Il matrimonio precoce è una pratica che priva milioni di bambine della loro infanzia, del diritto di scegliere il proprio futuro e della possibilità di crescere in libertà e sicurezza. Si tratta di un fenomeno in cui le giovani vengono costrette a sposarsi contro la loro volontà, violando apertamente i diritti fondamentali riconosciuti a livello internazionale.
Secondo le stime, ogni giorno circa 33.000 bambine nel mondo sono obbligate a contrarre matrimonio prima di aver compiuto 18 anni.
Il problema è particolarmente diffuso in regioni come l’Asia Meridionale, l’Africa Sub-Sahariana e in alcune aree dell’America Latina, dove il matrimonio precoce è ancora percepito come una tradizione accettabile, radicata in antichi retaggi culturali e in logiche economiche che vedono le bambine come un peso per la famiglia.
Nonostante la quasi totalità degli Stati abbia introdotto leggi che vietano il matrimonio minorile, nella pratica queste norme vengono spesso ignorate o aggirate. La mancanza di controlli, unita alla pressione sociale e alla povertà estrema, fa sì che questa violazione continui a essere tollerata in molte comunità, condannando migliaia di bambine a un’esistenza segnata dalla rinuncia ai propri diritti e alla propria dignità.
Cause profonde del fenomeno
Il fenomeno dei matrimoni precoci affonda le sue radici in un intreccio complesso di fattori culturali, economici e sociali che, spesso, si rafforzano a vicenda. Tra le cause principali, la povertà estrema rappresenta uno degli elementi più determinanti: in molte comunità, le famiglie in difficoltà economica vedono il matrimonio della figlia come una strategia per alleggerire il peso finanziario o per ricevere una dote, trasformando così le bambine in merce di scambio.
A ciò si aggiunge il peso di tradizioni patriarcali e retaggi culturali che, da secoli, relegano la donna a un ruolo subordinato all’uomo. In molte società, il matrimonio precoce viene giustificato come un modo per preservare l’onore familiare, controllare la sessualità femminile e assicurare che la ragazza si adegui alle aspettative di una società fortemente segnata dalle disuguaglianze di genere.
Infine, un ruolo significativo è giocato dalla disinformazione. In molti casi, le stesse famiglie non sono consapevoli delle conseguenze devastanti che il matrimonio precoce ha sullo
sviluppo fisico e psicologico delle bambine. Spesso ignorano anche le leggi che vietano esplicitamente questa pratica o non sanno come tutelare i diritti delle proprie figlie in un contesto comunitario dove prevale la pressione sociale.
Le conseguenze dei matrimoni precoci sulle bambine
Il matrimonio precoce non è soltanto una violazione formale dei diritti delle bambine: è un atto che compromette in modo irreparabile il loro sviluppo fisico, psicologico ed emotivo.
Le spose bambine sono inoltre esposte a gravidanze precoci, che comportano elevati rischi per la loro salute fisica. I loro corpi, ancora in fase di sviluppo, non sono pronti ad affrontare una gestazione, con il risultato di un aumento esponenziale dei casi di mortalità materna e infantile. Le complicazioni durante il parto sono una delle principali cause di morte per le adolescenti nei Paesi del Sud del Mondo.
A tutto questo si somma l’elevato rischio di violenza domestica e abusi. Le bambine, spesso sposate con uomini molto più anziani, si trovano in una posizione di completa vulnerabilità, senza alcuna possibilità di difendersi da maltrattamenti fisici, psicologici ed economici. L’isolamento sociale, dovuto alla loro nuova condizione di mogli e madri, le allontana ulteriormente dai coetanei e dalle reti di sostegno esterne.
Un’altra conseguenza drammatica è rappresentata dalla perdita dell’autonomia personale. Le spose bambine smettono di essere considerate individui con diritti e aspirazioni, diventando “proprietà” del marito e della famiglia acquisita. Private della possibilità di scegliere per sé stesse, sono condannate a vivere un’esistenza segnata dalla dipendenza e dalla sottomissione.
L’istruzione: lo strumento più potente contro i matrimoni precoci
Di fronte a una pratica così radicata e complessa come quella dei matrimoni precoci, per invertire la tendenza è importante innanzitutto garantire alle bambine il diritto all’istruzione.
Frequentare la scuola consente infatti di acquisire conoscenze, rafforzare la propria autonomia, sviluppare consapevolezza dei propri diritti e costruire competenze utili per il futuro.
Una bambina che prosegue il proprio percorso educativo ha maggiori possibilità di decidere liberamente del proprio destino, di accedere a opportunità di lavoro dignitose e di partecipare attivamente alla vita della comunità.
