logo tiscali tv

"Perché non ha usato i denti?": le sconvolgenti domande alle vittime nei processi per stupro. Le reazioni

Siamo ancora a “Processo per stupro” quarantaquattro anni dopo? La difesa dei violentatori chiama in causa la “mancata reazione" della vittima

Foto Ansa e Instagram

di Redazione

Leggi più veloce

"Perché non ha usato i denti?
Perché non si è divincolata?
Perché non ha urlato?
Perché non era lubrificata?
Lei ha sollevato il bacino?
Come le sono stati tolti gli slip?
Che tipo di pantaloni indossava?"

Queste sono le domande che sono state fatte alla ragazza che accusa di violenza sessuale di gruppo Ciro Grillo, Francesco Corsiglia, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta, nella terza udienza del processo. 

Cosa dice il codice di procedura penale

Art. 499 co.4 c.p.p. "Il presidente cura che l'esame testimoniale sia condotto senza ledere il rispetto delle persone"
Forse basterebbe questa norma di carattere generale per impedire le domandi umilianti, ma poi esistono tutta una serie di disposizioni proprio relative alla persona offesa di violenza sessuale.
Ma il presidente del collegio giudicante, Marco Contu, ha spiegato che "è un processo per violenza sessuale e mi interessa sapere come si sono svolti i fatti".

La posizione di alcune avvocate 

Cathy La Torre: "Davvero siamo ancora fermi a questo livello? Ai 'no' che vanno urlati? Ai genitali che vanno azzannati?". Dario Romano, avvocato della ragazza assieme a Giulia Bongiorno ha definito l'udienza "da medioevo"

"Siamo ancora a “Processo per stupro” quarantaquattro anni dopo? La difesa dei violentatori che chiama in causa la “mancata reazione durante il rapporto orale”, per dimostrare che quello stupro fosse in realtà un rapporto consenziente. Sembra di riascoltare le incredibili parole che pronunciò l’avvocato del violentatore, secondo il quale sarebbe bastato “un morsetto” della ragazza per far cessare l’aggressione". Sono le parole di Ilaria Boiano, avvocata dell’associazione “Differenza donna” che difende e sostiene le vittime di violenza. In aula a Tempio Pausania,, sostiene: "ancora una volta invece di indagare sull’imputato si punta a colpevolizzare la vittima". 

Su Repubblica spiega: "La strategia è chiara: constatare se c’è stata resistenza da parte della vittima. Se la donna non riesce a dimostrare di aver reagito, queste le tesi dei difensori degli stupratori, vuol dire che c’era consenso e dunque non si tratta di violenza. Ma noi sappiamo benissimo che in queste situazioni le donne si paralizzano, non gridano, non si muovono, perché la paura è quella di essere ammazzate. Può mai essere considerato consenso quello di una ragazza che subisce un atto sessuale con violenza e non morde o non resiste, semplicemente perché sa che potrebbe anche essere ammazzata?".

Francesca Barra sempre in prima linea

“Non si inveisce contro un fiore appassito, ma contro il rude inverno che lo ha ucciso. Non chi è sbranato, ma chi sbrana merita biasimo”.
Lo scriveva Shakespeare nel 1594 nel poema :” Lo stupro di Lucrezia”.
E invece siamo ancora qui, con lo stesso atteggiamento. Solo che queste domande non le leggiamo nei commenti di un odiatore, ma le ascoltiamo in un’aula di tribunale nel 2023. Siamo davvero sicuri che non esista un altro modo più civile e dignitoso per appurare la verità ?
Scopriamo attraverso questo interrogatorio da Medioevo che esiste un elenco di comportamenti che una vittima di stupro dovrebbe mantenere per evitare di non essere creduta. Ricordiamocelo quando saremo vulnerabili, ricattate, impaurite, paralizzate . Ricordiamo che potremo subire questo interrogatorio per ciò che non abbiamo o abbiamo fatto noi. Sempre noi. Non i video, il gruppo che è più forte del singolo, no: tu. Tu (noi) che non hai usato i denti !
“ Di fronte a certe domande mi viene da vomitare” . Commenta la ragazza che ha denunciato di essere stata stuprata da un gruppo di ragazzi : Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria, Francesco Corsiglia, a processo da più di un anno. Un anno in cui avevamo largamente sopportato ingerenze anche famigliari, accuse sui tempi e suo modi di reagire della ragazza.
E dunque che sia questo processo o quelli che purtroppo dovremo ancora sopportare: siete davvero sicuri che in queste domande non ci sia un abuso?
Questo interrogatorio (mi ricorda molto il monologo di Franca Rame in cui riportava le domande :” Ma lei ha goduto!”) farebbe venire la nausea a chiunque. Indagano la “mancata reazione anche durante il rapporto orale”, ma come indagano?
Le domande poste vogliono dimostrare che lo stupro in realtà sia stato un rapporto consenziente.
Domande che rischiano una vittimizzazione secondaria, ma che per il legale di uno degli imputati non avviene perché “Non è accertato che sia davvero una vittima”.
“Perché non era lubrificata”? “Come ha fatto a toglierle gli slip? “Perché non ha usato i denti?”

