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Tour nelle spiagge e polemiche, Legambiente sfida Jovanotti: “Facciamo una cosa insieme. Coinvolgiamo anche Geldof”

Lorenzo ha scritto: “Il mondo dell’ambientalismo è più inquinato dello scarico della fogna di Nuova Delhi. Sul Jova Beach Party dette una miriade di cazzate”. In questa intervista la risposta e la proposta del presidente nazionale di Legambiente

Tour nelle spiagge e polemiche Legambiente sfida Jovanotti Facciamo una cosa insieme Coinvolgiamo anche Geldof

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Il mondo dell’ambientalismo è più inquinato dello scarico della fogna di Nuova Delhi. Sul Jova Beach Party sono state dette una miriade di cazzate”, tuona senza infingimenti Jovanotti in un post su Facebook , attraverso cui esterna l'amarezza per le polemiche seguite al suo tour lungo le spiagge d’Italia. Una esternazione impegnativa, di fuoco, di una durezza assoluta. E la reazione sull’altro fronte? Inevitabile chiedere un commento ai rappresentanti delle associazioni ambientaliste. Noi l’abbiamo fatto contattando una delle figure più qualificate del panorama verde italiano, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, raggiunto via smartphone mentre aspettava di saltare su un aereo.

Presidente, a giudicare dalle parole usate da Jovanotti lo avete davvero fatto arrabbiare.

“Siamo rimasti molto colpiti e dispiaciuti dalle parole di Lorenzo Cherubini, artista molto apprezzato (anche da me personalmente). E’ stata una uscita dai toni completamente fuori luogo, con cui ha raccontato l’ambientalismo italiano come non è. Non ci sono competizioni scorrette tra associazioni, non ci sono inimicizie, né gelosie o sterili ricerche di visibilità. Né ci sono problemi col WWF, coinvolto nel Jova Beach Party, col quale lavoriamo da decenni. Con loro e con Greenpeace abbiamo fatto la lotta contro il ritorno del nucleare, contro le trivellazioni petrolifere , le centrali a carbone e affinché il governo adotti un piano sulla energia e il clima, diverso da quello adottato in precedenza. C’è insomma una collaborazione continua, anche se ognuno fa poi le sue scelte peculiari”.

E le famose polemiche a cui si riferisce l’artista?

“C’è stato un problema con alcune sigle locali, con dei comitati cittadini. Certo, poi ci sono anche ambientalisti che utilizzano le polemiche per farsi pubblicità, ma noi non siamo tra questi, perché non abbiamo bisogno di polemizzare né con Jovanotti, né col WWF, per comparire sui giornali. Fortunatamente le attività della nostra associazione sono sempre molto raccontate  e popolari”.

Ma c’era qualcosa che effettivamente non andava nel portare questo spettacolo in giro per gli arenili italiani?

“Le spiagge ovviamente sono luoghi particolari, e una cosa è fare il concerto in una zona molto urbanizzata, un’altra farlo in un’area protetta. Noi non abbiamo però criticato il Jova Beach Party in generale, perché la musica è uno strumento potente anche per far passare messaggi ambientali. Abbiamo fatto rilievi puntuali solo su tre tappe: quella di Lido degli estensi in Emilia Romagna (in provincia di Ferrara), quella di Policoro in Basilicata e quella di Roccella Jonica in Calabria. Abbiamo sollevato rilievi puntuali segnalando le criticità e chiedendo di spostare la localizzazione del concerto, come era stato fatto – per esempio – a Ladispoli, in provincia di Roma. Da qui a poter dire certe cose su tutto l’ambientalismo italiano e su Legambiente in particolare, tuttavia, ce ne passa. Purtroppo siamo stati citati in maniera inopportuna”.

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E’ stato sollevato il sospetto che foste contrari al Jova Beach Party.

“Non è vero che eravamo contrari al Jova Beach Party. Basti pensare che io, in questi mesi, ho rifiutato numerose interviste con i media nazionali proprio per non alimentare polemiche. Le prime interviste le ho fatte solo dopo il post di Jovanotti, di qualche giorno fa, allorché ha tirato in ballo Legambiente. A quel punto non potevo far a meno di rispondere” .

Si possono fare concerti a impatto zero con 40mila partecipanti? Un numero elevato di persone finisce col lasciare tracce in qualsiasi luogo e, come lei accennava, ci sono aree particolarmente delicate dove si rischia davvero di creare dei danni.

“Da alcune zone sarebbe bene stare distanti. Se si muovono decine di migliaia di persone chiaramente queste producono mucchi di rifiuti, spostandosi danno luogo a inquinamento. Tuttavia si possono fare eventi musicali riducendo di molto i rischi ambientali. E’ significativa da questo punto di vista la nostra esperienza”.

Quale?

