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Il mistero della lampadina ad alghe di Gyula Bodonyi

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Gyula Bodonyi è un designer ungherese di Budapest che un paio d’anni fa è sfrecciato come una meteora nel mondo dei ritrovati eco-sostenibili, piombando sulla scena con AlgaeBulb, un mini-generatore di ossigeno sotto forma di lampadina, anzi, una vera e propria lampadina a lacrima con attacco a vite E27 per l’alimentazione elettrica. Una lampadina, tuttavia, un po’ speciale con una piccola pompa per l’aria, un set di Led, un serbatoio idrofobo per microalghe, un coperchio sotto forma di guscio in policarbonato traslucido matto, uno sfiatatoio.

Una lampadina con un principio molto semplice: immettere aria nel serbatoio con le microalghe, attivandone la fotosintesi con il conseguente rilascio di ossigeno nell’ambiente. 

Un ritrovato user-friendly concepito per l’abbattimento dell’inquinamento domestico e rendere, così, l’aria respirabile. Parola di designer. Nulla a che fare pertanto – contrariamente a quanto rimbalzato in rete su siti italiani e stranieri – con una lampadina illuminata dalle alghe e solo secondariamente produttrice di ossigeno. Ecco alcuni esempi di ciò ch’è possibile rinvenire sul web: “i microrganismi alimentano il bulbo”, “durante la fotosintesi le alghe emanano ossigeno che a sua volta alimenta il piccolo Led”, “le alghe alimentano il circuito Led d’illuminazione”, “la microalga consuma anidride carbonica producendo ossigeno e una piccola quantità di energia sufficiente ad accendere i Led”. Niente di più falso, ciò che fino ad oggi ha alimentato la leggenda della lampadina di Bodonyi con le alghe magiche tali da accendere la lampadina.

Quindi, le verità parziali: “l’elettricità esterna attiva la pompa che attiva i led” e “oltre a illuminare la stanza la lampada può contribuire a pulire l’aria dagli agenti inquinanti”. Primo caso: l’elettricità esterna attiva la pompa e separatamente il set di Led, parola di Bodonyi, rispondendo a chi gli chiedeva informazioni – chi alimenta la piccola pompa? – sul funzionamento della sua lampadina ad alghe: “Sia la pompa che la luce del Led sono alimentati dalla rete elettrica! Proprio come una lampadina media”. Secondo caso: la lampadina illumina indipendentemente dalla presenza di alghe nel serbatoio e che obiettivo dell’invenzione era la creazione di ossigeno per purificare l’aria

Chiede un secondo utente dopo aver letto la descrizione del ritrovato: “Quindi non genera energia dalle alghe – solamente O2? È corretto?”. “Sì, è corretto” così Bodonyi. “Il mio obiettivo era creare qualcosa che migliorasse la qualità dell’aria domestica”, specificando che la sua è fondamentalmente una “lampadina”, ecco perché “in cima ha un attacco E27”. “Grandioso”, così, un altro utente “lavorare in un ufficio ricco di ossigeno aumenterebbe la produttività”.

Come aveva descritto Gyula Bodonyi la lampadina di sua invenzione, dopo aver spiegato ch’era alimentata a corrente elettrica come una qualsiasi lampadina e che produceva ossigeno? Ecco: “AlgaeBulb è una specie di generatore di ossigeno che utilizza componenti naturali, nonché d’alta tecnologia. La parte superiore contiene una lampada Led e una piccola pompa per l’aria. Questa pompa comprime l’aria nel serbatoio con le alghe rivestito di materiale idrofobo, che mantiene il fluido contenuto nel serbatoio e consente il libero flusso dell’aria. Il coperchio del serbatoio è un guscio di policarbonato traslucido matto che conduce la luce del Led attraverso il corpo, illuminando sia le alghe che l’interno del loro contenitore”.

E quanto ai numeri: 25 litri di ossigeno con un 1 litro e mezzo di alghe!

L’idea di realizzare una lampadina o lampada ad alghe per la cattura di anidride carbonica e il rilascio d’ossigeno è venuta anche a Pierre Calleja, ingegnere francese, fondatore di Fermentalg, con il pallino delle alghe, attraverso la creazione di un tubo fluorescente contenente un liquido e microalghe che, nutrendosi di anidride carbonica, rilasciano ossigeno. L’idea, quella di una lampada da terra con microalghe capaci di “crescere” sia in ambienti luminosi che in condizioni di oscurità e adatta pertanto a parcheggi sotterranei, gallerie, strade, abitazioni.

Il sogno di catturare “energia” durante la fotosintesi delle alghe, trasformandola in “energia elettrica”, è quello di Mike Thompson, un architetto ed eco-designer affascinato dalla scoperta di alcuni ricercatori delle due università di Stanford e Yonsei e che dopo aver inserito trenta nano elettrodi d’oro nei cloropasti – gli organi per la fotosintesi – di cellule algali, sono riusciti a isolare, proprio durante la fotosintesi, una “piccola corrente elettrica”, facendo ben sperare per l’alimentazione di “piccoli dispositivi elettrici, rubando elettroni dalla fotosintesi delle alghe”. 

Ed è così che Thompson ha progettato Latro, ladro, in latino, una lampada ad alghe, con acqua, dove soffiare per immettere maggiore anidride carbonica e con un beccuccio laterale per l’aggiunta di acqua e il rilascio di ossigeno, il tutto da esporre al sole con l’eventuale energia rubata, è il caso di dirlo, destinata ad alimentare una batteria interna ricaricabile, sufficiente per l’illuminazione di una stanza per un’intera notte. “I proprietari di Latro” così Thompson “sono tenuti a trattare le alghe in maniera molto simile a un animale domestico”, curandole e alimentandole, “ricompensandole con la luce”. 

 

Per un approfondimento: 

AlgaeBulb Progetto

Fermentalg Website

Latro  Twitter  Progetto     

Gyula Bodonyi Linkedin

Pierre Calleja Linkedin