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Il lungo addio a Ornella Vanoni: la richiesta del jazz al suo funerale e il legame speciale con Paolo Fresu. La commovente lettera

“Mi svelò quel suo desiderio, mi disse cosa avrei dovuto suonare. Una cosa che mi colpì molto. Per anni ho avuto questo timore e scherzosamente le dissi: 'Se muoio prima io devi venire tu a cantare'"

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Ornella Vanoni nutriva un affetto particolare per il jazzista Paolo Fresu che l’aveva accompagnata nel 2024 in una performance indimenticabile del suo tour.  E proprio al celebre trombettista e compositore la grande cantante ha affidato il compito di suonare per l'ultimo saluto che ha coinvolto il capoluogo lombardo e l'Italia intera, con la camera ardente allestita al Piccolo Teatro Grassi.

"Le canzoni diventano ritornelli della vita. Sono come i lumini in chiesa, che continuano a muovere la fiammella anche quando non vi siamo", ha detto don Luigi Garbini durante l'omelia al funerale, un'omelia piena di episodi della sua vita e delle parole delle sue canzoni. "Ti benediciamo Signore perché ci hai dato Ornella" ha esordito. "La mia fede è troppo scossa ormai ma prego", uno dei versi citati per ricordare la sua fragilità, la sua sincerità che le ha fatto bucare tutti gli schermi". Appena finita l'omelia hanno risuonato le note de L'appuntamento, interpretata da Paolo Fresu con la sua tromba.

Era stata la stessa Ornella ad annunciare in televisione con la sua solita autoironia, qualche anno fa, l'intenzione di essere sepolta con un abito firmato Dior e di avere un funerale al ritmo di un dolce e malinconico jazz suonato da Fresu. Il musicista ha raccontato che a lui, Ornella, espresse questo desiderio qualche anno prima, e precisamente nel 2019. 

Il ricordo commosso

Fresu l’ha ricordata con commozione riferendosi a quanto fosse amata da tutti, anche dai più giovani. “Ornella Vanoni - ha detto tra l’altro in una intervista a Radiolina - è stata straordinaria soprattutto negli ultimi anni, ha compreso quanto fosse importante parlare a tutti, ai giovani. Il giorno della sua laurea Honoris causa, fuori c'erano centinaia di ragazzi che volevano salutarla”. 

Fresu ha continuato riandando con la mente al giorno particolare in cui Ornella gli telefonò -  Mi chiamò una mattina di sei anni fa. Ero a Bologna. Avevo accompagnato mio figlio a scuola. Mi svelò quel suo desiderio, mi disse cosa avrei dovuto suonare. Una cosa che mi colpì molto. Per anni ho avuto questo timore e scherzosamente le dissi: Se muoio prima io devi venire tu a cantare". 

La lettera di Fresu

Paolo Fresu ha voluto mettere per iscritto i suoi sentimenti più genuini verso la grande interprete di canzoni come L'appuntamento, Senza fine o la più recente Un sorriso dentro al pianto con grande sincerità e trasporto. "Scrivi qualcosa, domando a me stesso in questa vuota mattina di novembre. E sono qui a buttare pensieri sparsi in un foglio word pensando al nostro primo incontro al Tangram di Milano nei primi anni Novanta e a quante volte abbiamo riso, pianto, cantato e suonato in questi trent'anni. Quasi impossibile parlare di Ornella. Impossibile tratteggiare una vita ricca fatta di successi e di trionfi, di cadute, ascese e passioni. Scrivi qualcosa, ma cosa? Forse il modo migliore - prosegue il musicista sardo - è quello di trovare degli aggettivi. Degli screenshot contemporanei che siano capaci di tradurre l'immaginifico nell'immaginario collettivo del suo essere donna e artista che, sa sempre, appartiene a tutti noi. Ornella è l'emozione della vita. La sua e la nostra. Capace di mettere al centro del mondo la solitudine e la passione, l'amore per stessa e per il prossimo, il pathos e la poesia che salverà (forse) il mondo. Una donna sfuggente che abborriva l'ovvietà e il banale. Un'artista che ha frantumato il sottile equilibrio tra arte e vita e che ha fatto del palcoscenico la sua casa dove ospitare e dispensare i sentimenti umani”.

E ancora. "L'orologio annuncia che è l'ora di partire per Milano – continua Fresu - Salvo questi pochi pensieri e spengo il computer conscio di non essere riuscito a scrivere ciò che avrei voluto. Ad esempio che tremava come una foglia prima di salire sul palco che poi affrontava come una leonessa. Oppure delle telefonate settimanali con la sua voce inconfondibile che iniziavano sempre con “come va?” o quelle con mia madre o con mia moglie Sonia". 

Innamorata del jazz

Ornella Vanoni – come ricorda Rainews - conosceva e amava The Great American Songbook, ovvero quello straordinario repertorio scritto dai grandi autori americani (Gerhswin, Cole Porter, Rodgers & Hart) che è la base degli standard del jazz e per affinità artistiche si ispirava a Billie Holliday. Tanti i jazzisti che hanno suonato con lei durante la sua strepitosa carriera. Non c’è da stupirsi dunque che abbia chiesto a Paolo Fresu, ultima punta di diamante di una lunga e prestigiosa serie, di farle quest’ultimo regalo. 

Tra gli amici famosi di Ornella c'era ad esempio – si legge sempre su Rainews - anche Gerry Mulligan, il più grande solista di sax baritono della storia del jazz, il socio fondatore del leggendario quartetto senza pianoforte con Chet Baker che aveva una grande familiarità con l'Italia e che ha suonato con la Vanoni sull'album "Uomini" (un progetto raffinato dove suonavano anche Lucio Dalla e Toquinho) ma l'ha anche accompagnata più volte dal vivo, compresa un'apparizione alla Vela d'Oro, tanto per dimostrare cosa vuol dire essere veramente chic. 

Spesso lei aveva scherzato sulla sua dipartita. Del resto non era mai mancata ad Ornella quella vena di sana ironia, e sopratutto di autoironia, che ha contribuito a renderla unica. Di recente, da Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa, oltre a confessare il desiderio delle note di Fresu al suo funerale e dell'abito Dior da indossare, aveva aggiunto: “La bara deve costare poco perché devo essere bruciata. Poi buttatemi in mare, quello che vi pare… Mi piacerebbe Venezia, fate come volete”. Addio grande Ornella e grazie di quello che ci hai donato e lasciato.