logo tiscali tv

8 marzo, festa della donna? Un giorno non basta.

di Caterina Steri

Leggi più veloce

Forse vado controcorrente, ma a me i festeggiamenti per la festa della donna non sono mai piaciuti.

Negli ultimi anni ancora meno. Non perché non sia d’accordo sul principio e il significato, ma forse perché ho la sensazione che un giorno all’anno sia troppo poco. Non sarebbe meglio poter festeggiare di esser donne ogni giorno? Così come essere uomini, naturalmente. Invece durante il resto dell’anno tra le notizie più comuni si racconta di femminicidi, violenze, abusi, diritti mancati.

L‘origine della Festa della Donna ha una storia abbastanza complessa che non riguarda solo l’incendio nella fabbrica Triangle di New York in cui 146 lavoratori (per lo più donne immigrate) persero la vita. Riguarda anni di rivendicazioni di diritti e di manifestazioni per ottenerli. Tutto il mio rispetto alla commemorazione di chi ha dato energie e  la vita per difendere le proprie cause, nonostante un giorno solo non sia sufficiente, ahimè!

Pur con varie lotte, chiari segni di emancipazione, ancora troppe donne vengono maltrattate. A tante succede in casa propria, basta la cronaca di questi giorni per confermarlo. Quasi quotidianamente assistiamo a femminicidi causati da mariti, compagni, ex fidanzati, a volte figli. La maggior parte dei quali sono tragedie preannunciate. Altre subiscono silenziosamente violenze psicologiche senza farne denuncia, un po’ per paura un po’ perché non riconosciute ma considerate “normali”: questo è il modello da sempre conosciuto e non viene contemplata alcuna alternativa.

Dovrebbe essere ogni giorno la festa della Donna, così come quella degli uomini, della famiglia, dei bambini, degli innamorati, della natura, della pace. Per tener sempre presente il valore di ciò che siamo veramente, come persone, umani inseriti in un cosmo in cui tutti potremmo con-vivere serenamente senza mancarci di rispetto e farci la guerra.

Forse è troppo poco ricordarcene un solo giorno, ma ho voluto onorarlo con il pensiero, il mio lavoro, con il cercare di realizzare i miei obiettivi, con il rispetto verso me stessa e la pretesa che anche gli altri ne abbiano, coltivando non solo la professione, ma anche la mia vita privata. Per partire da qui e “trainarne” gli effetti per tutto il resto dell’anno. Qualcuno mi fa compagnia?

11/03/2014