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Miopia, ipermetropia o presbiopia: le lenti non servono più, c’è il metodo Bates

Giorgio Ferrario, direttore della Scuola Bates, spiega come si può arrivare a 70 anni senza diventare presbiti e come ci sia rimedio pure a patologie come le retinopatie

Miopia ipermetropia o presbiopia le lenti non servono più cè il metodo Bates

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Siamo abituati a pensare che di fronte a un deficit della vista come miopia, astigmatismo e ipermetropia, l’inevitabile conseguenza sia la correzione delle lenti (a contatto o quelle degli occhiali). E siamo anche convinti che l’età comporti l’ineluttabile destino della presbiopia e degli occhialini “da vicino”. Per Giorgio Ferrario, direttore della Scuola Bates E.d.V. per insegnanti metodo Bates e autore di vari libri sull’argomento, non c’è niente di inevitabile, gli occhiali possono essere dimenticati e c’è rimedio anche a patologie come retinopatie o degenerazione maculare.

Cosa è il metodo Bates e come funziona?
“Si tratta di una proposta naturale di educazione visiva, e per naturale intendo consono alla natura umana. Il metodo Bates è costituito da una serie di pratiche che si basano sui principi della vista per come la natura ha previsto debba funzionare per gli esseri umani. Il dottor Bates non ha inventato nulla, anziché concentrarsi sui difetti della vista, ha semplicemente osservato come funziona l’intero sistema visivo delle persone che vedono bene e poi ha ideato delle pratiche per mantenere o tornare a quelle condizioni naturali”.

Il dottor Bates ha spostato il punto di vista dall’eccezione alla norma?
“Sì, si è messo a studiare per capire quali fossero le regole del sistema visivo nel suo insieme: occhi, cervello e mente. E ha scoperto che la vista funziona in modo leggermente diverso rispetto a quanto ci si aspettasse. Le neuroscienze infatti dimostrano oggi che, nella funzione della vista, l’apporto degli occhi è solo del 20%, tutto il resto è opera delle vie corticali e di un’elaborazione mentale”.

Insomma vediamo più con la mente che con gli occhi?
“L’80% è frutto del trasferimento dell’impulso che dagli occhi arriva al cervello, dal cervello alla mente. Usando metodiche all’avanguardia per i tempi, Bates faceva sì che le persone non uscissero dal suo studio con un paio di occhiali ma con degli esercizi da fare, con delle pratiche quotidiane e con una comprensione del fenomeno visivo che prima non avevano. Noi lavoriamo su questo piano di intervento, non ci occupiamo degli occhi come educatori. Non usiamo lenti né operiamo correzioni di chirurgia rifrattiva, come fanno i medici oculisti, ci occupiamo di come lo stimolo visivo raggiunge i vari contenitori mentali delle immagini e di come la mente lavora per poterci far vedere ciò che abbiamo di fronte”.

Quali i difetti che possono essere corretti?
“I più comuni vizi di rifrazione come miopia, ipermetropia e astigmatismo. Io stesso ero ipermetrope e astigmatico prima di imparare a mia volta il metodo. E poi si può lavorare anche con patologie come degenerazione maculare, retinopatie”.

Ci sono controindicazioni o casi nei quali è sconsigliato il metodo Bates?
“In caso di trauma esterno è più complesso ma non impossibile intervenire. Possiamo comunque dare degli strumenti e delle stimolazioni che consentano di usare ciò che è rimasto indenne della struttura fisica ed educare cervello e mente ad attingere da lì il massimo delle informazioni possibili. È famoso il caso di Meir Schneider, un collega di San Francisco che nel libro “ La cura naturale dei tuoi occhi” (Macroedizioni) racconta anche la sua storia. Schneider è nato quasi cieco per una cataratta congenita ma dopo una serie di interventi chirurgici ha perso del tutto la vista da entrambi gli occhi. Oggi però ha la patente e guida sfruttando al massimo il residuo ottico. Ha imparato ad elaborare correttamente quel piccolo impulso dall’ambiente esterno fino a riuscire a capire esattamente cosa sta guardando. Non ha una vista perfetta da 10 decimi ma guida senza obbligo di lenti”.

Effetti collaterali?
“In 30 anni mai visto un effetto negativo, nella peggiore delle ipotesi non succede niente”.

