sul palco del Concertone del Primo Maggio quest’anno e già essere presentato da Ambra davanti a centinaia di migliaia di persone in piazza San Giovanni, un po’ perché una sera il Tg1 delle 20 gli ha dedicato un servizio, che per il nuovo corso pop del direttore Gianmarco Chiocchi è come essere completamente sdoganato davanti al mondo.

 

07/12/2023