Gianluca Rosso è un architetto udinese, con studio a Basiliano, che nel 2013, grazie alla sua esperienza nella progettazione di case bioclimatiche zero energy, ha ideato il Borgo Solare Bioclimatico, con, le prime, punta di diamante del Progetto Zero Energy. Il suo interesse per architettura e urbanistica sostenibile risale agli anni veneziani, quando allo IUAV conosce Sergio Los – di cui frequenta il corso di Progettazione Architettonica –, fra i pionieri nel settore, in Italia, nonché progettista del primo edificio bioclimatico italiano. Di Los, suo relatore di tesi, diventerà quindi collaboratore dello studio.
L’idea di un borgo zero energy non è nuova. Nacque, su progetto dell’architetto Bill Dunster e dello studio Arup, con il BedZED, vicino Londra. Progetto rivelatosi non privo di difetti, nonostante il quartiere fosse stato costruito recuperando materiali di scarto e concepito per essere a zero emissioni. Un progetto, cioè, debole, sul piano urbanistico, “troppo astratto e forse con poco appeal: non c’entra nulla con il contesto”, così, l’architetto Rosso, che per il suo Borgo Solare Bioclimatico ha invece voluto considerare proprio questo aspetto: un borgo con un impianto urbanistico e architettura che si richiamassero a quelle del luogo, in poche parole: “basta con le astronavi che vengono parcheggiate nelle periferie delle città”. Non solo, un borgo concepito con “abitazioni raccolte attorno a uno spazio urbano comune” – accenno di “social housing” – utilizzando tecnologie, tecniche e materiali comuni e coinvolgendo nella realizzazione “imprese, ditte e artigiani locali”, per, trasferimento di know-how a parte, la permanenza sul territorio della “ricchezza prodotta dalla sua realizzazione”.
Altra sfida: costruire delle abitazioni zero energy di alti standard qualitativi – quindi di classe Gold – ma a un costo accessibile, con un risparmio energetico – circa 3000 euro l’anno – tale da consentire di ripagare più di due rate di mutuo l’anno. In quest’ottica, quello del Borgo Solare Bioclimatico è un “progetto sociale” perché “non riserva la qualità e il risparmio energetico solo a chi si può permettere grossi extra-costi”. “È un progetto” spiega l’architetto Rosso “che vuole dimostrare che se si vuole costruire zero energy in Italia, si può iniziare già da oggi infrangendo un tabù o, se vogliamo, quella che ormai è una credenza: fa risparmiare ma costa di più. In questo caso fa risparmiare ma costa uguale. È come se oggi le auto elettriche costassero come il pari modello a motore endotermico”.
Un progetto, questo l’altro obiettivo, con una impiantistica leggera. Un’impiantistica, la definisce l’architetto Rosso, “ridotta e razionale” tale da “spostare l’attenzione e lo sforzo progettuale all’involucro edilizio e al suo rapporto con il clima del luogo”. E un aneddoto: “Mi piace spesso ricordare come passo gran parte del mio tempo, mentre progetto un edificio, a cercare di togliere impianti: per questo non sono ben visto dai tanti installatori di impianti. Secondo me l’impianto deve integrare e servire un edificio, non correggere gli errori dei progettisti e supportare il loro ego”. Gli impianti comunque esistono: ogni abitazione è dotata di impianto di climatizzazione, produzione acqua calda sanitaria, fotovoltaico. Non c’è, invece, l’impianto del gas: tutti gli elettrodomestici funzionano, infatti, tutti a energia elettrica, una soluzione contro gli incidenti domestici, molti dovuti alle fughe di gas.
Il progetto soddisfa anche altri requisiti: elevato comfort ambientale interno, attenzione agli spazi esterni, utilizzo dei rampicanti a foglia caduca come schermature solari estive, illuminazione naturale, ventilazione naturale oltre che meccanica, ridotti costi di manutenzione, spazi pedonali, superfici drenanti, illuminazione a led, predisposizione per l’installazione di colonnine ricarica auto elettriche, assenza di spese di condominio (prevista solo la manutenzione spazi comuni ma nessuna utenza), flessibilità degli spazi interni, elevati standard acustici (anche se a contatto tutte le abitazioni sono strutturalmente separate), possibilità di realizzazione con materiali bio, dalle finiture all’intera costruzione, fondamenta escluse.
“Il progetto ancora non ha visto la luce” racconta l’architetto Rosso “perchè è capitato proprio al culmine della crisi che in questi due anni ha colpito l’edilizia e tutto il comparto. Il progetto doveva essere sostenibile anche da un punto di vista finanziario oltre che economico e prevedeva che vi fosse un'adesione da parte dei futuri acquirenti basata sul progetto e non sulla realizzazione. Un secondo motivo che sta ritardando la sua realizzazione è dovuto al fatto che l’edificio zero energy è un prodotto che ancora il grande pubblico non conosce e di cui ancora forse non si fida, anche se esistono diversi progetti proprio da me realizzati”.
Ciononostante qualcosa si muove. Se la normativa nazionale, che ha recepito la direttiva europea sugli edifici NZEB, gli edifici, cioè, a consumi quasi zero, ha fissato la data per l’entrata in vigore al 1° gennaio 2019 per gli edifici pubblici e al 1° gennaio 2021 per quelli privati, la Regione Lombardia ha anticipato l’obbligatorietà al 1° gennaio 2016 per tutti gli edifici, sia pubblici, cioè, che privati, con la Regione Emilia Romagna che ha anticipato l’obbligatorietà al 1° gennaio 2017 per gli edifici pubblici e al 1° gennaio 2019 per quelli privati. “Questo” commenta l’architetto Rosso “sta dando nuovo impulso al progetto del Borgo Zero Energy di Basiliano e i contatti che ho ricevuto in questo periodo sia da regioni limitrofe che dalla Lombardia fanno ben sperare”.
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