“Ho bisogno di morire presto, peggioro e soffro troppo”, l’assurda storia di una malata di sclerosi multipla

Laura Santi affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla annuncia di essersi dovuta rivolgere alla Svizzera perché in Italia le viene negato il suicidio assistito

Laura Santi - Foto Ansa e Associazione Luca Coscioni

di Redazione

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Chi può pensare di sindacare sulla volontà di una donna di smettere di soffrire a causa di una malattia incurabile? Eppure c’è qualcuno che pretende di impedirle l’accesso al suicidio assistito affermando che togliere la vita spetti solo a Dio. E l’imposizione deve valere pure per chi magari in quel dio nemmeno crede. Che una persona debba implorare di morire per smettere di soffrire è un’oscenità il cui rimedio starebbe nelle pieghe delle decisioni della Consulta perché il nostro legislatore in materia è reticente. E pensare che Laura Santi, affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla, si è mossa per tempo e ha avviato la sua domanda alle autorità (Regione Umbria e la Asl di Perugia) tempo fa, quando ancora poteva sorridere dalla sua carrozzina. Lo aveva fatto per non doversi trovare a implorare la morte.

Il racconto che stringe il cuore

E invece le attese e silenzi di anni da parte delle autorità interrogate la costringono supplicare per una morte compassionevole. Ecco il racconto delle sue traversie nelle sue stesse parole: "Sto peggiorando sempre di più" "ho bisogno di morire presto" e "ho quindi preso contatto con un'organizzazione che si occupa di fornire l'aiuto alla morte volontaria in Svizzera". Questo il messaggio che la perugina Laura Santi ha affidato all'Associazione Luca Coscioni. La donna ha avviato l'iter per accedere al suicidio assistito non ancora concluso in attesa di conoscere modalità di esecuzione e l'individuazione del farmaco

“La mia scelta”

"Amici, in questi mesi non ci siamo sentiti ma io sto peggiorando sempre di più" ha scritto Laura Santi. "Sono stata capace di risolvere - ha aggiunto - i miei problemi assistenziali, ho trovato persone che mi assistono validissime, rischiavo di perdere i fondi per l'assistenza e ne sono venuta a capo. Non è dunque questo il motivo della mia scelta. Io ho bisogno di morire presto e il motivo della mia scelta è soltanto il corpo. Tutte le sere il corpo mi parla e mi dice che è ora". "Le giornate stanno diventando sempre più una tortura - ha spiegato ancora Laura Santi -, sia per il caldo che comincia sia i dolori (e ne stanno venendo di sempre nuovi), sia la paralisi progressiva, sia la fatica neurologica. Le giornate si stanno svuotando di tutto a livello di minima attività e partecipazione sociale, sono sempre più un corpo inerte pieno di dolori e da gestire in modo sempre più complicato. Lo dico per me ripeto, non per chi mi assiste: anche ricevere sempre più mani addosso è un continuo strazio". 

La soluzione svizzera che non vorrebbe

Laura Santi ha spiegato che "quello della Svizzera è diventato un orizzonte concreto e obbligato". "Perché - ha sostenuto - la mia regione, l'Umbria, e la mia Asl, Perugia, non mi hanno dato mai risposta sulle modalità pratica per ottenere l'attuazione di quello che è un mio diritto riconosciuto su carta, e confermato dalle visite mediche che riconoscono la presenza delle condizioni previste dalla Corte costituzionale per accedere al diritto al suicidio medicalmente assistito qui in Italia".

Un viaggio calvario per poter morire

"Affrontare la Svizzera per me significa pianificare un viaggio di oltre 9 ore, che saranno anche di più nelle mie condizioni. Per cosa poi? Per andare in un Paese straniero con persone estranee e seguire una procedura che francamente non pensavo di dover subire, perché da novembre scorso io ho il diritto di morire qui. Quello a cui l'inerzia di Regione Umbria mi espone è un calvario che si aggiunge a quello che già affronto ogni giorno con la malattia in progressione. Spero di non doverlo fare. Continuerò fino all'ultimo momento utile, cioè fino al giorno prima di partire per la Svizzera, a battermi per ottenere il rispetto in Italia del diritto che mi è già stato riconosciuto sulla carta. Mi manca un tanto così: è da dicembre che attendo l'approvazione di un protocollo farmacologico terapeutico e le modalità per eseguire la mia volontà. Conto sul vostro aiuto per ottenerlo, e spero che Regione Umbria ponga fine all'ostruzionismo in atto", conclude Laura Santi.

30/04/2025
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