Come si farà a convincere un’altra donna a fidarsi e a denunciare?
Vi sentite al sicuro?"

La reazione della ragazza

La stessa presunta vittima ha reagito così alle domande "Se fossi riuscita a divincolarmi non avrei vissuto questa cosa, ca...". "Sono esausta e mi viene da vomitare dallo schifo".

L'avvocata che ha posto le domande

Si chiama Antonella Cuccureddu e difende Francesco Corsiglia con Gennaro Velle.

Dopo le polemiche ha riferito: "Non riuscirete ad intimidirmi, io vi ringrazio per quello che avete scritto, ma continuerò a fare il mio lavoro nell'unico modo in cui lo so fare". "Faccio domande per annotare contestazioni su dichiarazioni che non tornano. Non si può obbligare una donna a un rapporto orale e non le specifico come possa difendersi a meno che non abbia una pistola puntata alla tempia". Il Corriere della Sera riporta anche altre posizioni della legale. "Discutiamo di una violenza sessuale e non c’è niente di intimo in una violenza sessuale". "La vittimizzazione parte dal presupposto che ci sia una vittima e il processo si fa per accertare se c’è una vittima". "Ho posto domande già poste da altri e sulle quali ho fatto poi delle contestazioni. E lei ha risposto con una serie impressionante di “non ricordo”".

Alla memoria la famosa arringa di Tina Lagostena Bassi a difesa di tutte le donne, 1979

"Presidente, Giudici, credo che innanzitutto io debba spiegare una cosa: perché noi donne siamo presenti a questo processo. Per donne intendo prima di tutto Fiorella, poi le compagne presenti in aula, ed io, che sono qui prima di tutto come donna e poi come avvocato. Che significa questa nostra presenza? Ecco, noi chiediamo giustizia. Non vi chiediamo una condanna severa, pesante, esemplare, non c'interessa la condanna. Noi vogliamo che in questa aula ci sia resa giustizia, ed è una cosa diversa. […] Vi assicuro, questo è l'ennesimo processo che io faccio, ed è come al solito la solita difesa che io sento: vi diranno gli imputati, svolgeranno quella difesa che a grandi linee già abbiamo capito. Io mi auguro di avere la forza di sentirli, non sempre ce l'ho, lo confesso, la forza di sentirli, e di non dovermi vergognare, come donna e come avvocato, per la toga che tutti insieme portiamo. Perché la difesa è sacra, ed inviolabile, è vero. Ma nessuno di noi avvocati—e qui parlo come avvocato—si sognerebbe d'impostare una difesa per rapina come s'imposta un processo per violenza carnale. Nessuno degli avvocati direbbe nel caso di quattro rapinatori che con la violenza entrano in una gioielleria e portano via le gioie, i beni patrimoniali da difendere, ebbene nessun avvocato si sognerebbe di cominciare la difesa, che comincia attraverso i primi suggerimenti dati agli imputati, di dire ai rapinatori «Vabbè, dite che però il gioielliere ha un passato poco chiaro, dite che il gioielliere in fondo ha ricettato, ha commesso reati di ricettazione, dite che il gioielliere è un usuraio, che specula, che guadagna, che evade le tasse!»Ecco, nessuno si sognerebbe di fare una difesa di questo genere, infangando la parte lesa soltanto. […] Ed allora io mi chiedo, perché se invece che quattro oggetti d'oro, l'oggetto del reato è una donna in carne ed ossa, perché ci si permette di fare un processo alla ragazza? E questa è una prassi costante: il processo alla donna. La vera imputata è la donna. E scusatemi la franchezza, se si fa così, è solidarietà maschilista, perché solo se la donna viene trasformata in un'imputata, solo così si ottiene che non si facciano denunce per violenza carnale. Io non voglio parlare di Fiorella, secondo me è umiliare venire qui a dire «non è una puttana». Una donna ha il diritto di essere quello che vuole, senza bisogno di difensori. Io non sono il difensore della donna Fiorella. Io sono l'accusatore di un certo modo di fare processi per violenza."

 

15/12/2023