C’è un gas made in Italy che si prospetta qualitativamente paragonabile, se non superiore, al metano che l’Italia acquista dalla Russia e dal Nord Africa, il che, considerati i tempi, è un gran vantaggio.
La tecnologia che ha consentito il miracolo si chiama Smart upgrading ed è stata sviluppata, frutto di cinque anni di laboratorio, dai ricercatori del Dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Una tecnologia con un principio molto semplice: ottenere il metano dal biogas dopo averlo lavato, con l’eliminazione, cioè, dell’anidride carbonica.
Il prototipo è stato sperimentato con risultati positivi nell’ex discarica di CEM Ambiente a Cavenago Brianza. “Grazie all’accordo di collaborazione con CEM Ambiente” così Maurizio Acciarri, professore associato di Fisica sperimentale e responsabile del progetto “è stato possibile verificare dal vivo l’efficacia di questa tecnologia su gas reale, ossia su una miscela di anidride carbonica, metano e altre sostanze che costituiscono normalmente il prodotto ottenuto dalla fermentazione batterica dei rifiuti umidi. Siamo riusciti a mettere a punto la tecnologia Smart upgrading grazie alla presenza nel Dipartimento di Scienza dei Materiali di competenze e conoscenze trasversali, da quelle chimiche a quelle fisiche fino a quelle ingegneristiche”.
Soddisfatta dei risultati anche la CEM Ambiente. “Ancora una volta” così l’amministratore unico Virginio Pedrazzi “la nostra società si dimostra attenta a cogliere e anticipare le politiche di sostenibilità, sperimentando nuove soluzioni innovative. In questo caso abbiamo accolto con favore e compartecipato economicamente alla proposta dell’Università di utilizzare il gas prodotto dai nostri rifiuti per produrre biometano, andando incontro anche a un indirizzo di legge che chiede espressamente di produrre questo gas, che ha già una rete e può essere utilizzato meglio e più del biogas”.
La tecnologia messa a punto dai ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca s’inserisce nella scia delle nuove tendenze di ricerca del settore. Separare il metano dall’anidride carbonica è ormai questa la parola d’ordine. Diversi i contributi scientifici pubblicati in riviste specializzate e di grande prestigio, segno dell’attenzione con cui si guarda alla cosa, in virtù di quel connubio felice, e in prospettiva, tra risparmio e rispetto per l’ambiente. Sul mercato europeo e non solo, avanza pertanto un nuovo protagonista.
Produrre metano dai rifiuti organici con la cattura dell’anidride carbonica non solo è a basso impatto ambientale, ma ha anche costi inferiori rispetto a altre modalità di produzione. Rispetto alle tecnologie tedesche e statunitensi, attualmente nel settore, la tecnologia italiana ha ad esempio il “vantaggio di lavorare con una sostanza di trasformazione biodegradabile e dal costo contenuto” e di “richiedere per il suo funzionamento una quantità di energia molto bassa” producendo, così, un “gas made in Italy” che, immesso in rete, potrebbe sin da ora garantire “gas, luce e riscaldamento a circa cinquemila abitazioni del territorio” per un “controvalore economico di circa 3,5 milioni di euro”.
Archiviata la fase sperimentale, si pensa già a un prototipo di impianto industriale. La scommessa è che negli anni a venire molti sforzi e investimenti si concentreranno in questa direzione
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CEM Ambiente Website
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