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“Giorgia Meloni difende le donne solo a parole”: è polemica sugli spot sessisti, violenti e omofobi

Un emendamento al ddl concorrenza del senatore Lucio Malan, Fratelli d’Italia, vuole abolire il divieto d’affissione di cartelloni pubblicitari sessisti, omofobi o basati su stereotipi di genere

di Redazione Milleunadonna

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Ci sono conquiste civili che, una volta raggiunte, fanno pensare a come mai ci sia voluto tanto per ottenerle. Poi ci sono le voci delle donne che hanno vissuto tempi peggiori e che ci avvisano: non date per scontati diritti come quello all’aborto, al cognome o alla parità salariale. Oggi, infatti, assistiamo alla messa in discussione di un principio che pareva sacrosanto: “il divieto di affissione di cartelloni pubblicitari sessisti, omofobi o basati su stereotipi di genere”. Pare infatti che Fratelli d'Italia si prepari a celebrare il prossimo 25 novembre (Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne”) con la proposta di abolire il divieto.

Scellerato stop divieto a cartelloni sessisti

Immediata la reazione delle opposizioni e delle associazioni in difesa delle donne: "Se la proposta del partito di Giorgia Meloni verrà approvata non ci sarà più il divieto sugli spot dai 'messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi'. In un periodo in cui l'Italia fa fatica a contrastare la violenza maschile contro le donne e ad affermare la piena cittadinanza delle donne riteniamo scellerato e improponibile la cancellazione di norme a tutela dei diritti e contro discriminazioni e contenuti sessisti e violenti". Lo afferma la presidente della Rete Nazionale Differenza Donna Elisa Ercoli in merito all'emendamento al ddl concorrenza del senatore Lucio Malan. 

"Pronte a reazione civile e legale"

"Siamo pronte a preparare una reazione civile e determinata e ad usare tutti gli strumenti legali necessari - sottolinea Differenza Donna - per mettere in discussione tale scellerata azione. Ciò che non può essere accettato è una visione che riporta la minimizzazione della violenza e del sessismo e una sua antica e rinnovata presentazione goliardica. Le immagini che oggettivizzano il corpo delle donne sono invece la cultura che prepara alla violenza perché invece di vedere soggetti si normalizza; il vedere le donne come oggetti disumanizzandole e quindi rendendo difficile una relazione e la reciprocità ma abituando alla unilateralità: io soggetto tu oggetto che è quello che avviene nella violenza".

Educare alla violenza o al rispetto?

Secondo Ercoli, "i corpi… non possono essere oltraggiati oggettivizzati, non sono intrattenimento ma soggetto e invece tutto questo riecheggia il ritorno a prima del 1975, quando c'era un capo famiglia e la disparità era così per diritto". "Chi vuole reintrodurre immagini sessiste sa bene che questo - conclude Ercoli - è lo strumento più potente per 'educare' ad un accesso unilaterale ai corpi delle donne e questo è la violenza".

Fdi difende le donne a parole

E dopo la società civile, si registra la polemica politica. "La proposta di Fratelli d'Italia di cancellare il divieto di affissione di cartelloni pubblicitari sessisti, omofobi o basati su stereotipi di genere è un atto gravissimo e un pericoloso passo indietro per i diritti e la dignità di tutte le persone. È l'ennesima dimostrazione di come la destra, con un colpo di spugna, voglia riportare le nostre città a un passato in cui il corpo della donna era considerato un oggetto da mercificare e gli stereotipi di genere l'unica narrazione possibile", dichiara Fiorella Zabatta, co-portavoce nazionale di Europa Verde e esponente di Alleanza Verdi e Sinistra.

Ritorno a visione retrograda e patriarcale

"In un Paese dove la violenza di genere è una ferita aperta e sanguinante, con un numero di femminicidi che quest'anno ha già raggiunto la spaventosa cifra di 34 vittime - rischiando di superare il totale di 38 del 2025 - la scelta del partito della Premier è ideologica e inaccettabile. Si sceglie di smantellare una norma di civiltà, che non tutelava solo le donne ma contrastava ogni forma di discriminazione, per assecondare la visione più retrograda e patriarcale della società. La Presidente Meloni si riempie costantemente la bocca di voler proteggere le donne, ma i fatti dimostrano il contrario: il suo partito lavora attivamente per smantellare le tutele esistenti, legittimando una cultura tossica che alimenta la violenza e la disuguaglianza. Questa non è libertà d'espressione, è un insulto alle battaglie di civiltà e un tradimento verso tutte le donne", conclude.

“La libertà di espressione non è licenza di offendere”

«Sta crescendo l’indignazione e la mobilitazione riguardo all’emendamento di Fratelli d’Italia al ddl Concorrenza, che mira ad abrogare il divieto sulle strade e sui veicoli di qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi lesivi delle libertà fondamentali. Con questo emendamento il partito di Giorgia Meloni dimostra ancora una volta di non capire la differenza tra libertà e prevaricazione: difendere la libertà di espressione non significa poter offendere, discriminare, umiliare. E neanche permettere che tornino sui cartelloni stradali messaggi omofobi, razzisti o sessisti, cancellando così la conquista delle donne - dopo anni di battaglie - di non essere trattate come merce e proprietà da esibire nelle pubblicità». Così il Senatore del PD Marco Meloni in una nota.