“Occuparmi di narcisismo patologico e di dipendenze affettive non è stata una mia scelta. Se avessi potuto scegliere, avrei preferito non imbattermi negli abissi del mal d’amore e della manipolazione narcisistica. Ma sin dall’inizio della mia professione di psicoterapeuta ho visto con chiarezza che molte persone, pur cercando aiuto per sintomi come ansia, depressione, attacchi di panico o disturbi sessuali, fossero in realtà prigioniere di relazioni affettive distruttive”. Comincia così “I narcisisti perversi e le unioni impossibili – Come sopravvivere alla dipendenza affettiva e ritrovare se stessi”, un libro davvero prezioso scritto da Enrico Maria Secci, psicologo e psicoterapeuta già autore di “Amori Supernova” e “Il narcisismo in amore e la sindrome di Eco”, oltre che nostro apprezzato collaboratore. E coglie subito nel segno: perché quello degli amori tossici, degli incontri con un narcisista perverso capaci di stravolgerci la vita e soprattutto la percezioni che abbiamo di noi stessi, fino a perderci in uno schema tristemente ripetitivo di sofferenza e punizioni, di autoflagellazione e di idealizzazione dell’altro, è una vera emergenza sociale.
Ma, e qui sta la straordinarietà di questo manuale di rinascita, il dottor Secci anziché focalizzarsi, come molti suoi colleghi, sulle ragioni più recondite e antiche che hanno innescato la dipendenza affettiva da soggetti patologici, anziché indagare traumi infantili e dolori del passato, si concentra sul presente dove il narcisista patologico continua a fare danni e a manipolare perché, sia chiaro, il trauma relazionale in età adulta è assai frequente e può colpire chiunque, indipendentemente dal proprio passato.
Cosa succede se si cade nella sua ragnatela
Ma come si fa a capire di essere caduti nella ragnatela di un narcisista perverso? Quali sono i segnali? E cosa succede al nostro cervello e alla nostra autostima? Molte persone tendono a confondere le pene d’amore o i turbamenti amorosi con la sofferenza grave di una dipendenza affettiva da un narcisista patologico. Ma gli effetti in questo caso sono realmente devastanti: insonnia, ossessione, appetito alterato, pensieri intrusivi, isolamento, vergogna, rabbia, e soprattutto, la dolorosa consapevolezza di non essere più la stessa persona di prima. “Un aspetto cruciale della sofferenza causata da una relazione con un narcisista riguarda il crollo delle convinzioni fondamentali su sé stessi e sul mondo”, scrive il dottor Secci. Quello che accade è un vero e proprio capovolgimento degli schemi di pensiero che in genere aiutano ognuno di noi a costruire un senso di fiducia e stabilità. Perciò frasi come “Se mi comporto bene con gli altri, riceverò lo stesso in cambio” oppure “se amo in modo sincero, sarò almeno rispettato” vengano sopraffatte e sostituite nella mente della vittima di un narcisista da convinzioni errate e pericolose come: “Se non mi ama è colpa mia”, “Forse sono io che sbaglio”, “Se mi maltratta significa che me lo merito”. In pratica, una distruzione sistematica dell’autostima e della fiducia in sé, negli altri e nel mondo.
I cambiamenti nel cervello della vittima
Intanto anche nel cervello della vittima avvengono significativi cambiamenti: si riduce il volume dell’ippocampo, si modifica il funzionamento della corteccia prefrontale, si alterano i livelli di cortisolo e si riducono i valori dell’ossitocina.
Come riconoscere un narcisista perverso
Ma chi sono i narcisisti perversi? “Chiami e non risponde. Non richiama o richiama quando vuole. … Dimostra insensibilità, gelo e sincero disappunto alla minima richiesta si impegnarsi nel rapporto. È capace di slanci travolgenti ma giusto il tempo di fare l’amore. Poi, di nuovo, comunicazioni incostanti e silenzi. …E se sei così audace da andare avanti, se anziché interrompere il rapporto, ti inoltri nella storia arriva tutto il resto: la svalutazione, l’aggressività, la costante sensazione di precarietà, la gelosia patologica, la disperazione dell’inseguimento e della derisione”. Il narcisista perverso in genere è un uomo vuoto, mediocre e ossessionato dal bisogno di piacere agli altri. “oggi è un amante premuroso e galante e domani un latitante; a ratti è un poeta, a tratti un villano che si compiace dell’inseguimento sentimentale che scatena”.
Perché non serve smascherarlo
E a nulla vale cercare di smascherarlo, chiedere chiarimenti o tenere aperta la comunicazione perché la dipendenza affettiva è la conseguenza di schemi comunicativi disfunzionali che si ripetono. Ovviamente non tutti i narcisisti sono patologici e il manuale del dottor Secci offre un preciso identikit del narcisista e una cronistoria del disturbo narcisistico fin da quando fu individuato nel 1980 nel DSM3 (il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali). E soprattutto regala un prezioso questionario di 30 domande che può aiutare a capire immediatamente se si ha a che fare con un narcisista perverso o per capire se si sta vivendo una dipendenza affettiva. E non solo.
No alla vendetta né alla riconquista
Dopo aver messo in guardia dal cercare vendette o riconquiste, segni entrambi che si è ancora vittime della dipendenza affettiva e dopo aver esplorato da vicino le azioni manipolatorie che il narcisista mette in atto per tenere legata a sé la sua vittima, offre un affresco delle sei fasi della psicoterapia breve che aiutano a uscire da una dipendenza affettiva, premettendo che, come nella cura delle tossicodipendenze occorre che il paziente rinunci attivamente alla sostanza, così nella dipendenza affettiva è necessario che la vittima abbia la volontà chiara di affrancarsi realmente e radicalmente dal manipolatore. Altrimenti “il suo percorso di cambiamento non può che arrestarsi e gradualmente regredire verso un sintomo, talvolta ancora più strutturato e grave del precedente”. Ovviamente arrivare a questa consapevolezza non è semplice ed ecco che il manuale offre una serie di stratagemmi terapeutici sperimentati in 25 anni di psicoterapia, come la consegna del silenzio, il diario della dipendenza e immaginare il peggio possibile. Si tratta di esercizi mentali che ogni lettore può compiere in questo profondissimo viaggio verso l’autonomia emotiva e la guarigione. Con una consapevolezza chiara: "Il vero amore è quello che non compromette l'amore per se stessi".