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Ictus cerebrale: perché accade, come si può prevenire, quali sono le terapie per la riabilitazione?

Contro il rischio ictus è fondamentale prevenire i rischi, riconoscere i sintomi, agire correttamente in caso di emergenza. L'importanza dello stile di vita

Ictus cerebrale perché accade come si può prevenire quali sono le terapie per la riabilitazione
di Stefania Elena Carnemolla

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Dopo l’infarto, l’ictus è tra le principali cause di morte nel mondo, seguono broncopneumopatia cronica ostruttiva, infezioni delle basse vie respiratorie, condizioni neonatali, tumore della trachea, bronchi, polmoni, Alzheimer e altre forme di demenza, sindromi diarroiche, diabete mellito, nefropatia. Secondo le ultime stime della  Organizzazione Mondiale della Sanità nel solo 2019 17,9 milioni di persone sono morte a causa di malattie cardiovascolari, di cui l’85% per ictus o infarto. In Italia l’ictus è tra le principali cause di morte, nonché di invalidità mentre con l’avvento della pandemia da Covid-19 pazienti con forme cliniche severe sono andati incontro a diverse complicanze neurologiche, fra cui l’ictus cerebrale.

ICTUS AL FEMMINILE

A rischio ictus cerebrale sono, più che gli uomini, le donne. Le statistiche internazionali classificano, infatti, l’ictus cerebrale come la terza causa di morte fra le donne e la quinta fra gli uomini. Nell’ambito della medicina di genere, infatti, si parla sempre più di specificità della patologia cerebrovascolare femminile. Nelle donne, spiega, ad esempio, la Italian Stroke Organization, l’ictus cerebrale è dovuto più frequentemente ad un “coinvolgimento dei vasi della circolazione cerebrale anteriore” mentre negli uomini sarebbe più interessato il distretto cerebrale posteriore. Le donne, inoltre, benché più informate e più “ricettive” rispetto alle “campagne educazionali” e nonostante seguano uno stile di vita più “sano e consapevole”, in genere riferiscono “più tardivamente” i sintomi di un “eventuale episodio cerebrovascolare”, ricorrendo di conseguenza, e sempre tardivamente, all’assistenza medica. Nelle donne, inoltre, la prognosi è “sfavorevole” in caso di età avanzata e condizione socio-demografica.

TEMPO PREZIOSO

In generale in caso di ictus cerebrale intervenire tempestivamente in molti casi può salvare la vita, evitando anche spiacevoli conseguenze. Le sue complicanze possono essere, infatti, gravi e diverse: paralisi di braccia, gambe, metà del corpo o emiparesi, viso o paresi facciale; difficoltà nella deambulazione; disturbi della sensibilità come il non riuscire a percepire la temperatura o vedere affievolire le capacità tattile; disturbi della vista; disturbi del linguaggio; disturbi della deglutizione o disartria; disturbi della percezione come non riconoscere ambienti e persone un tempo familiari; disturbi dell’udito; disturbi di comprensione; aprassia o difficoltà o incapacità nell’eseguire movimenti volontari; depressione, paura, aggressività, irritazione; stanchezza; disturbi della memoria; difficoltà a pianificare; demenza vascolare; attacchi epilettici; cadute.

RIABILITAZIONE

Le varie e potenziali conseguenze  di un ictus cerebrale fanno sì che il percorso di riabilitazione preveda, a seconda, il ricorso alla fisioterapia, ergoterapia, logopedia, neuropsicologia, terapie creative, consulenza dietetica, psicologia, psichiatria, psicoterapia, consulenza sociale.

