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L'incubo di Marialuisa Jacobelli: quando l’amore non è amore, ma sopraffazione e violenza

Un tormento durato otto mesi quello vissuto dalla giornalista sportiva bergamasca classe 1992, dal 2017 conduttrice tv. Racconta la sua esperienza in un libro e in questa intervista

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“Che cosa faresti se non avessi paura”. E’ questa la frase che Marialuisa Jacobelli  ha tenuto per lungo tempo sul salvaschermo del cellulare. Un monito per sé, una speranza e uno stimolo per tutte. "E’ passato un anno, ormai. C’è voluto un po’, ma sto finalmente recuperando la mia serenità. Non è stato assolutamente facile, ma ora mi sento più forte e più consapevole".

L'incubo di Marialuisa Jacobelli

Un incubo durato otto mesi quello vissuto da Marialuisa Jacobelli, giornalista sportiva bergamasca classe 1992, dal 2017 conduttrice tv, nonché volto noto di Sportmediaset, con un passato professionale anche in Rai e a Dazn: è stata protagonista suo malgrado di un’esperienza drammatica, ossia l’incontro con un uomo maggiore d’età, elegante, galante, pieno di premure, che ben presto ha svelato un lato oscuro, fatto di umiliazioni, minacce, scenate, percosse. Marialuisa ha voluto condividere il suo traumatico percorso e la sua reazione scrivendo il libro Ora sono io. Storia pericolosa di un incontro sbagliato (Rizzoli), nel quale viene stigmatizzata la violenza che le donne subiscono da uomini che non le amano.

Un racconto volto a dimostrare e a far capire che non bisogna avere paura di liberarsi di chi fa del male. «Avevo perso il mio sorriso e, cosa ancora più grave, avevo perso me stessa -confessa l’autrice-. Non riuscivo a perdonarmi; io, che ho sempre fatto della liberta la mia forza, l’avevo persa per una persona meschina, subdola, violenta, manipolatrice. Ci ho messo mesi a prendere la decisione di denunciarlo, perché ogni giorno era una minaccia. Sono stata picchiata, avevo lividi ed ematomi ovunque, mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo più. Finche un giorno ho detto basta. La mia colpa? Mettere foto su Instagram. Perché, mi era stato detto, “sei troppo bella, questa e la tua colpa”».

Marialuisa, perché ha deciso di scrivere questo libro?

«Un anno fa, quando è uscita la notizia che il mio persecutore era stato arrestato, mi hanno contattato tantissime donne e ragazze che mi dicevano di aver paura di denunciare per via delle intimidazioni ricevute e per il timore di ritorsioni. Ho pensato quindi che la mia storia avrebbe potuto rappresentare un aiuto per tutte coloro che non trovano il coraggio di rivolgersi alle autorità competenti. Può sembrare una frase fatta, ma l’unica soluzione che ti può salvare è questa, arrivare a denunciare, sempre e comunque. Lo ribadisco a chi si rivolge a me, e invito a farlo, perché non si può sperare che certi tipi di persone un giorno decidano di cambiare. Non è così, non cambiano. Io l’ho provato sulla mia pelle. Sono l’esempio vivente del fatto che può capitare a tutti; essendo una personaggio pubblico, lavorando in tv, sui social, volevo far sentire la mia voce e far capire che queste cose possono accadere a chiunque, indipendentemente dalle classi sociali. Perciò ho scritto il libro, per far comprendere alle ragazze che non si devono sentire sole".

Nel suo caso, leggendo il libro, pare quasi di aver di fronte una sorta di Dottor Jekyll-Mister Hyde: gentilezza e aggressività, atteggiamenti spiazzanti. Quali sono secondo lei i segnali da cogliere per non cadere nella trappola?

"Quello di cui mi sono resa conto è che noi donne non dobbiamo mai permettere a nessun uomo di manipolarci, di controllarci, di dirci cosa dobbiamo fare o non fare, con chi uscire, come vestirci, se e cosa postare sui social… Anche le frasi più stupide, che potrebbero sembrare dette per scherzo, dovrebbero essere un monito, perché secondo me l’amore è libertà, e quando cominciano a chiedere con chi sei, dove vai, cosa fai, già non va bene. Ci sono persone che tendono a voler controllare la tua vita e ti vedono come un oggetto. Noi donne dobbiamo essere libere e ci devono far sentir libere".

Ha mai avuto la sensazione di non farcela? 

"Se mi guardo indietro mi dico “Marialuisa, come hai fatto?”. Perché sinceramente non so come sono riuscita a gestire il tutto, gli appostamenti, l’ansia, le paure… Però penso anche che noi donne siamo dotate di una forza che spesso neppure noi sappiamo di avere, e che gli uomini non hanno. Abbiamo una capacità di alzarci e di ricostruire incredibile. Io stessa pensavo di non avere la forza necessaria, invece alla fine ho fatto tutto ciò che dovevo, ho trovato il coraggio; quindi, una volta superati il tunnel, il buio, vedi la luce".

Si è fatta aiutare da qualcuno?

"Sì, e lo faccio tuttora. Ho intrapreso un percorso psicologico che continuo, che mi ha aiutato e mi aiuta a gestire gli strascichi, come l’ansia, il panico. A volte è più facile, altre no, ma è una questione di continuare a provarci e imparare a gestirsi".

Lei racconta anche l’episodio di violenza nei suoi confronti: si sente di parlarne?

"Quello che ho sentito è un dolore che non si può spiegare a parole. Era anche fisico, ma non solo: era il dolore di essere stata schiacciata, di non avercela fatta, e che non auguro veramente a nessuno. Però poi ci si rialza, e la cosa più giusta che una donna possa fare è combattere per la propria libertà e non permettere a nessuno di farle del male. Nel mio caso il coraggio mi è venuto a un certo punto: al di là della violenza fisica, non ne potevo più di essere costantemente controllata. Le chiamate, gli appostamenti continuavano, ed era diventato inevitabile per me denunciare, non avevo altre soluzioni".

E’ significativo il titolo scelto per il libro: Ora sono io. Chi è adesso Marialuisa?

"Ora sono io nel senso che mi alzo la mattina con più consapevolezza, sono più cosciente di quello che voglio o non voglio. Mi guardo allo specchio, so quello che ho passato e subito, e so anche che, però, ce l’ho fatta. Uno degli insegnamenti che ho tratto da questa situazione è che le paure bisogna affrontarle".

Lei parla molto delle sue due amiche strette, che l’hanno sostenuta e aiutata. Quanto è importante confidarsi?

"Conta molto, per me è stato fondamentale per non sentirmi definitivamente sola; ma a parte loro, non ne avevo parlato con nessuno. Quel che mi sento di consigliare è chiedere aiuto, aprirsi con la famiglia, soprattutto non isolarsi. Con la mie amiche sono stata molto fortunata, le ringrazierò per sempre perché mi hanno dato una grossissima mano. L’amicizia tra noi era già molto solida prima, e tutto questo l’ha ulteriormente rafforzata".

Ha dei timori ora a fidarsi e affidarsi a un uomo, un’esperienza del genere incide sulle relazioni?

"Sicuramente sì. Ma ho anche capito che sono umana, e quindi devo concedermi i miei tempi. Già prima non ero il tipo che dà fiducia facilmente, però penso ci sia un processo, un percorso che sto affrontando. Sinceramente ora non sto cercando l’amore, ma comunque, quando sarà il momento, arriverà".

04/08/2023