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Lunetta Savino, da professoressa di sesso orale alla fiction per famiglie: "E questo è il bello"

La definiscono la "Meryl Streep italiana" e lei si svela senza filtri, anticonformista e sicura di sé: "Per noi traditori l'arrivo del cellulare è stata una sciagura"

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Sicura di sé, autoironica, consapevole del suo talento e decisamente anticonformista. Lunetta Savino, la “Meryl Streep italiana” come è stata ribattezzata da alcuni giornali per l’incredibile eclettismo ma anche perché “mi dicono che le somiglio”, è una delle intervistate di Francesca Fagnani che esce meglio dalle forche caudine di “Belve”. E a regalare aneddoti spassosi destinati a rimanere.

Dovevo bere due gin tonic prima di entare in scena

Come quello sul ruolo di insegnante di sesso orale del "centro sperimentale di pompinologia" che dovette sostenere nello spettacolo "Prova orale per membri esterni": “Avete capito che prova ho dovuto affrontare? Ci ho messo due mesi se decidere se farlo o meno, ero terrorizzata. Alla fine ho deciso di buttarmi. Se non si fossero accorti di me neanche così… Invece se ne accorsero. Bevevo due gin tonic prima di entrare in scena, non dovevo assolutamente pensare a quello che stavo andando a fare. Era proprio una lezione su l'argomento della fellatio. Un argomento molto forte, ma trattato con eleganza e ironia. Il mio personaggio mostrava le varie tipologie: quello segato, il doppio 69, il simplex. Si partiva sempre da un disegno alla lavagna. O da una spesa che dovevi portarti, mi arrangiavo con un po' di ortaggi per fare la spiegazione e mostrare come si faceva. È stato il periodo più divertente della mia vita”.

Il successo travolgente e l'addio faticoso

Quel ruolo che le costò tanti patemi fu però il ponte che le permise di arrivare al grande successo popolare perché a vedere lo spettacolo ci andò pure un dirigente Rai che le propose di entrare nel cast di “Un medico in famiglia”. Lunetta Savino interpretava Cettina, la domestica pugliese di casa di nonno Libero (Lino Banfi): "Capite? da insegnante di sesso orale a Cettina: ma questo è il bello del mio lavoro".  E il successo per tutta la serie e per i suoi protagonisti fu immediato e travolgente: “Già alla seconda serie mi dissero che non mi sarei più dovuta preoccupare più di rimanere senza lavoro”. Lunetta Savino però dopo cinque stagioni decise di andarsene perché, come spesso capita agli attori che hanno molto successo con un ruolo, temeva di rimanerne schiacciata. “me ne resi conto a teatro quando ripresi proprio il ruolo della professoressa di sesso orale. Dalla sala sentii una voce che urlava: “Ma nonno Libero che dice?”. In quel momento capii che non lo avrei più potuto fare”. Ma la decisione di lasciare la fiction campione di ascolti di Rai1 arrivò qualche anno dopo e fu comunque difficile trovare un suo spazio con ruoli diversi: “Ho fatto fatica. Se fai la caratterista ti associano sempre a quella cosa lì”. Poi però la carriera di Lunetta Savino ha preso il volo, tra teatro, tv e anche cinema, anche se “il cinema non dà molto spazio alle donne, la televisione sì”. 

I baci? Un tormento. Il migliore Emilio Solfrizzi

Come attrice ha dimostrato di saper sostenere qualsiasi ruolo, comico o drammatico che sia, ma ha confessato di sentirsi a disagio nelle scene d’amore. “Meno male che non ho dovuto mai fare scene erotiche. Non sopporto i baci in scena. Massimo Ghini poco prima di un ciak in “Raccontami” me ne chiese uno vero. Emilio Solfrizzi il più bravo, Enrico Brignano il peggiore: “Ma i comici non sanno fare queste scene”.

Che disastro l'arrivo del cellulare per noi traditori

Lunetta Savino ha parlato anche della sua vita privata e pure in questo caso è andata controcorrente ammettendo serenamente di aver tradito molto volte: “Sono stata più traditrice che tradita. Mi dispiace, ma succede. Da giovane dopo un po' mi annoiavo e tendevo a incrociare qualcun altro. Questi tradimenti avvenivano verso la fine della storia. Tendenzialmente sono una traditrice, sono stata beccata per colpa del telefono. L'arrivo del cellulare per noi traditori è stato un disastro”. E confessa anche una trasgressione giovanile: “Mi è capitata una cosa a tre”.