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Non basta il legame di sangue per formare una famiglia

di Caterina Steri

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Ormai le vittime delle stragi familiari non si contano più.

Paradossalmente, il sistema che dovrebbe desiderare più di tutti il bene di coloro che lo formano si rivela origine di drammi. Se ci pensate, forse non esiste situazione più assurda.

Drammi che la maggior parte delle volte vengono preannunciati nei modi più disparati, con modalità, ahimè, che vengono ritenute normali da tanta, troppa gente. Per questo motivo non solo non vengono denunciate, ma spesso si fa di tutto per poterle nascondere perché è meglio preservare certe apparenze di buon costume che non ribellarsi ad esse. Ci si vergogna pure di chiedere un aiuto.

Quelli che dovrebbero esser riconosciuti come soprusi vengono considerati normali perché sono gli unici metodi relazionali che si conoscono e le alternative non vengono contemplate. Mi capita di ricevere in studio delle persone che mi raccontano di prevaricazioni subite tra le mura domestiche ma che non riconoscono come tali, nonostante il dolore che causano. La violenza non è riconosciuta se non quando viene agita fisicamente. Quella psicologica (ricatti emotivi, minacce, insulti) non viene affatto identificata.

Ancora, c’è chi decide di opporsi alle catene familiari ma non trova appoggio alcuno, ma solo persone che per paura di rompere gli equilibri si muovono in modo tale da lasciare invariata l’omeostasi del sistema.

Trovo inoltre assurdo che diano più da parlare le coppie che convivono, sia etero che omosessuali,  piuttosto che i soprusi che vengono subiti da mariti, mogli e genitori.

Si parla di “famiglie normali” perché apparentemente rispondono alle norme sociali e di “non famiglie” quelle non sancite di fronte ad un altare o in una sala comunale. Ma da quello che stiamo vedendo, spesso sono quelle famiglie apparentemente normali che nascondono mostruose vicende, quei sistemi in cui in ogni modo si vuole difendere l’apparenza della bella vita. Formate da persone che, solo perché sposate e perché hanno un legame di sangue, pensano che gli altri siano una loro proprietà da gestire come meglio credono. Nei casi di questi giorni parliamo di uomini che piuttosto che prendersi le proprie responsabilità preferiscono la tragedia, che prima o poi verrà scoperta.

Avere un legame di sangue o una fede nuziale non equivale ad essere famiglia. Finchè non passerà questo concetto molti daranno per scontato il sistema familiare. Finchè non si comprenderà che il sangue non basta, tanto meno contratti religiosi o civili che siano, ma che prima di tutto servono l'amore, il rispetto e la libertà le vere famiglie saranno molte meno di quello che si vuole credere.

23/06/2014