“Dal 1989, da prima della caduta del muro di Berlino, noi organizziamo, Festambiente a Grossetto, nel Parco della Maremma. Un evento che coinvolge migliaia di persone. In certi casi siamo arrivati anche ad averne 100mila. Nella nostra festa però non c’è plastica usa e getta, si utilizza l’acqua dell’acquedotto, si fa la raccolta differenziata, si usano navette per la mobilità collettiva, si mangia biologico, si usa energia elettrica da fonti rinnovabili e si compensano le emissioni di gas serra con attività di piantumazione.

Tale modello l’abbiamo sperimentato e messo in campo per 31 edizioni di fila e, in quella scorsa, il giorno di Ferragosto, è stato firmato un protocollo tra Legambiente, Festambiente, il Concertone del 1 maggio a San Giovanni a Roma,  la Notte della taranta a Melpignano,  Umbia jazz e lo Sponz Fest di Vinicio Capossela a Calitri in provincia di Avellino, per fare in modo che in questi eventi si adottino le stesse pratiche della nostra festa nazionale.

Quindi sì: si può fare. Si possono ridurre gli impatti ambientali. E’ importante che per i tour e i festival dove suonano e cantano più artisti, ma anche per i tour di singole rock star, si adottino iniziative simili. Dieci, trenta, cinquanta o centomila persone determinano conseguenze importanti, per cui è fondamentale che anche per i concerti si adottino pratiche per contenere l’impatto sull’ambiente”.

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Lorenzo ha parlato anche di diffusione di immagini ad effetto, false , taroccate, decontestualizzate, di una drammatizzazione ad arte del Jova Beach Party. Molte associazioni ambientaliste probabilmente – ha detto - stavano cercando visibilità (e su questo lei ha già risposto) ma ha aggiunto che forse ha prevalso anche un po’ di gelosia verso il WWF. Vi sentite colpiti?

“Quando Lorenzo Cherubini ha parlato di foto false, di citazione di specie arboree che non esistono in Italia, non faceva certo riferimento a noi, perché noi siamo una associazione seria. Come dicevo, per quanto ci riguarda, abbiamo fatto tre rilievi puntuali e circostanziati. Conosciamo molto bene il mondo ambientalista, e sappiamo che in una parte dell’ambientalismo e del comitatismo italiani può esserci qualcuno che alimenta polemiche, a volte strumentali, a volte pretestuose. Di conseguenza non ci stupisce quello che ha ascritto Jovanotti, perché ciò è parte dei problemi dell’ambientalismo del nostro Paese. Si tratta tuttavia di un aspetto con cui  ci scontriamo spesso anche noi, non solo lui”.

Ci vorrebbe un bell’evento di riconciliazione pro ambiente tra Jovanotti e le vostre associazioni, non trova? Sarebbe una bella cosa.

“Noi facciamo una proposta esplicita a Lorenzo Cherubini che spero lui accetti. Abbiamo sempre pensato che la musica e gli artisti siano importanti testimonial per l’affermazione dei messaggi ambientali. La musica ha permesso nella storia degli ultimi decenni di far passare nell’immaginario collettivo temi che magari non erano tanto conosciuti. Il Live Aid, organizzato da Bob Geldof nel 1985, fece conoscere al mondo il dramma della fame in Africa. Alla fine degli anni ’80, inizi 90, alcuni artisti come  Peter Gabriel, Bruce Springsteen, Simple Minds e Tracy Chapman raccontarono di un leader nero chiamato Nelson Mandela, allora conosciuto da pochissimi, chiuso in carcere da decenni per la libertà del suo popolo, innescando un’attività di sensibilizzazione che portò poi alla sua liberazione. Nel 2005, a 20 anni dal Live Aid, Bob Geldof ha organizzato il Live 8, in occasione del G8 in Scozia per l’azzeramento del debito dei paesi poveri. Quindi noi facciamo una proposta: Lorenzo potrebbe aiutarci,  con altri artisti italiani, ad arrivare al 40ennale del Live Aid, intorno al 2025, mettendo in campo un grande percorso di attività di sensibilizzazione”.

Per arrivare dove?

“Per arrivare poi al grande evento che, secondo noi, riguarderà due temi fondamentali: la lotta ai cambiamenti climatici e la lotta alla plastica e ai rifiuti negli oceani  e nei mari. Due problemi ambientali globali che coinvolgono tutto il pianeta terra. Si può organizzare questo iter  di avvicinamento a quel momento azzerando gli impatti di tutti gli eventi musicali del nostro Paese, dei festival piuttosto che dei tour dei singoli artisti. Si può inoltre coinvolgere Bob Geldof per fare in modo che anche il quarantennale del Live Aid lanci il messaggio della sostenibilità, non solo con le denunce dei due problemi ambientali epocali citati, ma anche incentivando  l’ordinaria attività che gli artisti possono mettere in campo per ridurre l’impatto ambientale dei loro eventi e far decollare un messaggio universale in difesa del nostro ambiente. Speriamo che Lorenzo Cherubini accetti questa nostra idea e faccia sua la proposta”.

06/09/2019