Come funzionano gli esercizi?
“Quando non vediamo bene in genere mettiamo una sorta di cerotto, che è la lente, e tamponiamo così il problema. Però manteniamo la causa del problema stesso che è la tensione prodotta dallo sforzo di vedere. Il metodo Bates insegna come togliere ciò che ha causato lo stato di tensione, infiammazione o alterazione derivante dallo sforzo di vedere”.

Lei insiste molto sull’elemento naturale, quindi il difetto visivo arriverebbe perché imponiamo ai nostri occhi qualcosa di innaturale?
“Esatto: la miopia, per esempio, arriva perché noi non siamo nati per stare otto ore a leggere o davanti a un computer”.

La presbiopia sembra però una naturale conseguenza dell’invecchiamento.
“Infatti nell’oftalmologia classica la presbiopia non è inserita fra i vizi rifrattivi perché è la naturale evoluzione dell’occhio umano, come ho scritto nel mio libro " Come guarire dalla Presbiopia" (Macro Edizioni). Tutti sono condannati a diventare presbiti perché il cristallino, che è la lente naturale interna all’occhio, si sviluppa di 0.02 millimetri all’anno e il muscolo cigliare che gli sta intorno col tempo non riesce più a contarlo. Per l’oftalmologia l’unico modo di vedere da vicino è accomodare contraendo il muscolo cigliare per comprimere il cristallino. Ma, innanzi tutto i muscoli possono essere allenati, e poi Bates ha dimostrato che non tutta la capacità di accomodare deriva dalla contrazione del muscolo cigliare: ci sono altri processi che aiutano a vedere ciò che è vicino e che sono esterni agli occhi”.

Sempre la mente e la capacità di elaborare gli stimoli visivi?
“Una buona vista dipende dalla somma di ciò che fisicamente possiamo fare con gli occhi e di come mentalmente elaboriamo gli stimoli. Fra i 45 e i 50 anni la struttura fisica non funziona più come prima, questo è fisiologico. Ma se aumento la capacità di elaborare quanto ricevo dalla componente fisica, quella somma di base può restare inalterata. Quindi stimolando la struttura fisica attraverso pratiche adeguate e il sistema visivo nel complesso per utilizzare al meglio gli stimoli, si riesce a non diventare presbite. Io ho 56 anni e avrei tutto il diritto di essere presbite, e conosco persone che non lo sono ancora dopo i 70 anni”.

Quindi gli occhiali sarebbe meglio non metterli?
“La visione attraverso gli occhiali provoca dei processi fisici che aumentano la rigidità: si muovono meno gli occhi perché si tende a guardare al centro della lente. Se devo guardare qualcosa a sinistra, giro l’intera testa perché altrimenti esco fuori dal centro di fuoco. Questo fa sì che la mia struttura fisica si irrigidisca nel guardare sempre dritto. Non ho più stimoli a muovere gli occhi a destra e sinistra o in alto e in basso. Per porci rimedio serve una sorta di stretching oculare che mi aiuti a mobilizzare l’occhio”.

Quanto tempo al giorno bisogna dedicare a questi esercizi?
“Non si tratta di ritagliare un po’ di tempo e per il resto fare esattamente quello che si è sempre fatto. Questo sarebbe il principio della ginnastica visiva o del visual training. Il metodo Bates funziona in modo diverso perché mi insegna cosa sto sbagliando nel vedere e mi educa ad usare il sistema visivo a lavorare in modo diverso”.

Un esempio pratico?
Le neuroscienze dicono che davanti al computer subiamo una inibizione dell’attività del nervo vago. Il campo visivo si restringe a quello che vedo dentro il computer e la vista periferica è trascurata. Questo comporta cattiva digestione, peristalsi intestinale rallentata, attività cardiaca irregolare. Una sorta di pesantezza alla testa e di rimbecillimento generale. Se anziché tenere la vista concentrata a 60 centimetri dagli occhi, lascio vagare lo sguardo fra la tastiera, lo schermo e ciò che è oltre lo schermo muovendo la testa per usare anche la vista periferica, evito molti problemi. Si tratta di cambiare comportamenti e di portare il metodo Bates nella vita di tutti i giorni facendo le cose che facevo prima ma in un modo diverso”.

17/03/2016