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Doppiette impazzite in Toscana: cacciatori uccidono un capriolo vicino ad una scuola

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“Il Movimento delle Donne in Nero è un movimento nonviolento, che nasce a Gerusalemme per manifestare contro l’occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gaza” ci aveva detto Serena Ruffilli, presidente della LIDA Firenze, poco prima del flashmob fiorentino, la sera del 1° febbraio, attorno la Fontana del Porcellino, in realtà statua bronzea di un cinghiale, per protestare contro la legge Remaschi per l’abbattimento per tre anni e tutto l’anno,  ufficialmente per il bene dell’agricoltura, di cinghiali, daini, caprioli, cervi. “Le donne sono il simbolo del disarmo e del rifiuto della violenza, essendo esse stesse vittime di discriminazione e violenza. Le donne hanno da sempre portato il lutto per la morte in guerra dei loro compagni e dei loro figli. Come le Donne in Nero, non vogliamo che le armi facciano altre vittime e che altre madri, anche di altre specie, perdano i loro figli. Non vogliamo che altri figli, anche di altre specie, rimangano orfani. Per questo ci mobiliteremo”.

Nonostante il flashmob, veglia funebre con donne vestite di nero e con ceri e lumini in mano, l’appello di ambientalisti e animalisti, il 3 febbraio il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato la legge, con i contrari al provvedimento che hanno già annunciato battaglia.

Brutti tempi, per gli animali, in Toscana, dove non ci si fa scrupolo d’improvvisare battute di caccia fin dentro le scuole. Il 29 gennaio, poco dopo mezzogiorno, un “rilevante gruppo di cacciatori” con “giubbotti arancioni, cani latranti, fucili sguainati”, racconta il professor Marco Panti, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Antonino Caponnetto di Bagno a Ripoli, in provincia di Firenze, ha circondato la Scuola Primaria G. Marconi di Grassina, inseguendo “al fine di ucciderli alcuni non meglio identificati animali selvatici”.

Alunni e insegnanti sono rimasti molto scossi. Soprattutto i bambini che poi hanno visto un piccolo capriolo ferito che è andato a rifugiarsi morente sotto un cespuglio nel giardino pubblico antistante la scuola, fra essa e il parcheggio”, così, ancora, il Professore, che non ha mancato, in quanto “responsabile della scuola, della sicurezza dei presenti, ecologista convinto e amante della natura e degli animali”, di condannare l’episodio. Una condanna senz’appello: “Esprimo la mia più totale disapprovazione rispetto a quanto avvenuto e mi appello alle Autorità del territorio affinchè questi atti sconsiderati non abbiano più in futuro a coinvolgere le nostre scuole, i cui alunni hanno il diritto di essere educati a valori del tutto diversi da quelli della morte, della caccia, delle offese al Creato e alla Natura”.

La sera del 29 gennaio il professor Panti ha scritto alla Polizia Provinciale, raccontando l’accaduto e chiedendo, per poter informare alunni e loro genitori, notizie sul tipo di ferite riportate dall’animale, se si sarebbe salvato, di quali cure avrebbe eventualmente avuto bisogno, dove sarebbe stato portato qualora fosse sopravvissuto. Laconica la risposta, arrivata il giorno dopo, con l’annuncio della morte del capriolo, che aveva riportato “gravi ed estese ferite a livello perianale” e deceduto alla clinica veterinaria, dov’era stato trasferito per le prime cure.

Ma c’erano ancora alcuni perché, “problemi irrisolti”, li chiamerà il professor Panti, che il 31 gennaio si rivolgerà alla Polizia Municipale del Comune di Bagno a Ripoli: “Non capisco dalla nota della Polizia Provinciale se il cucciolo di capriolo morto di fronte alla Scuola Marconi è morto per colpi di arma da fuoco o morsi dei cani da caccia della battuta. A prescindere dal tipo di morte del capriolo resta il fatto che l’uccisione dell’animale è stata ad opera dei cacciatori all’opera in quella mattina attorno alla scuola e ciò è avvenuto nelle immediate vicinanze di un edificio, e anzi di una scuola pubblica con centinaia di bambini all’interno. I cani addestrati a uccidere cinghiali e aizzati contro chiunque in movimento, compreso un piccolo capriolo, dato che sono entrati ripetutamente dentro il cortile della Scuola Marconi, non potevano azzannare oltre che un capriolo anche un normale essere umano, e ancora di più un bambino, alto quanto e addirittura meno di un cinghiale? Stante che la morte del cucciolo di capriolo è stata ad opera dei cacciatori non è vietato cacciare cuccioli di tale animale selvatico in questo periodo? Siccome indubitabilmente spari e uccisioni di cuccioli di animali selvatici patrimonio dello Stato, per colpi di arma da fuoco o morsi di cani, sono avvenuti in pieno giorno nelle immediate vicinanze di case ed una scuola con lezioni all’interno, chiedo se non reputate necessario individuare ed eventualmente perseguire gli autori di tali fatti, qualora non conformi alle leggi vigenti”.

Il 1° febbraio, il professor Panti si è rivolto alla LIDA Firenze, illustrando alla sua presidentessa quanto accaduto. Ed era stata proprio Serena Ruffilli, la scorsa primavera, a soccorrere un capriolo, poi deceduto, denunciando le voragini nel sistema dei soccorsi, una storia raccontata da Tiscali.

Ricevuta la lettera, la presidentessa LIDA ha quindi scritto a Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana: “Può leggere coi Suoi occhi cosa sta avvenendo nella nostra bella regione, nella periferia fiorentina, e quanto oltre si spingano i signori cacciatori. Ecco cosa avviene continuando a sostenere la lobby della caccia e liberalizzandone le attività. Lei ha il dovere di fermare tutto questo, La prego vivamente domani in Consiglio Regionale di arrestare la PDL Remaschi e di iniziare ad adoperarsi affinché certi eventi non possano mai più manifestarsi. Non possiamo continuare a rischiare la vita di persone, tantomeno quella di bambini. Se a nessuno importa della vita di queste povere creature, braccate senza sosta, terrorizzate, ferite e costrette a spingersi in luoghi dove possano trovare la salvezza, pensi quantomeno all’incolumità delle persone. Sono certa che questo episodio La porterà a riflettere attentamente su quello che implicherebbe appoggiare l’approvazione della legge Remaschi”.

Il 3 febbraio il Consiglio Regionale della Toscana ha detto sì alla legge Remaschi. Le doppiette spareranno per tre anni e tutto l’anno, in quella ch’era la civilissima Toscana, dove i cacciatori sparano e uccidono vicino le scuole, dove i bambini vivono felici, pensando di essere al sicuro.

 

Abbiamo parlato di:

Movimento delle Donne in Nero Website

LIDA Firenze Website Facebook

Consiglio Regionale della Toscana Website Twitter Facebook

Istituto Comprensivo Antonino Caponnetto Website

Storia di un capriolo ferito Articolo Tiscali

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