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Fertility Day: il silenzio del ministro Lorenzin su inquinamento ambientale e disturbi della procreazione

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Il Fertility Day, la giornata sulla fertilità istituita il 28 luglio da Palazzo Chigi e che doveva essere il fiore all’occhiello del ministero di Beatrice Lorenzin, quello della Salute, rischia – l’ultima gaffe quella sugli “opuscoli razzisti” – di naufragare in un nuovo mare di polemiche. Una campagna dai tanti slogan ma che ha taciuto sull’impatto dell’inquinamento ambientale sulla fertilità e i disturbi della procreazione. Un particolare che non è sfuggito all’Associazione dei Medici per l’Ambiente – ISDE Italia che ha scritto una lettera aperta al ministro. 

Tutto bello, nel Fertility Day: “la possibilità di guarire dalla sterilità, il ruolo della Medicina Pubblica, la possibilità di preservare la fertilità anche in caso di malattie tumorali e del ruolo dell’età nella possibilità di concepire”. Tutto qua? “Ci sembra però di notare” così, la lettera “che sia del tutto carente una sessione sulle cause dell’infertilità, problema che affligge ormai il 15% delle coppie e, più in generale, sull’eziopatogenesi dei disturbi della sfera riproduttiva, oggi seriamente compromessa, anche per abortività spontanea, prematurità, nati sotto peso, esiti infausti della gravidanza, malformazioni, endometriosi etc”. E qua la lettera s’addentra, ricordando al ministro che esiste sull’argomento una “corposa letteratura scientifica”, nella correlazione fra “tali problematiche” ed “esposizioni di origine ambientale”. La lettera ricorda, ad esempio, che l’esposizione a pesticidi, in particolare di tipo professionale, può “alterare gravemente la funzione gonadica maschile” con “peggioramento della qualità del seme per riduzione della densità, motilità, numero degli spermatozoi, aumento delle anomalie al DNA e alterazioni della loro morfologia” ma anche per “inibizione della spermatogenesi per riduzione del volume e peso di testicoli, epididimo, vescicole seminali e prostata”. 

Per le donne la piaga si chiama, invece, endometriosi, malattia che colpisce l’endometrio, la parete interna dell’utero. Una “patologia complessa” spiega la lettera “diventata ormai una vera piaga sociale e causa di sterilità femminile” e anche in questo caso i fattori ambientali rappresentano un importante fattore di rischio: “Studi caso-controllo” spiega il documento “hanno dimostrato che per le donne con più elevati livelli nel sangue di β-esaclorocicloesano (HCH), mirex, clordano, fungicidi, esaclorobenzene il rischio di endometriosi è nettamente più alto”. E ancora: “Più in generale ricordiamo che tutte le sostanze che agiscono come interferenti endocrini (ed ormai presenti nei nostri ambienti di vita) quali ftalati, ritardanti di fiamma, parabeni, bisfenolo A, diossine, PCB etc. sono tutte in grado di alterare i complessi equilibri ormonali alla base delle funzioni riproduttive ed è stato valutato che i soli costi economici per danni alla salute riproduttiva femminile da interferenti endocrini ammontino ogni anno ad 1 miliardo e ½ di euro”. La lettera quindi ricorda, citando il Veneto sotto la lente d’ingrandimento dell’Istituto Superiore di Sanità, i “gravissimi casi di inquinamento” da perfluoroctani (PFOA e PFAS) con impatto sulle funzioni ormonali. 

Un impatto devastante è anche quello della “cattiva qualità dell’aria” che oltre a causare “problemi ischemici, circolatori, respiratori, tumorali e danni al cervello” ha “anche deleteri effetti sulla salute riproduttiva”. Un esempio è quello della “meta-analisi del 2012” che “ha valutato che per ogni incremento di 10 µg/m3 di PM2.5 vi era un aumento del 15% del rischio di nascite pretermine ed un aumento del 9% del rischio di basso peso alla nascita, con costi assistenziali e sociali assolutamente non trascurabili”. Per non parlare degli aborti spontanei correlati all’inquinamento atmosferico. La lettera ricorda uno studio, condotto nel Sud Italia, che è riuscito a dimostrare un “incremento di abortività spontanea del 19,7% e del 33,6% per ogni incremento di 10 µg/m3 rispettivamente di PM10 e di ozono, anche se tali concentrazioni rientravano nei limiti di legge”.

Quali le conclusioni? Che “infertilità e disordini della vita riproduttiva” sono “fra le funzioni più fragili, delicate ed importanti della salute umana, anche per le ripercussioni che comportano sugli aspetti più intimi della persona quali quelli della vita relazionale, della vita affettiva e della sessualità” ma “anche fra quelle che maggiormente risentono degli effetti negativi dell’inquinamento”.

Infertilità, disturbi della procreazione e ruolo dell’inquinamento ambientale: perché il Ministero della Salute, in vista del Fertility Day, ha taciuto?

 

Abbiamo parlato di:

Fertility Day Website Twitter Facebook

Presidenza del Consiglio dei Ministri Direttiva 28.07.2016 Documento

Ministero della Salute Website Twitter

Fertility Day, polemiche per il nuovo opuscolo: contenuti “razzisti” Articolo Tiscali

Associazione dei Medici per l’Ambiente – ISDE Italia Website Twitter Facebook Google+