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Walter Veltroni: "Io, Lucio Dalla e questa foto che ho scelto, in parte, di censurare"

Il ritrovamento "miracoloso" di una bobina andata perduta, una lunga amicizia e la storia inedita di una canzone diventata leggendaria, "Caruso": Veltroni in veste di regista svela Lucio dalla: "Un uomo libero che se ne fregava"

Intervista Veltroni Dallamericaruso

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“Qui dove il mare luccica e tira forte il vento, 
su una vecchia terrazza davanti al golfo di Surriento,
un uomo abbraccia una ragazza dopo che aveva pianto.
Poi si schiarisce la voce e ricomincia il canto”
 
Il racconto di un brano, Caruso, divenuto leggendario, e di una tournée negli USA, altrettanto mitica. Un ritratto colmo di affetto, sincero, che delinea la storia di un artista, di un uomo, a 80 anni dalla sua nascita. “La storia di Lucio Dalla nel suo momento più bello” afferma Walter Veltroni, regista e sceneggiatore di Dallamericaruso. Il concerto perduto, in arrivo sul grande schermo, in anteprima domenica 19 novembre al Pop Up Cinema Medica 4K di Bologna, e il 20, 21 e 22 novembre nelle sale, distribuito da Nexo Digital. Una vera chicca, cui si accompagna anche un album, Dallamericaruso - Live at Village Gate, New York 23/03/1986 (Sony Music), dal 20 novembre in digitale e dall'1 dicembre in formato fisico. 

E anche la storia di un uomo davvero libero, come dimostra la foto nel manifesto del documentario, inedita, scattata da Ambrogio Lo Giudice, tra le voci del film, allora responsabile delle riprese del live newyorkese. Dalla nudo, di spalle, in albergo, le braccia spalancate, quasi ad abbracciare la Grande Mela, con tutti i suoi grattacieli: “Quando Ambrogio me le ha mandate, in mezzo a tante altre, sono rimasto folgorato. E temo che ci siano anche degli integrali… , scherza Veltroni. Ho pensato che non c’era nulla di meglio di quell’immagine per raccontare quel che avevo visto e conosciuto di Lucio: lui così com’era. Persino in quella peluria c’era la storia della sua vita, davanti allo skyline americano. La foto continuava verso il basso ma l'abbiamo ridimensionata”.

 

Foto Ansa e locandina del film

Un’amicizia nata negli anni ‘70

Sono ben 37 anni gli anni che ci separano da questo concerto, eppure ci vibra dentro con una potente attualità -prosegue Veltroni, che conobbe Dalla e ne divenne amico negli anni ‘70. "Abbiamo avuto la fortuna di avere a disposizione questo materiale che racconta Lucio nel suo momento artistico più fecondo; il ritrovamento delle bobine del video girato al Village Gate è merito di un collezionista cinefilo di Civitavecchia, che le ha recuperate da un rigattiere di Faenza. A dirlo così sembra quasi di essere in un film di Nanni Moretti -scherza l’autore-. Abbiamo integrato la bellezza della sua musica, rigenerata sia nell’immagine sia, e soprattutto, nel suono. L’abbiamo accompagnata contestualizzandola, raccontando la nascita di Caruso, ma anche l’origine e lo svolgimento di quella gioiosa tournée effettuata all’epoca negli Stati Uniti, a bordo di quello che venne ironicamente ribattezzato “Bus Springsteen”.

Il viaggio a Sorrento

Veltroni e la troupe sono andati a Sorrento, dove Dalla ebbe l’ispirazione per la composizione di un brano che è entrato nella storia della musica mondiale. “Abbiamo ritrovato i luoghi nei quali lui ha maturato la convinzione, forse l’illusione, poetica che è alla base del testo -sottolinea il regista-. Abbiamo ascoltato chi gli raccontò per primo la leggenda che accompagna gli ultimi giorni della vita di Caruso. Abbiamo riportato nella stanza in cui Lucio scrisse il brano la ragazza che allora assistette a quella creazione, Angela Baraldi. In questa parte del documentario, che si alimenta anche di una versione inedita del brano girata da John Turturro, abbiamo viaggiato in una dimensione poetica, quasi di fiaba. Più realistico il racconto del viaggio americano, con le testimonianze dei protagonisti principali, a cominciare dagli Stadio, che lo accompagnavano nel concerto. Concerto che si svolse in uno dei templi del jazz, il Village Gate. Lì Lucio era come un bambino in una pasticceria. E in quel concerto si sente tutta la profondità di Lucio Dalla, dei suoi testi e di una cultura musicale infinita”.

