Rifiuti radioattivi: è arrivata l’ora di metterli al sicuro, pensando, in particolare, alle future generazioni. Un percorso a tappe che vede Sogin protagonista. Sogin è infatti la società di Stato cui è stato affidato lo smantellamento degli impianti nucleari italiani e la gestione dei rifiuti radioattivi, nonché la localizzazione, realizzazione e gestione del Parco Tecnologico e del Deposito Nazionale.
Il Deposito Nazionale, “infrastruttura ambientale di superficie” dove saranno messi in “totale sicurezza tutti i rifiuti radioattivi”, sarà realizzato insieme ad un Parco Tecnologico, vero e proprio centro di ricerca con focus su decommissioning, gestione dei rifiuti radioattivi e sostenibilità ambientale.
Qual è la provenienza dei rifiuti radioattivi? Sono i rifiuti risultato delle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari, nonché quelli provenienti dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.
Quanti metri cubi potrà ospitare il Deposito Nazionale? Le previsioni parlano della sistemazione definitiva di circa 75.000 m³ di rifiuti di bassa e media attività e dello stoccaggio temporaneo di 15.000 m³ di rifiuti ad alta attività. Di questi quasi 90.000 m³ il 60% deriverà dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari e il 40% dalle attività industriali, ricerca e medicina nucleare.
L’obiettivo è la protezione dall’esposizione alle radiazioni e dal “potenziale rilascio dei radionuclidi nella biosfera” attraverso isolamento con tecnologie ad hoc “in funzione del tempo” in cui i radionuclidi, presenti nel rifiuto radioattivo, “restano pericolosi”. Un obiettivo perseguibile grazie alla predisposizione di più barriere. Operazioni che Fabio Chiaravalli, direttore del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, ha illustrato lo scorso 12 dicembre durante il seminario internazionale Il decommissioning nucleare: un’opportunità di sviluppo a livello globale organizzato da Sogin con il patrocinio della presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea.
Come funzionerà, in dettaglio? Prima barriera: i rifiuti radioattivi, condizionati con matrice cementizia in contenitori metallici, verranno trasferiti al Deposito Nazionale. Seconda barriera: i manufatti verranno inseriti e cementati in moduli di calcestruzzo speciale progettati per resistere fino a trecentocinquant’anni. Terza barriera: i moduli verranno inseriti in celle di cemento armato capaci di resistere, anche queste, trecentocinquant’anni. Quarta barriera: una volta riempite, le celle verranno sigillate e ricoperte con più strati di materiale per prevenire le infiltrazioni d’acqua.
Una volta coperto il deposito, ha spiegato Chiaravalli, la tenuta delle celle nel tempo e l’isolamento completo dei rifiuti dalla biosfera verrà assicurato da controlli periodici, per evitare eventuali infiltrazioni d’acqua, mediante un sistema di linee di drenaggio al di sotto di ciascuna cella. “In attesa della disponibilità di un deposito geologico” così ancora Chiaravalli “i rifiuti ad alta attività” ossia il “combustibile irraggiato e i vetri derivanti dal riprocessamento” verranno temporaneamente “trasportati e stoccati in contenitori speciali detti cask”.
Nel frattempo Sogin, con l’obiettivo di “informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della gestione dei rifiuti radioattivi, nonché sul progetto di realizzazione di un Deposito Nazionale”, ha lanciato la campagna Scriviamo insieme un futuro più sicuro diffusa sul web attraverso il portale futurosicuro.info, nonché attraverso spot, banner, annunci su Google, YouTube e siti Internet.
Dove sorgerà il Deposito Nazionale? Quali i criteri per l’identificazione del sito? Un processo con un iter ben preciso. I criteri sono stati emanati il 4 giugno scorso dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) con la Guida Tecnica n. 29 o Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività. I criteri sono stati suddivisi in due categorie: criteri di esclusione per l’esclusione delle aree del territorio nazionale con caratteristiche tali da non garantire requisiti di sicurezza e criteri di approfondimento per la valutazione delle aree individuate a seguito dell’applicazione dei criteri di esclusione.
