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"Se non smetto di bere muoio": Il Cile si mette a nudo e racconta il dramma dell'alcolismo

L'artista ha affidato un lungo sfogo sulla sua dipendenza dall'alcol ad un post condiviso sui social. "La mia condizione è dipesa solo da me...", dice in video successivo in cui ringrazia tutti per la vicinanza ricevuta. Poi lancia anche un appello : "Sono contro il proibizionismo ma i ragazzi vanno educati alle sostanze che esistono”

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La sua croce si chiama alcol. Lorenzo Cilembrini, in arte il Cile, si confessa sui social e il suo racconto lascia il segno. Ha la stessa leggerezza di un pugno allo stomaco. “Se non smetto di bere muoio", dice senza mezzi termini. L'autore di hit come "Cemento armato" o "Maria Salvador" con J-Ax, affida a un post il suo malessere e non mancano i commenti e i messaggi di solidarietà. Molti sono di colleghi e altri personaggi del mondo dello spettacolo.  "La mia condizione è dipesa solo da me...", ci tiene a precisare il Cile in un video successivo in cui ringrazia tutti per la vicinanza ricevuta.

Poi lancia anche un appello a favore dei più giovani: "Sono contro il proibizionismo ma i ragazzi vanno educati alle sostanze che esistono. Se ci fosse un organismo scolastico che affrontasse la cosa, tante situazioni non dico che si risolverebbero ma verrebbero alleggerite".

La sua malattia dovuta all'abuso di alcolici, si legge, è la pancreatite acuta. La sua schiavitù dall'alcol gli è costata quasi la vita. Ha subito un ricovero due anni fa e i medici adesso glielo hanno detto chiaro. Gli hanno dato un ultimatum: “Non toccare più alcol". Questo "se non voglio morire", scrive Lorenzo.

E proprio per questo com'è evidente, il talentuoso cantante, accanto al suo lungo post, piazza due immagini: un quadro che raffigura un cimitero e una bara piena di bottiglie di alcol e una sua foto in ospedale. Un modo efficace probabilmente per esprimere il proprio stato d'animo. Per avere un monito, straziante ma efficace, davanti agli occhi.

La prima volta che ho bevuto? “Avevo quindici anni - afferma - mi ricordo bene: notte di ferragosto sulla spiaggia del mare adriatico di Torrette di Fano e mezzo litro di “limoncé” caldo che vomitai dopo pochi minuti, il giorno dopo promisi a me stesso che non avrei più bevuto. Non è andata esattamente così".

Il motivo di questa situazione? “Credo che il motivo primario del mio alcolismo sia la timidezza mista all’insicurezza: ho sempre usato gli alcolici per abbattere quella barriera di incapacità comunicativa e terrore del giudizio altrui che mi porto dentro dall’adolescenza. In più sono un alcolista atipico: sono un “binger (chi fa delle pazzie, chi fa baldoria, ndr). Posso stare settimane senza bere ma quando bevo posso andare avanti anche due giorni e continuativamente”.

Il post continua. “Due anni fa, in estate, ero a Garda con una ragazza che ha alimentato a dismisura il mio lato autodistruttivo. Poi a Gardaland, da quanto avevamo bevuto, ci addormentammo durante le torri gemelle (vi giuro è vero), tornati in hotel continuammo mentre lei sì limitò, dopo cena finimmo in un bar dove il proprietario mi propose la sfida di bere un beverone gigante con praticamente una bottiglia di Jeagermaister dentro. Mi ricordo di essermi risvegliato in ospedale, mentre tentavo di strapparmi il catetere e con la dottoressa che intimava la ragazza alimentatrice della mia autodistruzione di bloccarmi, se avesse voluto ancora avere una vita sessuale con me. Il referto fu: “pancreatite acuta”, uscito di lì ressi tre mesi all’incirca da sobrio poi ricominciai a bere quando e come volevo. Per due anni interi, con i soliti casini che ne conseguono professionalmente, nella sfera umana, in quella dei sentimenti, in quella della pace interiore. Nella vita in tutte le sue sfaccettature, insomma. Sabato 31 agosto 2023, mi è stato detto che (se non voglio morire e sebbene le mie canzoni spesso non ispirino euforia vorrei ancora scriverne un po’) non dovrò più toccare alcool a vita. Ed anche se può sembrare stupido è surreale, quando il dottore mi spiegava tecnicamente di pancreas e cronicità, usando tutti termini che mi rimandavano al mondo ospedaliero, io mi sentivo liberato da un peso enorme”.

Tutto questo dice il Cile nel suo poster e nessuno può restare insensibile a quest'urlo di dolore. A questa necessità di confessare la sua fragilità. “Perché scrivo qui queste cose? Perché vorrei spiegare ai ragazzi che ogni sostanza va immaginata come un elastico che fai allungare con il pollice e il polpastrello delle tue mani, puoi tirarlo tanto, anche tutta la vita, ma potrebbe succedere che un pollice ed un polpastrello cedano, e più l’avrai tirato, più dolore sentirai nell’altra mano. Non abbiate paura di chiedere aiuto se vi sentite schiavi di qualunque sostanza, siamo umani e finché non siamo sottoterra abbiamo diritto a stare il meglio possibile”.

Grazie Cile. Grazie per il coraggio e per le parole destinate ai giovani. Possono risultare preziose. E avanti così. Tanti ti hanno già espresso solidarietà. Da Paola Turci a Frankie Hi-Nrg, a Ermal Meta e altri vip che, insieme a tante persone comuni, urlano "Forza Lorenzo, ce la farai”.

05/09/2023