logo tiscali tv

La dipendente affettiva con le vesti della crocerossina

di Caterina Steri

Leggi più veloce

Quante donne si legano a dei compagni problematici con la convinzione di poterli salvare? Quante sono ossessionate dall’idea di mettere in salvo il partner ad ogni costo e soprattutto a costo della propria felicità? Ecco sono di nuovo tornata a parlare di un argomento a me caro, quello delle dipendenze affettive e delle codipendenze. Le donne che ne soffrono rappresentano in toto la sindrome della crocerossina: di una donna profondamente altruista e sempre pronta ad aiutare gli altri. Quello che la frega però è che per dar sfogo alle sue peculiarità ha sempre e necessariamente bisogno di qualcuno da curare, accudire e a cui immolarsi. Qualcuno con problemi psicologici (con il vizio di bere, assumere stupefacenti o di giocare d’azzardo, ad esempio).

La crocerossina trascura se stessa perché tutte le sue energie sono impegnate nei confronti altrui. E quando l’'ammalato' sta meglio o addirittura guarisce, allora scoppia il dramma. Il pericolo è che la crocerossina non sappia più verso cui investire il suo tempo e le sue risorse. Peggio che mai, potrebbe venire abbandonata nonostante tutta la sua premura. Allora la crocerossina, pensando di non aver fatto abbastanza per essere amata e apprezzata, impiega le sue forze dieci volte di più per accudire l’altro ed evitare di essere abbandonata, oppure è costretta a rivolgere tutte le sue attenzioni ad un altro 'paziente'. In un modo o nell’altro, la relazione si conclude perché la donna in questione non può assolutamente permettersi di perdere il suo ruolo.

La crocerossina solitamente trova le sue origini in situazioni familiari svantaggiate (un genitore morto o sempre malato, ad esempio), in cui si è trovata costretta ad assumere le responsabilità degli adulti di casa. D’altra parte potrebbe essere anche colei che è vissuta con la mancanza di affetto da parte dei genitori che hanno avuto delle attese troppo alte nei suoi confronti e la sua svalorizzazione era l’anello caratterizzante della relazione . Per questo motivo la crocerossina ha una scarsa autostima e un estremo bisogno di avere sempre il consenso dell’altro. Vuole inoltre avere un partner che assomigli ad un uomo del suo modello familiare (spesso problematico), così da avere la possibilità di salvare almeno il nuovo arrivato, dato che non è riuscita a farlo con quello del nucleo di origine.

L’estremo investimento di energie e tempo e il proprio trascurarsi, non è altro che necessità di riempire il vuoto che è stato lasciato a queste donne durante l’età infantile e/o adolescenziale da figure familiari inadeguate che richiedevano, in un modo o nell’altro di essere accudite, anziché accudire.

Peccato che le strategie della crocerossina non portino altro che all’esaurimento, fisico e mentale, alla frustrazione e alla decadenza totale dell’autostima.

Questo tipo di dipendenza (meglio codipendenza), può svilupparsi anche negli uomini che si accompagnano sempre a delle compagne problematiche per cercare in loro le manchevolezze e i difetti della propria madre e tentare di correggerli così da demonizzare le sofferenze di quand’erano bambini.

Ma come detto più volte, la presa di coscienza di non riuscire a tenere delle relazioni sane, la volontà di uscirne e la richiesta di aiuto a persone esperte può portare alla guarigione, seppure sia un cammino estremamente duro.

Come scrive Robin Norwood, una delle principali esperte sulle dipendenze affettive “Nessuno può amarci abbastanza da renderci felici se non amiamo davvero noi stesse, perchè quando nel nostro vuoto andiamo cercando l'amore, possiamo trovare solo altro vuoto.”

27/03/2012