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Dieci minuti di applausi per Sorrentino. La rivelazione assoluta è la bellissima Celeste Dalla Porta

La sua Parthenope, nome antico di Napoli, è un viaggio cronologico ed esistenziale. Ma è anche la sua prima protagonista femminile, magnetica in questo inno alla libertà femminile e alla vita

Foto Ansa e Instagram

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CANNES. Un'ovazione. Oltre dieci minuti di applausi. Parthenope, il nuovo film di Paolo Sorrentino (uscirà il prossimo autunno), in corsa alla Palma d’Oro al Festival di Cannes, meraviglia e stupisce, ma è ancora l’ulteriore summa, di contenuto, estetica, del suo cinema, questa volta con una novità importante (nell’immaginario costruito in tanti anni, film e serie) lo sguardo di un personaggio femminile. La sua Parthenope, nome antico di Napoli, è un viaggio cronologico ed esistenziale, profondo e di formazione, che comincia nel 1950, attraversa gli anni ‘70, e arriva fino ai giorni nostri, precisamente nel 2023, nel descrivere la propria crescita, gli incontri rivelatori, da uno scrittore (Gary Oldman), a un professore (Silvio Orlando), con altre donne (Isabella Ferrari e Luisa Ranieri), le esperienze, anche dolorose. Proteggendo la sua giovinezza, si prepara al passare del tempo, nella concretezza dell’esistenza, sogna, immagina e ci conduce nella scoperta di tutto ciò.

Chi è Parthenope?

La ritroviamo a 18 anni, bellissima e affascinante, divisa tra sogni, ipotesi di fare l’attrice (non accadrà), e gli studi in Antropologia, a cui è portata (lo saranno in maniera determinate), fino maturità, la fase adulta, a cui arriva senza rimpianti. Consapevole, conscia, malinconica, nel tornare dopo 40 anni nella città mai dimenticata. Ed è una storia in cui immergersi, farsi travolgere con cura e attenzione, grazie ovviamente alla debuttante Celeste Dalla Porta (leggi qui chi è ), che da sola, ed è questa la sorpresa, incredibile, riesce a reggere questo ritratto affascinante, conturbante, pieno oltremodo di mistero. “Il film”, ha detto Sorrentino, “è un ritorno a Napoli. Parla d’amore di donne, di amori proibiti, tabù, di primi amori, paterni, mancati. Cercavo la miglior interprete possibile, lei aveva tutte le caratteristiche che mi servivano, sa recitare, possiede una straordinaria capacità di muoversi negli accenti, e di passare nelle età, a 18, come a 35 anni, senza artifici”. Chi è Parthenope? “Nella prima parte coincide con la città, diventa il suo sguardo più critico, poi arriva una fase di disincanto. È donna libera, spontanea, che non giudica, è riflesso della libertà in cui ha vissuto”.

Celeste Dalla Porta è magnetica

Sorrentino crea così un racconto epico, intrigante, sulla lunghezza della vita, retto da una figura magnetica in grado di narrare lo scorrere del tempo, la consapevolezza a cui (soprattutto le donne) c’arrivano nei momenti cardine. Parthenope vaga tra cose concrete ed astratte, miti reali e fantasticati, promesse mantenute e tradite, risposte giuste e domande sbagliate (ma quali sono alla fine?), tra memorie da custodire, trainanti dalla canzone di Riccardo Cocciante, Era già tutto previsto, e di Gino Paoli. Sento grande affinità con questo personaggio, aspetto del vedere, che riguarda il mio lavoro, sento una grande affinità in generale, rispetto ai rapporti. Il trauma è la vita in sé, il difetto è la vita”.

Un'altra Grande bellezza

“Se da un lato La grande bellezza è la storia di un sguardo disincantato sul mondo, Parthenope è invece lo sguardo incantato dal mondo, sono totalmente opporti, ma hanno in comune una struttura narrativa di un personaggio-Caronte che ci conduce all’interno di alcuni mondi lo aveva Jep Gambardella, lo ha qui Parthenope. Lei rappresenta Napoli, in quanto entrambe sono un mistero, indefinibili, soprattutto quando è giovane, e scopre gli strumenti per andare in scena”. Parthenope ci regala il Sorrentino che amiamo, in un inno alla bellezza umana, alla libertà di una donna, e alla vita.

22/05/2024