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L’olio di palma: cos’è, quali prodotti lo contengono e il dibattito in corso

Lolio di palma cosè quali prodotti lo contengono e il dibattito in corso
di Federica Facchini

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L'olio di palma fa parte degli olii vegetali saturi non idrogenati ricavati dalle palme da olio ed è presente come ingrediente in molti prodotti e alimenti che comunemente mangiamo, anche quotidianamente, come merendine, snack, biscotti e creme spalmabili che possono anche arrivare a contenerne il 20%.

L’utilizzo di questo tipo di olio si è diffuso sia a seguito della delibera dell’ FDA (Food and Drug Administration) nei confronti degli acidi grassi trans, presenti soprattutto nei grassi idrogenati, dannosi per la salute di arterie e cuore che ha portato l’industria alimentare a cercare delle alternative tra cui appunto l’olio di palma, sia per il bassissimo costo di questo tipo di materia prima.

La presenza di questo ingrediente, almeno fino al cambio delle regole europee per l’etichettatura, non è stata resa esplicita e compresa in diciture generiche come “grassi vegetali” o “oli vegetali”.

L’olio di palma è in questo periodo al centro di numerose polemiche che lo vedono protagonista e sotto accusa per questioni etiche, per l’impatto sull’ambiente e per quello che potrebbe avere sulla salute dell’uomo.

Il dibattito è molto acceso soprattutto su internet e più precisamente su change.org dove è stata lanciata la campagna “Stop all’invasione dell’olio di palma' promossa da  Il Fatto Alimentare insieme a  Great Italian Food Trade, petizione che ha raccolto più di 74 mila firme e ha ottenuto importanti risultati come la segnalazione della tematica in parlamento e l’impegno per l’eliminazione graduale dell’olio di palma dai prodotti a marchio da parte di alcune aziende come Coop, Ikea, Esselunga, Md discount e Ld.

Le critiche che vengono mosse all’olio di palma vertono sostanzialmente su due presupposti:

1) I danni che questo prodotto causa dal punto di vista ambientale. Per produrre l’olio di palma, nelle quantità che possano far fronte all’ampia domanda dell’industria, si fa ricorso a colture intensive e a pratiche molto poco etiche come la rapina delle terre o land grabbing (a cui spesso fanno seguito violazioni dei diritti umani) e la deforestazione di aree boschive, andando così a distruggere habitat naturali e a ridurre la biodiversità. Tutto questo in più avviene in zone già molto provate dalla miseria e dallo sfruttamento, come ad esempio il Sud-est asiatico.

Per far fronte a questo tipo di problematica nel 2004 è nata un’associazione no profit, la RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil) che riunisce i comparti coinvolti nell’industria dell’olio di palma: coltivatori, produttori, trasformatori,  rivenditori, banche, investitori e ONG dedicate alla salvaguardia dell’ambiente. L’ente si pone come obiettivo principale la promozione di una filiera dell’olio di palma che sia il più possibile sostenibile per l’ambiente, andando quindi a risolvere i problemi legati alla coltivazione di questo tipo di materia prima.

Non tutti però sono convinti del reale beneficio dell’associazione, anche alla luce del fatto che creare l’idea di un olio di palma sostenibile possa dare una spinta ulteriore al settore dal punto di vista economico. Tra questi c’è Greenpeace per cui la certificazione RSPO non risolve i problemi di sfruttamento delle aree coinvolte e che solleva molti dubbi sugli standard richiesti che non impediscono la distruzione delle foreste, il drenaggio delle torbiere e il diffondersi di incendi dolosi. 

2) La pericolosità per la salute dell’uomo. Su questo tema il dibattito è ancora più acceso, si susseguono infatti tesi e studi che dimostrano come questo ingrediente sia dannoso per il sistema cardiovascolare sia per la presenza dell’acido palmitico, uno dei componenti principali, sia per la sua larga diffusione all’interno di prodotti che vengono consumati frequentemente, con il rischio di assumerne giornalmente quantità superiori alle soglie massime raccomandate. 

Ci sono di contro altri studi in cui vengono date delle attenuanti ai possibili danni derivanti dal consumo di olio di palma, come nel caso di una recente ricerca svolta dall’Istituto Mario Negri di Milano pubblicata dall' American Journal Of Clinical Nutrition, secondo cui l'olio di palma risulta essere vantaggioso in sostituzione degli acidi grassi trans (in linea con quanto dichiarato dall'FDA) e secondo cui mancano ancora evidenze scientifiche sufficienti a ritenere che in assoluto questo prodotto sia dannoso, in virtù anche del fatto che i grassi non vengono mangiati da soli ma assunti insieme ad altri nutrienti che combinati insieme possono modificare gli effetti sull’organismo.

Opinioni dunque a volte discordanti e anche se non si è ancora arrivati ad un verdetto definitivo, c’è da chiedersi perché se l’olio di palma è senza alcun effetto, fino ad ora sia stato mascherato nelle etichette con diciture generiche e non esposto in chiaro come succede per altri prodotti come l’olio extravergine di oliva, la cui presenza rende il prodotto sempre preferibile e di maggior qualità, o il burro o ancora altri oli come quello di girasole.

Fortunatamente però dal 13 dicembre 2014 la trasparenza sulle etichette farà uscire allo scoperto l’olio di palma, rendendoci consumatori più consapevoli e dandoci la possibilità di decidere quali prodotti acquistare anche in base ai reali ingredienti presenti. 

 

22/12/2014