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Se sei figlia di un campione ma un difetto fisico scatena il bullismo. La forza e la trasformazione di Camilla Mancini

La figlia dell’ex calciatore e ct della Nazionale, Roberto Mancini, racconta come ha superato ansia e depressione causate dal bullismo provocato dalla sua paresi facciale

di Redazione Milleunadonna

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Per anni ha tenuto i capelli sul viso per nasconderlo, per proteggerlo da occhi invadenti e lingue taglienti. “Finalmente provo piacere nel legarmeli, mi faccio una bella coda”, dice oggi Camilla, figlia dell’ex calciatore ed ex ct della Nazionale Roberto Mancini. In una lunga intervista del Corriere della Sera, la 28enne ricorda gli anni in cui è stata vittima di bullismo e come ha superato il trauma. “A scuola mi schernivano per il mio difetto al viso e mi nascondevo: ora spiego che la diversità è valore”. I capelli servivano infatti a nascondere l’asimmetria originata da una paresi facciale con cui è nata.

Mancini: un cognome pesante

«Oggi sto imparando ad accettarmi, ho scritto due libri, incontro i ragazzi nelle scuole e finalmente anche il mio cognome mi pesa di meno». Perché durante l’infanzia e l’adolescenza non c’era solo il fardello della “diversità”, ma pure l’esigenza di confrontarsi con la popolarità di un padre leggenda del calcio e allenatore della Nazionale. “Ma i genitori sono stati il mio grande sostegno”, afferma Camilla che, oggi, con quel cognome importante ha fatto pace.

Il libro di Camilla Mancini

Il percorso dalla sofferenza alla consapevolezza è fra i temi toccati nell’ultimo libro della giovane scrittrice “Libera di essere me” (Mondadori), in cui racconta la sua storia “iniziata a 7 anni quando in apparenza eravamo uguali ma in realtà no”. Il primo giorno di scuola per la piccola Camilla segnò un bivio dal quale non poteva tornare indietro: “Fino a quel momento quando mi guardavo nello specchio io vedevo Camilla e basta. Ma da quel giorno ho preso a guardarmi con l’occhio degli altri”. Uno sguardo che sa diventare cattivo come solo i bambini sanno essere. “Ricordo che una volta dovevamo sedere tutti in circolo. Uno si alzò e mi disse: no, tu no, tu sei diversa… Non puoi giocare con noi”. E poi le domande più feroci: “Ma perché hai la bocca così?”

La diversità e la perfezione

Da allora la piccola Camilla si è sentita davvero diversa e questo l’ha portata a isolarsi e a nascondere il viso. Non solo: “Sono cambiata anche dentro, perché ho cominciato a voler rasentare la perfezione in tutti i campi, come a compensare un viso imperfetto”. E in questa sua ricerca, non ha aiutato l’essere figlia di un campione: “Posso dire che qualche volta ho desiderato chiamarmi in qualche altro modo più anonimo - dice Mancini - perché l’essere figlia di uno degli sportivi italiani più famosi al mondo non solo non ha aiutato, ma mi ha messo addosso una pressione ancora maggiore: proprio perché ero la figlia di Roberto dovevo essere impeccabile, non potevo rappresentare l’eccezione in una famiglia così famosa”.

L’aiuto di mamma a e papà

Così sono arrivati attacchi di panico e disturbi alimentari: “Mi dicevo inconsapevolmente: se non posso avere un viso perfetto, allora avrò un corpo senza un difetto”. Fondamentale è stata la presa di coscienza di avere bisogno d’aiuto: “C’è voluto molto tempo, un percorso in cui naturalmente mi sono fatta aiutare, ma ci tengo a dire che i miei genitori in questo sono stati importantissimi. Da mio papà ho imparato il senso del dovere e del sacrificio, da mia mamma (Federica Morelli, da cui Roberto è separato, ndr) il senso della cura e della protezione”.

Padre e figlia

Un sostegno, quello fra padre e figlia, che è stato reciproco: Camilla, infatti, è stata di grande aiuto al padre quando si è trovato ad attraversare momenti difficili, come la mancata qualificazione al Mondiale in Qatar. “Quella sera l’ho chiamato e gli ho detto che sono fiera di lui. Sì, anche nelle sconfitte per me lui resta un campione, perché bisogna accettare anche questo. Io sono stata molto male, però quel dolore oggi lo sento parte di me, mi ha fatto conoscere meglio chi sono e cosa voglio. Anche quanto valgo”.
Oggi, però, le parti si sono invertite ed è Roberto Mancini a fare il tifo per sua figlia. In un post sui social qualche mese fa ha espresso tutta la sua ammirazione per il coraggio della figlia che ha fatto della lotta al bullismo un progetto di vita. “Libri, incontri nelle scuole, iniziative sociali. Questa è la mia strada”. E all’orizzonte c’è pure un romanzo “Sei una farfalla”, che sarà disponibile in libreria da ottobre.