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Decriminalizzare il "sex work", la proposta dei Radicali per riconoscere il lavoro sessuale. Il fatturato annuo in cifre

La proposta dei Radicali: rimuovendo tutti i divieti, le sanzioni e gli ostacoli normativi che si abbattono su un'intera categoria di persone, riconoscendo il sex work come professione

Decriminalizzare il sex work la proposta dei Radicali per riconoscere il lavoro sessuale Il fatturato annuo in cifre

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Si può essere d'accordo o meno ma è sotto gli occhi di tutti che la prostituzione esiste e sopravvive come le droghe, a qualsiasi limitazione legale, da secoli. L'abolizionismo moralista italiano non ha portato a risultati ottimali in quanto a dignità delle donne e tutela della loro salute. Allora che fare, davanti a una normativa che vieta lo sfruttamento ma tollera la pratica, rendendo nella concretezza tutto ambiguo, ipocrita e non regolamentato?

"La proposta di legge dei Radicali Italiani chiede una piena decriminalizzazione del sex work. Rimuovendo tutti i divieti, le sanzioni e gli ostacoli normativi che si abbattono su un'intera categoria di persone e riconoscendo il lavoro sessuale come autonoma e legittima professione".

Cosa prevede la legge attuale e la critica dei Radicali

Secondo i Radicali: "La legge attuale sul sex work ha ottenuto un unico risultato: prendere di mira le lavoratrici e i lavoratori del sesso e rendere le loro condizioni di vita meno sicure. il numero stimato di persone che esercitano nel mondo del sex work supera i 100mila, per un mercato di circa 3 milioni di clienti e un fatturato, secondo il Codacons, che si aggirerebbe sui 3,6 miliardi di euro l'anno. A vendere servizi sessuali sono principalmente donne, ma anche persone trans (attorno al 15%) e uomini (forse il 5%). I clienti sono invece principalmente uomini di ogni età, professione, opinione politica, livello di istruzione e di reddito".

A giugno 2023 avevano presentato in Cassazione una proposta di legge che punta a riconoscere a chi svolge un lavoro sessuale la dignità di libero professionista, con la possibilità di aprire una partita IVA e pagare le tasse. Si sono basati sui modelli adottati in Belgio e Nuova Zelanda.

Superare la legge Merlin del 1958

Secondo la radicale Federica Oneda, si legge in una sua intervista rilasciata su Rolling Stone Italia: "È una norma che deve essere aggiornata e, in alcuni punti, superata del tutto. Non è stata adottata per abolire la prostituzione, che oggi in Italia è comunque tollerata: è possibile offrire servizi sessuali in cambio di denaro, senza essere fermati dalle Forze dell’Ordine o subire un qualsiasi procedimento penale, ma di fatto si tratta di una situazione, entro certi limiti, “tollerata” piuttosto che adeguatamente normata". Spiega Oneda: "La nostra proposta punta a mantenere la criminalizzazione dello sfruttamento e la tratta di esseri umani a fine di prostituzione, rimuovendo però gli altri divieti che la legge Merlin applica al sex work, ossia il clientelismo e, soprattutto, il favoreggiamento, che, oggi punisce anche condotte che, in realtà, puntano ad aiutare chi svolge un lavoro sessuale: pensiamo ai tassisti condannati per favoreggiamento perché colpevoli di avere accompagnato queste persone sul luogo di lavoro, o alle sex worker che condividono un appartamento per un’esigenza molto pratica, ossia abbattere i costi, e che sono state condannate per favoreggiamento reciproco".

Le origini della mobilitazione per riconoscere la professione sessuale

"Nel 1982 - si ricorda - nasceva il Comitato per i diritti civili delle prostitute guidato da Pia Covre e Carla Corso per chiedere tutele, dignità e diritti. Il primo documento si intitolava "Le prostitute rivendicano il diritto all'esistenza" e chiedevano la depenalizzazione dei reati che rendevano loro la vita impossibile. Le lavoratrici del sesso iniziarono a prendersi uno spazio all'interno del movimento femminista, riscrivendo la prostituzione come sex work e definendo il loro femminismo esattamente in virtù del loro utilizzo della sessualità al di fuori dei percorsi tracciati dall'ordine patriarcale (come il matrimonio o la monogamia), "l'essere donne di tutti, e quindi donne di nessuno, e il godere di una libertà sessuale pari a quella degli uomini"".

11/08/2023