Ai tradizionali percorsi di riabilitazione negli ultimi tempi si è aggiunta anche la robotica. In Italia, ad esempio, i ricercatori della Scuola Sant’Anna di Pisa hanno messo a punto due robot per il recupero motorio delle persone colpite da ictus cerebrale: NEUROExos e HANDExos. Il primo è un esoscheletro indossabile per la riabilitazione del gomito e della spalla, con ampio range di movimento e possibilità di eseguire la teleriabilitazione. Il secondo è, invece, un esoscheletro per la riabilitazione della mano di persone affette da paresi da ictus o altre patologie neurologiche. Il robot è costituito da due moduli indipendenti per la mobilizzazione di pollice e indice. I gusci, dal design poco ingombrante, sono stati progettati in questo modo per consentire ai pazienti la facilità di presa da quella di precisione a quella laterale.

PREVENZIONE

Contro l’ictus cerebrale fondamentale è la prevenzione da una corretta alimentazione allo stile di vita. I fattori di rischio di un ictus cerebrale possono essere, infatti, modificabili, su cui, cioè, si può intervenire, e non modificabili. Nel primo caso i più diffusi sono ipertensione arteriosa, diabete, fibrillazione atriale, sindrome dell’apnea del sonno, fumo, sovrappeso, iperlipidemie, alcool, sedentarietà, stress. Conoscere i fattori modificabili è importante per poter intervenire. Un classico esempio è quello della presenza di un tasso elevato di colesterolo cattivo e trigliceridi, che, depositandosi nei vasi sanguigni, favoriscono il processo arteriosclerotico. In questo caso aiuterà la giusta alimentazione, evitando, ad esempio, cibi ricchi di grassi saturi. Contro il rischio di ictus cerebrale il modello nutrizionale ideale è considerato quello della dieta mediterranea, con consumo di frutta, verdura, legumi, cereali, pesce, in particolare azzurro, frutta a guscio, olio extravergine di oliva. I nutrizionisti consigliano anche il consumo di latte e latticini parzialmente o totalmente scremati, formaggi freschi, da preferire a quelli stagionati; di ridurre il sale, sostituendolo, per condire con spezie, erbe aromatiche, qualche goccio di aceto, succo di limone; di evitare il consumo di dadi, insaccati, cibi in scatola, salse e sughi pronti, snack, salsa di soia, salse tipo ketchup e maionese. Protettivi contro il rischio di ictus cerebrali sono, invece, magnesio, potassio, vitamina C, D, nonché quelle del gruppo B.  

Fattori non modificabili sono, invece, età, genere, familiarità.

TIPOLOGIE DI ICTUS CEREBRALE

Cosa accade in caso di ictus cerebrale e cosa viene danneggiato? Per capirlo è, innanzitutto, importante conoscere la struttura dell’encefalo, che con il midollo spinale, costituisce il sistema nervoso centrale. L’encefalo, circondato dalle meningi e racchiuso nella scatola cranica, comprende il cervello, chiamato anche telencefalo e a sua volta suddiviso in due emisferi, il diencefalo, il cervelletto, il tronco encefalico. Una struttura, quella dell’encefalo, ch’è stata paragonata ad un centro di integrazione, elaborazione, controllo delle funzioni cognitive e di quelle motorie e dei sistemi sensoriali. In caso di ictus cerebrale, a seconda della zona colpita possono verificarsi, spiega la Fondazione Svizzera di Cardiologia, paralisi, disturbi visivi, della parola, delle percezioni, della memoria, nonché alterazioni della sfera sensoriale. L’ictus cerebrale si può manifestare con interruzione del flusso di sangue o con un suo travaso.

A seconda dei casi si parla, infatti, di ictus cerebrale ischemico, emorragia cerebrale, emorragia subaracnoidea. L’ictus cerebrale ischemico, che rappresenta l’80% degli ictus e chiamato anche infarto cerebrale ischemico, con il termine ischemia che indica irrorazione sanguigna insufficiente, può essere dovuto a una trombosi o a una embolia. La trombosi è causata da un coagulo di sangue, trombo, che ostacola il passaggio del sangue in una arteria cerebrale: “Questi coaguli” spiega la Fondazione Svizzera di Cardiologia “si formano soprattutto in vasi sanguigni il cui lume è ristretto dalla presenza di depositi arteriosclerotici. Le zone del cervello situate oltre l’occlusione del vaso sanguigno non sono più irrorate o lo sono solo in misura insufficiente. Questo processo può svolgersi in pochi minuti o in alcune ore”.

