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"Alla fine ho ucciso il drago": il principe Harry vince il processo contro il Daily Mirror. Le intercettazioni era illegali

"Mi è stato detto 'uccidere i draghi ti brucerà', ma alla luce della vittoria di oggi e dell'importanza di fare ciò che è necessario per una stampa libera e onesta, è un prezzo che vale la pena pagare": il trionfo del principe ribelle contro le "intercettazioni telefoniche su vasta scala dal 2006 ai 2011"

 

Foto Ansa e Instagram

di Redazione

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"Sono felice di aver vinto e ucciso il drago. "Mi è stato detto che uccidere i draghi ti brucerà, ma alla luce della vittoria di oggi e dell'importanza di fare ciò che è necessario per una stampa libera e onesta, è un prezzo che vale la pena pagare".

Il principe Harry infatti si è detto felice dopo la vittoria davanti alla giustizia britannica contro l'editore del Daily Mirror, colpevole di aver raccolto illegalmente informazioni sul duca di Sussex

Il motivo della condanna

Le informazioni recuperate dal tabloid infatti sono arrivate tramite il ricorso a intercettazioni telefoniche su vasta scala. 

Un giudice dell'Alta Corte di Londra ha infatti condannato l'editore del Daily Mirror, accusato dal duca di Sussex di aver raccolto "illegalmente informazioni" in relazione a 33 storie scritte negli anni sulla sua vita privata, per avere realizzato "intercettazioni telefoniche su vasta scala dal 2006 ai 2011".

Perché una vittoria parziale?

Il secondogenito ribelle di re Carlo III è stato il primo reale nella storia contemporanea a deporre di persona. La difesa del giornale aveva negato le accuse dicendo che si trattava solo di illazioni.

Ma il giudice Timothy Fancourt, nel verdetto odierno, ha riconosciuto come "provata" la raccolta illegale d'informazioni sul principe almeno su 15 dei 33 articoli denunciati. 

L'indennizzo decretato a Harry pari è a 140.600 sterline, non le 320.000 chieste dai suoi avvocati. Ma comunque un successo. 

Anche quando aveva 11 anni

Il tabloid fece ricorso a intercettazioni illegittime a partire dal 1995 e dal '96, quando il secondo figlio di Carlo e Diana aveva solo 11-12 anni, e poi "in modo esteso e abituale" dal 1998. Con un picco fra il 2006 e il 2011.

L'editore, Mgn (Mirror Group Newspapers) avrebbe anche insabbiato tali pratiche. 

All'esito della sentenza, Mgn ha diffuso una breve nota nella quale "si scusa senza riserve laddove si siano verificati atti illeciti" definiti "storici", assumendosene "la piena responsabilità" e assicurando di aver già dato mandato di pagare il "risarcimento adeguato". 

15/12/2023