Dove, per i criteri di esclusione, non potrà sorgere il Deposito Nazionale? Nelle aree vulcaniche attive o quiescenti (il riferimento è a Etna, Stromboli, Colli Albani, Campi Flegrei, Ischia, Vesuvio, Lipari, Vulcano, Panarea, Pantelleria, Isola Ferdinandea), in quelle contrassegnate da sismicità elevata, interessate da fenomemi di fagliazione, caratterizzate da rischio o pericolosità geomorfologica o idraulica, contraddistinte dalla presenza di depositi alluvionali di età olocenica, ubicate sopra i settecento metri sul livello del mare, caratterizzate da pendenza media maggiore del dieci per cento.
Nelle aree in prossimità della costa, in quelle interessate da processo morfogenetico carsico o con presenza di sprofondamenti catastrofici improvvisi (sinkholes). Nelle aree, quindi, con presenza di sorgenti e opere di presa di acquedotti, nelle aree naturali protette, in quelle a distanza non adeguata dai centri abitati o di distanza inferiore a un chilometro da autostrade e strade extraurbane principali e linee ferroviarie fondamentali e complementari.
Nelle aree, infine, caratterizzate dalla presenza nota di risorse del sottosuolo o di attività industriali a rischio di incidente rilevante, dighe e sbarramenti idraulici artificiali, aeroporti o poligoni di tiro militari operativi.
Il 2 gennaio Sogin ha consegnato a Ispra, applicando i criteri di localizzazione stabiliti dalla Guida Tecnica n. 29 e indicati dalla Safety Guide 29 dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, la proposta di Carta delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) ad ospitare il Deposito Nazionale e il Parco Tecnologico.
Il 13 marzo Ispra ha a sua volta trasmesso al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, nonché al Ministero dello Sviluppo Economico, una relazione sul documento consegnato da Sogin il 2 gennaio. Sia il documento Sogin che la relazione Ispra sono al momento riservati. Dopo il via libera ministeriale, il documento potrà essere pubblicato e la relazione Ispra resa contestualmente pubblica.
Dopo la pubblicazione del documento Sogin e del Progetto Preliminare si aprirà una “fase di consultazione pubblica e di condivisione” che “culminerà in un Seminario Nazionale, dove saranno invitati a partecipare tutti i soggetti coinvolti ed interessati”.
Abbiamo parlato di:
Ispra WebsiteTwitterFacebookGoogle+Pinterest YouTube
Ispra Guida Tecnica n. 29
Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica Website Twitter Facebook Flickr YouTube
Campagna Sogin Scriviamo insieme un futuro più sicuro Website
Campagna Sogin Scriviamo insieme un futuro più sicuro Video 1
Campagna Sogin Scriviamo insieme un futuro più sicuro Video 2
Campagna Sogin Scriviamo insieme un futuro più sicuro Video 3
Campagna Sogin Scriviamo insieme un futuro più sicuro Video 4
Campagna Sogin Scriviamo insieme un futuro più sicuro Video 5
Atti seminario internazionale Il decomissioning nucleare: un’opportunità di sviluppo a livello globale
Patrick O’ Sullivan Nuclear decommissioning: an opportunity for global and sustainable development
Stefano La PortaAspetti di regolamentazione e controllo del decommissioning
Emanuele Fontani Il decommissioning nucleare: l’esperienza italiana
Iris Graffunder The German Experience
Anton Masár Decommissioning in Slovakia
Gérard Laurent First generation decommissioning programme
Marnix Braeckeveldt The Belgium experience: main achievements and future challenges
Fabio Chiaravalli Il progetto nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi
Gérald Ouzonian Andra Radioactive Waste Disposal Sites
Martin Walkingshaw LLW Repository Ltd – Delivering the UK’s Strategy for Low Level Waste Management