L’embolia è, invece, causata in molti casi da disturbi del ritmo cardiaco, come, ad esempio, la fibrillazione atriale, tipica nelle persone anziane e che si manifesta con tachicardia, palpitazioni, polso irregolare: “La fibrillazione atriale” spiega la Fondazione Svizzera di Cardiologia “ha per conseguenza che l’espulsione del sangue dall’atrio è difettosa. Il sangue rimasto può raggrumarsi e formare un coagulo che si stacca, migra col sangue nel cervello (embolia) e vi occlude un vaso sanguigno. Il coagulo di sangue può però avere origine anche assai più in alto, per esempio in un‘arteria del collo ristretta (stenosata) e staccarsi da lì”. 

L’emorragia cerebrale è, invece, causata dalla rottura di un vaso sanguigno con conseguente fuoriuscita di sangue nel cervello e conseguenti danni alla sostanza cerebrale. Origini dell’emorragia cerebrale, spiega la Fondazione Svizzera di Cardiologia, possono essere modifiche arteriosclerotiche dei vasi sanguigni, malattie del sangue, terapie con anticoagulanti, tumori, lesioni craniche. 

Nell’emorragia subaracnoide, spiega la Fondazione Svizzera di Cardiologia, se un vaso sanguigno che conduce al cervello si spezza, il sangue si travasa in uno spazio pieno di liquido cerebrospinale tra la meninge intermedia, aracnoide, e quella interna, pia madre. Le cause più frequenti della emorragia subaracnoidea sono le “dilatazioni a forma di sacco” della pareti arteriose, i cosiddetti aneurismi.

C’è anche quello chiamato attacco ischemico transitorio (TIA) o mini ictus, i cui sintomi sono gli stessi dell’ictus cerebrale, destinati a sparire in poco tempo. Un campanello d’allarme da non sottovalutare perché potrebbe essere il preludio a un ictus vero e proprio.  

SINTOMI 

I sintomi caratteristici dell’ictus cerebrale sono paralisi facciale, alle braccia. alle gambe, disturbi della parola, disturbi della vista come cecità improvvisa o visione doppia, anomalie del linguaggio, difficoltà a camminare, vertigini, forte mal di testa insolito e improvviso. In caso si presentino questi sintomi bisogna subito chiedere soccorso e non sottovalutarli, mentre una diagnosi tempestiva consente di capire se si è trattato di un ictus cerebrale ischemico o di una emorragia cerebrale.

Negli Stati Uniti, ad esempio, con l’acronimo FAST vengono indicano le azioni da intraprendere nel caso si sospetti che qualcuno sia stato colpito da ictus. FAST sta per F, face, A, arms, S, speech, T, time. Si tratta, in buona sostanza, di chiedere alla persona di sorridere, di verificare che non presenti anomalie nell’angolo della bocca o se la bocca per caso non sia storta. Alla persona va, quindi, chiesto di sollevare le braccia, verificando che non abbia difficoltà nel tenerle alzate o allo stesso livello; di ripetere una frase semplice, verificando che non pronunci parole senza senso e che non parli in maniera biascicata. T come tempo per ricordare che in caso di sintomi sospetti, è fondamentale un soccorso tempestivo e non perdere così la finestra temporale per intervenire, diagnosticare l’evento, per poi procedere ai trattamenti di ricanalizzazione del flusso sanguigno.  

DIAGNOSI 

Gli strumenti utilizzati nella diagnosi dell’ictus cerebrale, spiega la Fondazione Svizzera di Cardiologia, sono la tomografia computerizzata (TAC) o la risonanza magnetica (MRI) per la visualizzazione di sezioni del cervello e dei vasi sanguigni cerebrali; gli ultrasuoni o sonogafia Doppler per l’esame del flusso del sangue nei vasi sanguigni e nel cuore; l’angiografia con la rappresentazione in immagini dei vasi sanguigni cerebrali; l’elettrocardiogramma (ECG) per la registrazione dell’attività cardiaca; l’elettrocardiogramma di lunga durata per la registrazione del ritmo cardiaco per un “determinato lasso di tempo”; radiografia, ad esempio, del torace; esami di laboratorio come esami del sangue e quelli che indicano l’attività di reni e fegato.

