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Iran, la rivoluzione delle donne che sfidano anche la morte. Scoppia il caso della giornalista della Cnn

La vicenda di Mahsa Amini, morta dopo l’arresto da parte della polizia morale per una ciocca fuori posto, ha indotto centinaia di persone a scendere in piazza. Tantissime donne iraniane hanno anche tagliato i capelli in segno di protesta. La repressione è però dura: molti i morti, i feriti e gli arresti. Ma le “donne coraggiose” dell’Iran continuano a lottare per la loro libertà

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L’Iran è in tumulto. Le proteste infiammano il Paese. Non solo per le manifestazioni conseguenti all’aumento dei prezzi del carburante. Dopo la morte di Mahsa Amini, 22 anni, seguita all’arresto - il 13 settembre - da parte della polizia morale per non aver indossato correttamente lo hijab, per una ciocca fuori posto, centinaia di persone sono scese in piazza e tantissime donne iraniane hanno tagliato i capelli e bruciato i propri hijab in segno di protesta. La repressione delle forze di sicurezza è però dura. Si parla di 31 civili uccisi dall’inizio delle manifestazioni, secondo quanto affermato dalla Ong Iran Human Rights (IHR) che ha sede ad Oslo.

'Il popolo iraniano manifesta nelle piazze e sulle strade per lottare per i propri diritti fondamentali e la propria dignità umana. E il governo risponde alle manifestazioni pacifiche con le pallottole', dichiara Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore della Ong

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L'ora di rieducazione

Mahsa Amini, giovane curda, di Sanandaj, capoluogo della provincia del Kurdistan nel Nord-ovest del Paese - come recitano le cronache internazionali - era in visita a Teheran ed era stata fermata dalla polizia morale perché non indossava correttamente il velo. Condotta in una stazione per essere sottoposta a un’ora di rieducazione, è deceduta tre giorni dopo in ospedale, dove era giunta in coma. Secondo la famiglia sarebbe morta in conseguenza dei maltrattamenti subiti, per la polizia avrebbe avuto un infarto.

Raisi: 'Incidente'

Per Ebrahim Raisi, la morte di Mahsa Amini è 'un incidente su cui si sta indagando'. Il presidente iraniano lo ha detto nel corso di una conferenza stampa a New York, a margine dell'Assemblea Generale dell'Onu. Aggiungendo che “In Iran ci sono proteste perché c'è libertà di espressione, ma nessuno tollererà disordini e vandalismo'.

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L'accusa del padre

Il padre della ragazza ha tuttavia accusato le autorità di non dire il vero sulla morte di Amini, dichiarando che il corpo della figlia, da lui visto prima del funerale, era completamente avvolto da un telo, tranne il viso e i piedi su cui c'erano lividi. 'Non ho idea di cosa le abbiano fatto', ha detto schiacciato dal suo dolore.  

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Il rifiuto dell'intervista

Raisi intanto si è rifiutato di fare una intervista con Christiane Amanpour quando ha appreso che non indossava il velo. La popolare giornalista della Cnn ha allora pubblicato su Twitter la foto della sedia vuota nella stanza in cui si sarebbe dovuto tenere il colloquio, sempre a margine dell'Assemblea generale dell'Onu a New York.

Peccato perché “sarebbe potuto essere un momento importante per parlare con il presidente Raisi', ha spiegato la giornalista e inviata di guerra di origine iraniana.

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Tanti gesti coraggiosi

Un gesto significativo quello della reporter. Ma, soprattutto, sono tanti i gesti coraggiosi che si susseguono all'interno del Paese islamico, dove moltitudini di donne e uomini stanno lanciando  una sfida senza precedenti al regime. La protesta infiamma le strade e le Università, da Teheran a Isfahan, da Karaj a Mashhad, Rasht, Saqqes e Sanandaj, dove con le donne si mobilitano anche studenti uomini nel nome della ragazza morta. Sarebbero più di trenta – secondo l’Ansa – le città dove si segnalano manifestazioni e dove c’è chi paga con la vita la propria ribellione. Oltre ai morti vengono segnalati centinaia di feriti e arresti di massa. Il sindaco della capitale iraniana ha fatto sapere che tra gli arrestati ci sono anche cittadini di 3 Paesi stranieri.

La protesta e le azioni delle donne

Sono in particolare le donne - come documentano tanti video, spesso commoventi, diffusi sui social - ad alimentare le manifestazioni popolari. Hanno deciso che il limite è stato superato, manifestando la loro rabbia per la morte di Mahsa Amini e puntando a ritagliarsi nuovi spazi politici e di libertà. Significative e dirompenti le loro azioni simboliche, come la scelta, appunto, di tagliarsi i capelli o dar fuoco ai veli e alle immagini dei leader religiosi.

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La solidarietà dell'Occidente

Azioni che in Occidente hanno ricevuto la solidarietà delle istituzioni di molti Stati ma soprattutto di gran parte dell’opinione pubblica che si sente accanto a queste donne coraggiose. E non manca chi ha parlato, per quanto riguarda la repressione delle proteste, di attentato contro l'umanità.

Secondo il governo iraniano, che intanto ha bloccato Instagram e WhatsApp, però, quelle manifestazioni sarebbero alimentate da fonti straniere, con l'aiuto di agenzie di intelligence e ambasciate.

La denuncia dell'ONU

L'Onu nel contempo denuncia la violenta repressione scattata in Iran dopo le proteste per la morte di Mahsa. 'L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ad interim, Nada Al-Nashif, ha espresso preoccupazione per la sua morte e per la reazione violenta delle forze di sicurezza alle manifestazioni che ne sono seguite', si fa presente in un comunicato dell'Alto Commissariato, in cui si chiede un'indagine 'tempestiva e indipendente sulla morte della giovane appartenente alla minoranza curda”.

23/09/2022