Cominciò tutto nell’estate dell’86

Un percorso a ritroso, per l’appunto, che parte nell’estate del 1986, quando Dalla, in compagnia di alcuni amici, sta attraversando il golfo di Sorrento con la sua barca Catarro. Al Village Gate di New York ha appena registrato con gli Stadio un album live destinato a chiamarsi Dall’America, cui manca però ancora una canzone inedita: quando la sua imbarcazione ha un guasto e deve fermarsi a Sorrento, Dalla trova alloggio al Grand Hotel Excelsior Vittoria, e gli viene data la camera dove, nel 1921, aveva soggiornato Enrico Caruso. Ed è proprio qui che, come ricorda la stessa Baraldi, il musicista compone al pianoforte un brano che racchiude la sua creatività e la migliore melodia della tradizione napoletana e italiana: “Una canzone epica -sottolinea Walter Veltroni-, perché Lucio era costantemente affascinato da tutto ciò che viaggiava nello spazio tra la realtà e la fantasia. Ho sempre pensato che fosse il più felliniano tra i protagonisti della canzone d’autore”. Ed è così che il disco cambia nome e diventa “DallAmeriCaruso”, il suo album più famoso, che venderà 38 milioni di copie. “Aver ritrovato e rigenerato questo evento- aggiunge Veltroni - significa “eternalizzarlo”, consegnarlo alla storia nella sua integrità. E spero che nelle sale in cui questo concerto verrà proiettato le persone cantino, lo applaudano, lo vivano. Questo lavoro di scavo è nato da un affetto vero; Lucio era un fuoco d’artificio con una vena di malinconia. Gli ho voluto molto bene, e questo è un modo per testimoniare la riconoscenza nei confronti di questo meraviglioso genio”.

Interviste e curiosità inedite

Ad arricchire il documentario ci sono curiosità e testimonianze di persone che sono state vicine a Dalla. Tra questi, oltre ad Angela Baraldi, Gino Castaldo, critico musicale convinto che Caruso sia la canzone più autobiografica dell’artista e che il soggiorno al Grand Hotel Excelsior Vittoria, nella stessa stanza che ospitò il tenore, abbia innescato in Lucio un processo di identificazione; Lidia e Guido Fiorentino, proprietari della struttura, ricordano l’arrivo del musicista nell’estate dell’86; e c’è poi Antonino Galano, concierge dell’albergo, che consegna a Dalla le chiavi della stanza di Caruso; Angelo Leonelli, ai tempi cameriere del ristorante La Scogliera di Sorrento, è colui che raccontò a Dalla la vicenda della giovane allieva di Caruso e degli ultimi giorni di vita del tenore; intervengono anche Ambrogio Lo Giudice, regista, sceneggiatore e produttore che nell’83 fondò con Lucio la “Futura Film”, specializzata in videoclip, tra cui Vita, Attenti al lupo e Canzone, che firmò le riprese del concerto al Village Gate; Ricky Portera e Gaetano Curreri degli Stadio, la storica band di Dalla da metà anni Settanta in poi.

Il vero Dalla

Oltre a ciò, Veltroni ha tenuto a porre in evidenza il desiderio di lasciare perfettamente intatta l’interpretazione di Dalla durante l’esibizione: “Lui gioca, depista, fa credere che sia un brano, mentre poi è un altro; ci tenevo che le persone potessero partecipare a questo gioco, e che quel tempo di attesa, l’improvvisazione che lui faceva prima, fosse rispettata esattamente come lui la voleva. Anche qui si tratta di un senso di rispetto, di riconoscenza e di amore per Lucio Dalla”.

17/11/2023