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Bufera sull’olio di oliva della Cooperazione Italiana: pioggia di denaro sul Pakistan

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Non c’è pace fra gli ulivi: la goccia che ha fatto traboccare l’orcio è quella dell’olio pakistano che l’Italia, attraverso la Cooperazione Italiana allo Sviluppo, protegge con ingenti investimenti. L’accusa è della Lega della Terra, associazione per la tutela e la promozione dell’agricoltura nazionale. “L’Italia stanzierà 20 milioni di euro per il piano olivicolo del Pakistan” così una nota del 14 giugno. “Mentre le nostre tavole sono invase dall’olio tunisino, marocchino e spagnolo di pessima qualità, il Governo Italiano, invece di sostenere gli agricoltori italiani, finanzia altre nazioni. Il Pakistan grazie all’Italia investirà nella produzione di olio ben 37 milioni di euro, mentre l’Italia per la sua agricoltura arriverà a malapena a 32 milioni. Straniero è meglio: questa la frase che molto probabile si legge e si sente dentro il Ministero dell’Agricoltura. La Lega della Terra si chiede come sia possibile che il Governo Italiano non intervenga a sostegno dell’agricoltura nazionale, in particolare modo nel campo olivicolo. Xylella, mosca, olio estero in questi anni hanno rovinato sia il mercato che l’immagine dell’olio italiano. Per questo la Lega della Terra propone: blocco dell’olio estero, tracciamento reale del Made in Italy e sostegno economico agli agricoltori italiani”.

Perché l’Italia aiuta il Pakistan auspicando miracoli nel settore oleario?

Una risposta è nel bollettino della Cooperazione Italiana dello scorso aprile, dove si spiega come in Pakistan la Cooperazione abbia inteso “promuovere a livello tecnico la coltivazione dell’olivo”, sostenendo la “produzione e la commercializzazione locale d’olio d’oliva” per “favorire lo sviluppo economico e migliorare la salute alimentare della popolazione”. Creazione di vivai, installazione di impianti oleari per la trasformazione delle olive, formazione tecnica degli agricoltori, costituzione, con la collaborazione di Ong locali, di associazioni di agricoltori: queste, le principali iniziative. Il bollettino, quindi, ricorda il progetto Promozione della Produzione e della Commercializzazione dell’Olio d’Oliva, finanziato dalla Cooperazione e coordinato dall’Istituto Agronomico per l’Oltremare di Firenze, organo tecnico-scientifico della Farnesina, in collaborazione con il Pakistan Oilseed Development Board, ramo del Ministry of National Food Security & Research.

A fronte di ingenti investimenti, quanto la cultura del consumo di olio d’oliva è diffusa nel paese? Nonostante nel suo bollettino la Cooperazione ricordi come il prodotto “anche se nuovo alla grande maggioranza dei consumatori in Asia meridionale, è già molto apprezzato sia come alimento, sia per uso cosmetico”, in Pakistan il comparto dell’olio d’oliva stenta, in realtà, a decollare, con i consumatori che gli prediligono, come testimoniato dai dati sull’import, olio di soia o di palma, più vicini ai gusti dei pakistani.

Di 2 milioni e 400 mila euro è, invece, il finanziamento della Farnesina per il programma AFNEPAK per l’assistenza tecnica nel settore olivicolo (e anche dei pistacchi) a favore di Afghanistan, Nepal e Pakistan, iniziativa programmata su base regionale come continuazione di precedenti progetti in campo olivicolo in Afghanistan (Technical assistance to target Afghan Ministries), Nepal (Promotion of Olive Production and Consumption in Nepal) e Pakistan (Promotion of the Production and Marketing of Olive Oil). 2 milioni e 400 mila euro per “rafforzare lo sviluppo del settore agricolo, in particolare la coltivazione e produzione di olio di oliva nei tre paesi” nonché per “migliorare le condizioni di vita delle popolazioni rurali e favorire un dialogo fra i paesi”.

Come si giustifica un tale sforzo finanziario per un futuro all’insegna dello sviluppo agricolo, che Islamabad considera sofferente e bisognoso di aiuti, quando il Pakistan ha con l’Italia un solido rapporto nel settore degli armamenti in virtù, in particolare, del Memorandum sottoscritto nel 2012 a Roma dal Governo Monti con il governo pakistano? È, infatti, il Pakistan, come testimoniato dalla Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, riferita all’anno 2015 presentata dal governo italiano in Parlamento lo scorso aprile, a fare la parte del leone come importatore di armamenti italiani. 

Al di là delle aspettative più rosee, quanto, dal punto di vista commerciale potrebbe essere valido il sostegno italiano all’ovicoltura pakistana? Nonostante l’ufficialità, i dubbi, infatti, ci sono. È quanto abbiamo scoperto in una circolare dell’Ice – l’ex Istituto per il Commercio Estero – del 19 marzo 2015 con l’invito a Calabria, Campania, Puglia e Sicilia a partecipare allo Speciality Food Festival di Dubai in programma, quell’autunno, negli Emirati Arabi Uniti. Nella circolare l’Ice comunica di aver “opzionato un’area espositiva” suddivisa in “stand modulari” destinati alle ditte campane, siciliane, calabresi e pugliesi, annunciando anche “show cooking giornalieri” realizzati da “chef italiani, di ristoranti italiani locali, con l’impiego di una selezione di prodotti messi a disposizione dalle ditte partecipanti” purché secondo gusti e tradizioni locali in salsa islamica. 

“Si segnala” specifica, infatti, la circolare, ricordando accanto al divieto di carne di maiale e alcoolici “che oltre il 60% della popolazione locale proviene dal Sud-Est asiatico (India, Pakistan, Bangladesh, Filippine e Sri Lanka); pertanto, determinati prodotti lontani dalle abitudini alimentari locali (olio d’oliva, caffé, formaggi) o già diffusi (riso) hanno limitato mercato nella GDO”. Non così “bevande e acque minerali, prodotti da forno, pasta, dolciumi e cioccolate, sughi e condimenti pronti”.

Una rivoluzione all’olio d’oliva, quella della Cooperazione Italiana, per una rivoluzione dei gusti, che, finanziamento italiano dopo finanziamento italiano, potrebbe non riuscire, sullo sfondo il florido commercio di armamenti fra Italia e Pakistan, l’unico che non conosce crisi. 

 

Immagine di copertina 

Pakistan, giovane pianta d’ulivo © Istituto Agronomico per l’Oltremare

 

Abbiamo parlato di:

Cooperazione Italiana allo Sviluppo Website

Lega della Terra Website Facebook

Promozione della Produzione e della Commercializzazione dell’Olio d’Oliva – Pakistan Website

Istituto Agronomico per l’Oltremare Website Facebook LinkedIn

Pakistan Oilseed Development Board Website

Ministry of National Food Security & Research Website Facebook

AFNEPAK Website    

Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica del Pakistan Documentazione

Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, riferita all’anno 2015 Documentazione

Ice Website