In molti contesti, tuttavia, la scuola continua a non essere un ambiente accessibile né sicuro. Le distanze, la mancanza di insegnanti formati, l’assenza di infrastrutture adeguate o la percezione culturale secondo cui l’istruzione femminile non rappresenta una priorità portano molte famiglie ad escludere le figlie dal percorso scolastico, rendendole così più esposte a matrimoni precoci.
Per tale ragione, organizzazioni indipendenti come ActionAid sono impegnate in prima linea per garantire il diritto all'istruzione apportando numerosi interventi in queste aree, grazie a programmi di supporto continuativo come l’adozione a distanza.
Nello specifico, per favorire la frequentazione scolastica delle bambine in molte scuole vengono attivati i cosiddetti Girls’ Club, vale a dire gruppi studenteschi femminili che favoriscono la partecipazione attiva, il dialogo tra pari e la prevenzione di discriminazioni e violenze.
Parallelamente, l’organizzazione favorisce il coinvolgimento delle madri nei programmi di empowerment economico, per consentire alle famiglie di non dover più scegliere tra la sopravvivenza e l’istruzione delle figlie, rafforzando così la loro autonomia.
A queste azioni si affianca un costante lavoro di sensibilizzazione rivolto a leader religiosi, autorità locali, anziani e comunità, con l’obiettivo di trasformare dall’interno le norme sociali che continuano a ostacolare l’accesso all’istruzione e a giustificare il matrimonio precoce.
Storie di riscatto attraverso l’istruzione
Sono tante le storie di bambine e giovani ragazze che, grazie ad ActionAid, hanno potuto sottrarsi al matrimonio precoce nel loro destino e continuare a studiare.
Ne costituisce un esempio Sumona di Dhaka, Bangladesh, che viveva in un villaggio dove l’istruzione non era considerata una priorità. Quando aveva quattro anni, Sumona è entrata in un centro di sviluppo infantile supportato da ActionAid. Lì ha scoperto il valore dello studio e, grazie all’aiuto del personale, è riuscita a iscriversi a scuola nonostante le difficoltà economiche della famiglia. A dodici anni, i suoi genitori hanno cercato di darla in sposa. Ancora una volta, il personale del centro è intervenuto: ha parlato con sua madre, l’ha convinta a rinunciare al matrimonio e ha permesso a Sumona di continuare il suo percorso scolastico. Oggi Sumona studia, partecipa ad attività culturali, conosce i suoi diritti e li trasmette ad altri bambini della comunità. Il suo sogno è diventare avvocato per aiutare chi cerca giustizia.
Un’altra testimonianza è quella che arriva dal Pakistan, dove Savelat è stata costretta a sposarsi quando aveva appena otto anni. Per anni è rimasta in silenzio, senza strumenti per reagire, in un contesto in cui il matrimonio infantile era considerato normale. Il cambiamento è arrivato quando si è imbattuta in un Reflect Centre di ActionAid. In quel luogo sicuro ha trovato la possibilità di raccontare la propria esperienza e, soprattutto, di conoscere i propri diritti. Da quel momento, ha iniziato un percorso di impegno attivo e oggi è un’attivista che lavora per sensibilizzare le ragazze della sua comunità, affinché nessuna debba subire quello che ha vissuto lei.
In Etiopia, Chuchu ha corso il rischio di dover abbandonare la scuola per essere data in sposa. Nella sua comunità, la carenza di insegnanti e infrastrutture scolastiche costringeva molte ragazze a rinunciare agli studi. L’arrivo di un progetto promosso da ActionAid ha cambiato le cose: sono stati formati nuovi docenti, migliorate le aule e resi più sicuri gli ambienti scolastici. Questo le ha permesso di continuare a studiare e di aiutare la madre nei lavori domestici senza rinunciare alla possibilità di costruire un futuro diverso.
Anche Pirimhamedu, in Tanzania, ha attraversato un periodo difficile. Rimasta incinta da giovanissima, è stata costretta al matrimonio e ha subito violenze e isolamento. Per anni non ha avuto alternative, finché non ha avuto accesso a un programma di supporto promosso da ActionAid. Lì ha iniziato a ricostruire la propria autonomia, prendendo consapevolezza dei suoi diritti. Oggi è un’attivista che parla apertamente della propria esperienza e lavora per proteggere altre bambine dal rischio di vivere la stessa condizione.
Queste testimonianze dimostrano che il matrimonio precoce non è un destino inevitabile. Quando alle bambine viene data la possibilità di ricevere un’istruzione, di essere ascoltate e sostenute, possono riscrivere la propria vita e diventare protagoniste del cambiamento all’interno delle loro comunità.