Com’è una campionessa mondiale di atletica quando non corre? Lo racconta Nadia Battocletti, la 25enne trentina vincitrice di due medaglie agli ultimi Campionati Mondiali di Tokyo. In un’intervista al Corriere della Sera parla della sua infanzia, della scelta di correre anche se era brava pure nel tennis, di quella di studiare ingegneria e di praticare la fede musulmana.
Una donna d’argento
Medaglia d’argento olimpica nei 10 mila metri e prima azzurra campionessa europea sulle distanze dei 5 mila e 10 mila metri nella stessa edizione, quella di Roma 2024, Nadia è appena tornata da una vacanza palermitana e «tra poco darò l’ultimo esame, quello di Geotecnica, sono appena stata ad ascoltare l’orale di altri studenti. Voglio arrivare preparata». Battocletti, infatti, è metodica nello sport e secchiona nello studio: «Amo ingegneria, soprattutto la sua capacità di essere sostenibile. Prediligo le architetture in legno, lo studio dei materiali che possono rendere meno costose le costruzioni, la fisica tecnica. Vincere medaglie nello stadio di Tokyo progettato dal grande Kengo Kuma ha reso quei successi più belli».
Il futuro da decidere
Ma non è ancora sicura del suo futuro da ingegnera: «Adesso non lo so ancora, però sono attratta dall’integrazione tra la natura e l’architettura all’interno delle città. Non sono dotata di fantasia o idee strabilianti, mi reputo razionale, portata per i calcoli, l’ingegneria potrebbe essere la mia destinazione futura».
La passione per i risotti
L’atleta racconta con entusiasmo della sua infanzia, della passione per gli studi pari a quella per lo sport, della famiglia mediterranea e al tempo stesso montana, di Cavareno in Val di Non dove è cresciuta, e della passione per i risotti della mamma, cosa che non si direbbe a giudicare dal suo aspetto asciutto: «In verità, quello che mangiano gli italiani. Non seguo restrizioni specifiche, il mio è uno sport di resistenza, perciò devo dare continuamente benzina al corpo. L’asciuttezza sulla linea di partenza dipende dalla tensione e dai tanti allenamenti. Comunque, mi nutro di insalate, pastasciutta, mangio anche tanti dolci. Vado matta per i risotti di mia madre».
Il legame con la madre
Sua madre, Jawhara Saddougui, marocchina, è stata una mezzofondista e a Nadia non ha trasmesso solo la passione per la corsa: «È stato un vero privilegio per me avere un genitore espressione di un’altra cultura, quella nordafricana. Lei ha saputo affrontare sfide con un carattere forte e dolce. E mi ha fatto conoscere a fondo la realtà dalla quale proviene: è la nona di dodici figli, l’unica ad aver avuto una figlia soltanto. Quando andavo dai nonni, a Taourirt, nella provincia di Oujda, mi sembrava un parco giochi stare insieme ai tantissimi cugini».
L’attrazione per la cultura araba
Una cultura, quella araba, che Nadia ha scelto di approfondire a prescindere dagli insegnamenti materni: «Alle Scuole Superiori ho voluto seguire lezioni per migliorare la scrittura e la lettura, i modi di dire in arabo sono infiniti. Sono sempre stata io a scegliere di calarmi in quella cultura, mai ho ricevuto un’imposizione o influenza materna». In questo modo, è stata naturale anche la scelta della religione: Nadia è musulmana praticante. «Una decisione istintiva, naturale. Da bimba ero incuriosita dai dettami della quotidianità religiosa, ad esempio l’abitudine di non mangiare carne di maiale. Mi sono avvicinata sempre di più all’Islam con gradualità e convinzione».
La scelta della regione musulmana
Una fede che, a dispetto degli integralismi e le intolleranze figlie dei nostri tempi, non le ha creato problemi in Italia: «No, piuttosto reazioni intelligenti, volte a capire nel profondo questa scelta. Io penso che dialogo e comprensione possano portare al miglioramento dei rapporti tra le religioni. Bisogna lavorare sulla comunicazione di questo aspetto».
L’incontro con il fidanzato
Nadia ha da poco lasciato la sua casa da studentessa a Trento che divideva con una commercialista: «Non devo più seguire le lezioni, perciò non avrebbe più senso. Veronica non voleva mai uscire a correre con me, ama lo sci di fondo. Mi ha presentato il mio fidanzato, Gianluca Munari, anch’egli sciatore, quindi per me essere la sua coinquilina è stata una fortuna. Il mio fidanzato è una persona responsabile, ha compreso il valore della mia attività sportiva, si sta dimostrando un pilastro fondamentale della mia vita».