TERAPIE

Agire tempestivamente in caso di ictus cerebrale è importante per avere il tempo di intervenire sui coaguli di sangue. La tecnica più promettente è ancora oggi la trombolisi per la disgregazione del trombo o dei trombi. La trombolisi può avvenire per via endovenosa con la somministrazione di una sostanza disgregante. Si utilizzano, tuttavia, anche altri sistemi: “Per disgregare rapidamente il coagulo di sangue” spiega la Fondazione Svizzera di Cardiologia “nella trombolisi il medicamento si può anche somministrare direttamente in immediata prossimità dello stesso, con un catetere, ed eventualmente aspirarlo (trombolisi endoarteriosa). Inoltre in caso di grandi ictus si usa sempre più spesso il cosiddetto stent-retriever, strumento che permette di asportare meccanicamente grossi coaguli di sangue”. Alla chirurgia si ricorre, invece, solo in caso di “grande emorragia” o di ictus cerebrale con “tumefazione cerebrale”, questo se associati a un “aumento della pressione intracranica”.

La terapia antitrombotica prevede la somministrazione di farmaci specifici come gli inibitori dell’aggregazione dei trombociti (le piastrine) chiamati anche antiaggreganti piastrinici; anticoagulanti o inibitori della coagulazione; preparati a base di eparina e derivati; antagonisti della vitamina K; anticoagulanti orali non dipendenti dalla vitamina K; anticoagulanti orali diretti. 

PROTEINE COME SEGNALI DI PERICOLO

Intanto la ricerca sull’ictus prosegue. Allo Istituto Mario Negri di Milano, dove esiste un Dipartimento di Neuroscienze, hanno, ad esempio, scoperto che dopo un ictus cerebrale i vasi del cervello presentano sulla superficie delle proteine paragonabili a segnali di pericolo. Il sistema immunitario, nel riconoscere questi segnali attraverso una molecola chiamata MBL, innesca, spiegano i ricercatori, “una risposta infiammatoria che contribuisce all’espansione del danno cerebrale”. “Attualmente” spiega Stefano Fumagalli del Dipartimento di Neuroscienze “stiamo studiando nel dettaglio le ripercussioni sui vasi sanguigni di questa reazione immunitaria e il loro impatto sulle conseguenze a lungo termine dell’ictus a livello motorio e cognitivo”.

I ricercatori del Mario Negri sono anche impegnati nella ricerca di biomarcatori, spie capaci di “predire il rischio di ictus”. “In particolare” spiega Maria Grazia De Simoni, anche lei del Dipartimento di Neuroscienze “ci stiamo dedicando alla validazione di un biomarcatore infiammatorio presente nel sangue, la ficolina-2, i cui alti valori potrebbero anticipare l’ictus in pazienti con aterosclerosi, il principale fattore di rischio per l’ictus ischemico”.

ABBIAMO PARLATO DI

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Italian Stroke Organization Website

Scuola Superiore Sant’Anna Website | Twitter | Facebook | Instagram | YouTube | LinkedIn

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Istituto Mario Negri Website | Twitter | Facebook | Instagram | YouTube | LinkedIn

MATERIALI UTILI 

Vivere dopo l’ictus cerebrale  Opuscolo

Alimentazione sana per cuore e vasi sanguigni Opuscolo

Terapie antitrombotiche Opuscolo

Piccola guida sul colesterolo Opuscolo 

Iperlipidemie Opuscolo

Prevenire l’ipertensione Opuscolo 

Fibrillazione atriale Opuscolo 

 

 

 

 

 

 

11/02/2022